“Più cerchi di negarlo più io diventerò forte…”- Cit.Babadook
È questo Babadook, demone cerebrale delle emozioni negative, che se inespresse annientano fino alla follia e alla morte; spirito partorito dai sentimenti di solitudine e dolore, che avvolgono il corpo e la mente in un turbine di implacabile disperazione, senza via d’uscita.
Jennifer Kent apre il suo libro di fiabe della “buona notte”, lasciando l’orma del terrore introspettivo. La sua camera scava e rimbalza tra i vissuti più bui e penosi, plasmando uno spirito malvagio e infelice, dato alla luce dalla parte oscura presente in ognuno.
Le sue panoramiche a schiaffo, delineate da movimenti rapidi e circolari, ruotano attorno agli ambienti e ai protagonisti, aumentando un già centrato effetto claustrofobico sullo spettatore. Particolarmente espressivo anche il gioco di colori blu/viola, che permeano gli interni e talvolta anche gli esterni delle riprese, arricchiti anche di naturale e sinistra bellezza, da cieli plumbei, di medesimo colorismo e richiamando al sentore di falsa quiete, come se la regista avesse voluto, con bizzarra ironia, comparare con il cromatismo ciò che si cela nei meandri della mente: luce vs buio. Babadook trae la sua energia proprio dalle emozioni, nutrendosi delle ossessioni e fragilità.
Cinepresa puntata fissa su un’inquietante, consumata e disperata Essie Davis, conosciuta nel celebre capolavoro di Peter Webber La ragazza con l’orecchino di perla (2003), nel quale vestiva i panni dell’affranta moglie del pittore Johannes Vermeer, interpretato da Colin Firth. Qui l’attrice ripresenta la stessa capacità mimica facciale, dimostrando la dote di amplificare le varie sfaccettature emotive dolorose, lasciando vedere in lei, anche per sua appunto naturale predisposizione, un lato materno, protettivo, nei confronti del piccolo Noah Wisemen, il quale, attraverso un’aggressiva vivacità, fa venire fuori il demone della paura per l’abbandono e la solitudine, rendendo il suo personaggio estremamente coinvolgente e convincente, perpetrando in chi assiste alla visione della pellicola, sentimenti di sordida angoscia.
Jennifer Kent, con il suo Babadook, regala agli estimatori e non del genere, una piccola perla psicologica, oltre che un raffinato horror adrenalinico, il quale punta alla scoperta terrificante e piena degli oscuri demoni che si vorrebbero disconoscere e tener celati, ma che sono presenti e completano l’altra metà dell’animo di ognuno di noi e come tali vanno nutriti, se non si vuol cadere loro preda, andando incontro al terrore e alla follia.
“Se pronunci una parola o lo stai ad osservare del Babadook non ti puoi più disfare
Se intelligente tu sai essere e sai il significato suo, l’amicizia con lui puoi intraprendere, un amico mio e tuo.
Mister Babadook si fa chiamare e questo è il libro dove lo puoi trovare…” Cit. Babadook.
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