Disponibile su RaiPlay Venga a prendere il caffè da noi, un film del 1970, diretto da Alberto Lattuada e tratto dal romanzo La spartizione di Piero Chiara pubblicato nel 1964. Prodotto da Maurizio Lodi-Fè, con il soggetto e la sceneggiatura di Alberto Lattuada, Adriano Baracco, Tullio Kezich e Piero Chiara, la fotografia di Lamberto Caimi, il montaggio di Sergio Montanari, le scenografie di Vincenzo Del Prato, i costumi di Dario Cecchi e le musiche di Fred Bongusto, Venga a prendere il caffè da noi è interpretato da Ugo Tognazzi, Francesca Romana Coluzzi, Milena Vukotic, Jean-Jacques Fourgeaud, Angela Goodwin, Piero Chiara, Checco Rissone, Nazzareno Natale, Carla Mancini, Alberto Lattuada, Antonio Piovanelli. La colonna sonora del film, composta da Fred Bongusto, comprende il motivo conduttore Tutta tutta, composto da Fred Bongusto su testo di Lattuada. Il film si aggiudicò due Nastri d’Argento, per la migliore sceneggiatura e la migliore attrice non protagonista (Francesca Romana Coluzzi),
Trama
Emerenziano Paronzini, vice-capo servizio nell’ufficio Distrettuale delle Imposte di una piccola città, decide, in età matura, di sposarsi. La sua attenzione si sofferma sulle tre sorelle Tettamanzi – Tarsilia, Camilla e Fortunata – e al termine di un’attenta riflessione sceglie come consorte quest’ultima. Dopo il viaggio di nozze, Emerenziano si stabilisce in casa Tettamanzi come signore e padrone, coccolato e riverito dalle tre sorelle e dalla domestica Caterina. Con l’andar del tempo, senza turbare l’armonia che regna nella casa e senza trascurare la moglie, diviene amante di Camilla e Tarsilia, alle quali fa visita di notte, a turni regolari. Una notte, al termine di una lauta libagione, dopo essere passato nelle stanze delle tre sorelle, Emerenziano si sente attratto anche da Caterina, ma mentre si accinge ad avere una relazione con lei viene colto da malore. Relegato su una sedia a rotelle da una paralisi totale, continuerà ad essere al centro delle amorevoli attenzioni delle quattro donne.
“M’interessavano due cose: fare, attraverso il personaggio del Paronzini, un ritratto della volgarità e dimostrare che l’erotismo non è necessariamente proporzionale al grado di bellezza della donna. Un essere volgare per me è colui che non ha altri interessi al di fuori del sesso e del cibo, cioè un uomo assolutamente vuoto, privo di idee sul mondo che superino lo stadio animale, che dico, vegetale; privo di cultura; privo di sensibilità artistica. Tognazzi mi ha capito benissimo ed è stata una fortuna, perché Tognazzi è un attore stupendo se entri in sintonia con lui […]. Il romanzo di Chiara l’ho modificato parecchio, col pieno consenso dell’autore, il quale ha capito che a me non interessava illustrarlo. Mi dicono che sono un regista ‘letterario’ e in effetti mi sono ispirato spesso alla letteratura, forse più di ogni altro regista. Mai però per tradurre in immagini la bellezza della pagina scritta. Non m’interessa. Scelgo quei romanzi nelle cui pagine ritrovo motivi che collimano con la mia visione del mondo e che m’interessa quindi divulgare”.
(Alberto Lattuada, I miei film con Chiara, in Tutto Libri, 22 febbraio 1986)
“È un personaggio che mi è piaciuto molto perché il clima, l’atmosfera, il modello di questo personaggio, è la mediocrità. Io riconosco a me stesso molte caratteristiche delta mediocrità, non tutte naturalmente: così le mie, unite a quelle due o tre che caratterizzano in permanenza il personaggio, hanno dato come risultato un annuario, un glossario delta mediocrità umana. Sono sensibile alla mediocrità degli altri, questo mi è sempre servito quand’ero attore comico in rivista: il mio personaggio nasceva sempre da una osservazione della mediocrità della vita e quindi degli uomini. Nel film di Lattuada sono stato affascinato dalla possibilità di costruire un campione di mediocrità, una mediocrità che qui, per di più, è sublimata dal fatto che il personaggio è anche presuntuoso. Quest’uomo non conta niente, è meno che niente, ha solo un progetto mediocre, un comportamento mediocre; tuttavia crede che il suo comportamento sia quello di un personaggio importante. Questo tema mi piace molto. Venga a prendere il caffè da noi è stato un film di grande collaborazione con il regista. Lattuada mi ha chiesto di aggiungere al personaggio certi modi di essere, certi tic, lui metteva una cosa, io ne mettevo un’altra, uno scambio continuo”.
(Ugo Tognazzi in Ecran 73, Parigi, n. 19, novembre 1973, p. 8).
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