Disponibile su Youtube Roma bene, un film del 1971 diretto da Carlo Lizzani. Tratto dalla pièce Mani aperte sull’acqua di Luigi Bruno Di Belmonte, il film riprende alcuni dei temi che hanno reso celebre La dolce vita di Fellini, e ha per protagonisti Virna Lisi e Nino Manfredi. Prodotto da Nino Crisman, sceneggiato da Luciano Vincenzoni, Nicola Badalucco e Carlo Lizzani, con la fotografia di Giuseppe Ruzzolini e Alfonso Avincola, il montaggio di Franco Fraticelli, Sergio Fraticelli e Alessandro Gabriele, le scenografie di Flavio Mogherini e Francesco Pietropolli, i costumi di Adriana Berselli, Marina De Laurentiis e Rosalba Menichelli e le musiche di Luis Bacalov, Roma bene è interpretato da Nino Manfredi, Virni Lisi, Irene Papas, Umberto Orsini, Philippe Leroy, Gastone Moschin, Vittorio Caprioli, Franco Fabrizi, Senta Berger, Nora Ricci, Gigi Ballista, Enzo Cannavale. Il film venne distribuito nel circuito cinematografico italiano l’8 ottobre 1971 e risultò il 17° incasso della stagione 1971-72.
Trama
Un salotto aristocratico, alto-borghese e opulento di Roma Nord: una duchessa, il marito industriale e tanti altri personaggi dell’alta società capitolina, apparentemente rispettabili. In realtà è una sfilata di tipi squallidi: il barone caduto in disgrazia che ruba i gioielli, un arrampicatore sociale senza scrupoli, uomini che inscenano finti rapimenti e tentativi di estorsione, e persino una moglie che arriva a commissionare, assieme all’amante, un potente monsignore del Vaticano, l’uccisione del ricco marito armatore. Il destino di queste persone è tragico. Durante una crociera in alto mare, tutti gli occupanti dello yacht si tuffano per un bagno, senza che nessuno predisponga la scaletta per risalire a bordo.
“Un cocktail di fatti clamorosi, ma raccontati tutti in modo indiretto, frammischiati gli uni agli altri. Dire che mi sono rifatto a questo caso o quello scandalo non è giusto; posso dire che, diversamente dai miei precedenti lavori, non mi sono ispirato ad avvenimenti di cronaca determinati, ma, ripeto, ad un insieme di vicende elaborate dalla fantasia. Roma bene non è una commedia all’italiana, ormai divenuta una formula e un filone del nostro cinema. Vuole essere, e spero sarà, un film grottesco. Non ho cambiato il mio modo di raccontare, solo che avvicinandomi a questo ambiente – e sono stati mesi e mesi di ricerca e di lavoro – ho visto che dietro questa decadenza non c’è la tragedia, ma il grottesco”.
(Carlo Lizzani)
“Spietato e grottesco ritratto dell’ aristocrazia romana che si dimena tra ricchezze, corruzioni e frivolezze di ogni tipo. In un contesto del genere il regista Carlo Lizzani ci va giù duro strizzando un occhio a Pietro Germi (e a quel capolavoro che risponde al nome di Signore & signori) e un altro a Fellini (Il bidone), imbastendo tante piccole sotto-trame e condendo il tutto con un humour nero estremamente raffinato. I personaggi sono davvero tantissimi ed il cast è stellare e variegato: si va da uno strepitoso Nino Manfredi a Philippe Leroy, da Umberto Orsini a Gigi Ballista, da Vittorio Caprioli a Gastone Moschin, senza dimenticare il robusto comparto femminile composto da Senta Berger (autentica icona del film è la sua immagine nuda a pancia sotto, sdraiata sul letto), Virna Lisi, Irene Papas, Michele Mercier, Annabella Incontrera, Ely Galleani. Piccoli ruoli anche per Minnie Minoprio, Maria Pia Giancaro e perfino Antonia Santilli che si vede, quasi di sfuggita, nel finale sulla barca. Lizzani descrive un microcosmo di personaggi gretti e squallidi che, dietro un’impeccabile facciata di perbenismo, sguazza nel denaro e negli stravizi incurante del rispetto di ogni regola, si dibatte tra nobiltà decaduta, feste mondane, arrivismo, bramosia di potere, tradimenti, ricatti e intrallazzi di ogni tipo e, per una sorta di divino contrappasso, andrà incontro ad un tragico epilogo. Non a caso il flano d’epoca ammoniva categoricamente che l’ingresso in sala sarebbe stato vietato negli ultimi 15 minuti di proiezione (ove mai qualche folle avesse avuto intenzione di vedersi prima il finale e poi il film dall’ inizio). Assolutamente geniale è l’ idea di mantenere un tono generale da commedia nera per poi mutare drasticamente registro con un finale feroce e spiazzante che non si dimentica”.
(ilmiovizioeunastanzachiusa.wordpress.com)
“Non c’è tempo di finire di ascoltare il pop-rock sinfonico firmato Luis Bacalov sopra i titoli di testa e già comincia a delinearsi quella che sarà la cifra stilistica, pregna di amaro sarcasmo, che aleggia per i novanta minuti del film. Ci vengono presentati subito due personaggi apparentemente positivi, due poliziotti (un commissario – Nino Manfredi – e il suo sottoposto – un inedito Enzo Cannavale doppiato con un dialetto del nord Italia) che hanno il compito di vigilare sulla festa organizzata dai coniugi Santi (Virna Lisi e Philippe Leroy); questo party è usato da Lizzani per introdurre le caratteristiche – sempre negative – di tutto il cast: Vittorio Caprioli è un nobile decaduto che si diletta nel furto, Franco Fabrizi e Michèle Mercier sono i coniugi Rappi (arricchiti e ignari delle loro perverse vite parallele), Senta Berger e Umberto Orsini interpretano i principi Marescalli, non mancano il prete dalla morale ripugnante (Gastone Moschin) e il commendatore (Gigi Ballista) che vuole comprare una Ferrari al suo piccolo bambino che ha appena sparato, durante una battuta di caccia, ad un ambasciatore nero. Roma bene è costruito come un puzzle: ci sono scene collettive come il party iniziali, la battuta di caccia e la terribile scena finale (di cui non svelerò il contenuto) che servono al regista per descrivere la decadenza di questo mondo; a queste visioni d’insieme, che vanno considerate come le scene madri del film, Lizzani unisce storie parallele ancora più corrosive che vanno a toccare la prostituzione, la corruzione clericale e del corpo di polizia, il finto interesse maoista di certa classe dirigente italiana del periodo e naturalmente l’omicidio. Roma bene è un lavoro quasi dimenticato – schiacciato dalla fama di Banditi a Milano – nella filmografia del compianto regista romano; un titolo che merita di essere rivisto con gli occhi della contemporaneità, per amplificare (o forse diminuire?) i mali insiti di certa borghesia e classe dirigente italiana”.
(Tomas Ticciati, Tuttomondonews, 25 Dicembre 2014)
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