Il sentimento sociale anima nel profondo Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà (Jimmy’s Hall, 2014) dove i sogni d’indipendenza e libertà tornano decisamente in primo piano nel cinema di Ken Loach, anche per non dimenticare da dove veniamo e poter ritagliare uno spazio di visibilità a quel canto di rivolta che dopo Il vento che accarezza l’erba (Palma d’oro a Cannes nel 206) Loach vuole riproporre nell’intensità di una ballata appassionante. In questo film che racconta il destino di Jimmy Gralton – la cui vicenda è stata rimossa (ovverosia cancellata) dagli archivi irlandesi – Loach, utilizzando i pochi materiali a disposizione (scarsissime le fonti ed esigue le testimonianze dei familiari di questo paladino delle idee progressiste), realizza un film vibrante di romanticismo e fede politica.
Dagli anni Trenta della Contea di Leitrim in cui Jimmy Gralton (Barry Ward) torna a casa per aiutare la madre nella gestione della fattoria di famiglia, parte un viaggio nell’esistenza di un uomo che ha trascorso dieci anni in esilio negli Stati Uniti e adesso, dopo anni di Guerra civile, ritrova l’Irlanda con un nuovo governo e nuove speranze. Queste si respirano nel comportamento di Jimmy, il cui impegno per l’autonomia è espresso nella sua parabola esistenziale, e Loach segue le gesta di un uomo di pensiero e di azione il quale, animato dai giovani della sua Contea, si convince a riaprire la “Pease-Connolly Hall”, un luogo di cultura e socializzazione, dove le persone possono incontrarsi per ballare, discutere, conoscersi, studiare.
Andando ben oltre i confini ideologici della politica, le scelte di Jimmy sono quotidianamente libertarie e progressiste, ed egli, portatore di un cambiamento contagioso, non può evitare che i suoi comportamenti ridestino le ostilità dei proprietari terrieri e della Chiesa, provocando tensioni in una comunità segnata dalla crisi del ’29 e fortemente provata dalle lotte interne. Jimmy è nuovamente un personaggio di Loach che cerca un’altra via, che torna a scommettere in un nuovo presente dopo l’esilio forzato, e, ritrovandosi in forte dissonanza rispetto alla società del suo tempo – come lo sbandato di La parte degli angeli, che intravvedeva una sua strada e l’occasione per uscire dalla precarietà – individua proprio nella contea irlandese di Leitrim, e in un’epoca del passato, un movimento metaforicamente “fuori dal tempo”. Jimmy cioè decide di riaprire l’accogliente sala del popolo per contrastare la crisi che non è evidentemente soltanto economica, ma anche culturale. Manca infatti nel villaggio un luogo per socializzare senza imposizioni dogmatiche o dettate dal sistema, e in quella “Hall” affiorano momenti di letteratura, arte, poesia, sport, forme di espressione che si pongono in netta antitesi rispetto allo spirito dispotico e fortemente retrogrado dei padroni terrieri che tengono sotto scacco i laboratori potendo beneficiare dell’appoggio della Chiesa Cattolica reazionaria.
Il regista, nel basarsi su una pièce teatrale di Donal O’Kelly, descrive questo esponente del Revolutionary Workers’ Group, uno dei precursori del Partito Comunista d’Irlanda, in grado di scorgere nella cultura e nel movimento quella via che coinvolge mente e corpo, in armonia con una passione politica tesa smarcarsi dalle servitù, da un sistema fortemente conservatore e retrogrado che ha nella religione un avamposto di intolleranza e rifiuto di ogni trasgressione. La musica “nuova” che Jimmy porta sul vecchio grammofono ha qualcosa di troppo licenzioso, e gli ancheggiamenti del lindy pop divengono una forma di inaccettabile eversione. Riaprire una sala da ballo è un atto di protesta di cui il potere dei padroni e quello dei preti non vogliono accogliere l’impeto, quello che è proprio di un protagonista che si ritrova a incoraggiare la ribellione dei contadini ma che con non minore difficoltà dovrà fermarsi dinanzi all’impossibilità di ritrovare il suo amore antico.
Dimenticato dal suo paese (ma non da Loach), Jimmy diventa l’emblema dei ribelli senza tempo, lui esiliato a seguito di una condanna senza processo, che con il suo esempio ha condotto una battaglia (non solo) ideale, che lo ha portato al centro di una visione disposta a ritrovare la solidarietà come filosofia di vita e slancio di speranza, un aspetto che rinveniamo sia nei film politicamente più schierati di Loach, sia in Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà – ballata sulla coesione sociale che ritorna ad essere espressione di una vibrante possibilità di opporsi al disegno dei potenti.
Se nella “Hall” si può persino tirare di boxe come gesto liberatorio e ricreativo, per padre Sheridan la situazione prende la fisionomia di un grande atto sovversivo, e il progetto di Jimmy entra nelle mire dei contrasti dei proprietari della Contea, così che presto il fuoco metterà fine alle gesta ritenute eversive di Jimmy il quale, ancora una volta, pagherà, senza processo, il suo amarissimo conto al potere, finendo esiliato dal suo paese senza avere mai più la possibilità di farvi ritorno.
Loach raccoglie sentimenti e passione in Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà, regalando allo spettatore momenti lirici e poetici che culminano nella notevole sequenza del ballo con Oonagh, dove l’abbraccio, la promessa di non lasciarla e il coraggio di andare oltre, rappresentano quel sentimento di coraggio con cui andrebbe affrontata non solo ogni lotta politica, ma la vita stessa. Negli atteggiamenti di Jimmy, si fa strada quell’autentica adesione alla libertà che per il personaggio corrisponde all’attitudine dell’idealista pronto a sognare condizioni migliori non unicamente per sé, e in questo film dalla narrazione classica, dove si torna a parlare della guerra civile irlandese, Loach realizza, con sapiente slancio emotivo, un canto corale che racconta il sentimento e denuncia il potere. Il regista ci regala un racconto limpido e filosofico sulle vie della libertà che la società anglosassone ingabbia nelle sue regole soffocando le forme d’espressione vitali, censurando e tormentando le idee e i suoi pensatori destinati, come Jimmy, ad essere dimenticati per paura che il loro ricordo possa diventare pericoloso. Un rinvenimento che Loach colloca simbolicamente nella sua personale galleria cinematografica di uomini in grado di operare una rivoluzione sensibile e (sovente) silenziosa, a cui viene contrapposto l’anziano reverendo intento a manovrare l’offensiva repressiva ai danni di Jimmy, un sacerdote tratteggiato con sfumature di tragicità, perché è evidente la consapevolezza di come anch’egli sia stato, in fondo, non un individuo monodimensionale, ma un’altra vittima della Chiesa conservatrice.
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