Dai produttori di Lo Chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out è in arrivo nelle sale, dall’8 giugno, l’ultima favola urbana diretta da Davide Gentile, Denti Da Squalo.
Gentile dà sfogo ai suoi ricordi e apre il suo personale libro di fiabe, facendo uscire le immagini dalle pagine, con questo lungometraggio vincitore del Premio Solinas, per la miglior sceneggiatura. Una vera e propria leggenda urbana oltre che un tratto filmico, fatta di pochi, essenziali dialoghi e battute mirate, carichi di sincerità rudi, ma che vanno a centrare in pieno il vissuto del pubblico spettante; l’episcopio filmico si fa lanterna magica, proiettando sulla sala fasci luminosi intrecciati, da sinuosi ricordi che giacciono e si muovono lentamente nella mente dei protagonisti, come squali appunto, sotto la superficie, mentre l’orecchio si impegna a percepire e gusta il delicato sonoro movimento di acque increspate.
Un vero e proprio viaggio sensoriale è quello che il grande schermo offre allo spettatore, invitandolo ad immergersi nella narrazione e dove il cerulo elemento essenziale e sovrastante, caratterizzato dall’acqua, fonte di ogni cosa, dà spazio a stati emotivi di libertà e al tempo stesso di costrizione. Una corsa affannata verso la vita è il rapporto madre- figlio, fatto di una tenera e apprensiva Rita, interpretata da un’emotiva Virginia Raffaele, nei confronti dell’acerba ribellione del piccolo Walter, lo spontaneo Tiziano Menichelli, il quale si divincola e svincola dall’abbraccio materno, in nome del ricordo di un padre ormai scomparso. Claudio Santamaria, con le sue fugaci ma significative apparizioni è il ricettacolo di tutta la pellicola, che le dà il suo carattere aspro, e seppur solo con un’esigua presenza, nei momenti in cui si fa scenica è la chiave di volta del racconto.
Gentile, con inquadrature piene e ravvicinate non perde d’occhio i minimi stati emotivi disegnati sui volti dei personaggi e si può cogliere la spontanea brama della cinepresa nel voler mostrare la dicotomia presente, nella psiche dei protagonisti, timbro questo che sigilla il carattere della pellicola; il motto sbandierato, apparentemente all’inizio, pesce grosso mangia quello piccolo, sembra avere la meglio sul prospetto di visione, almeno in quasi tutta la prima ora e la convinzione di seguire un filone improntato al lato oscuro della sopravvivenza umana, fatto di egotismo e potere è netta.
Non ci si aspetta da Gentile un rovescio di senso, ribaltando mano di pensiero e sorprendendo la visione.
Effettivamente, tutta la proiezione è stupore: le fiabesche se vogliamo, ambientazioni esterne, così come le location utilizzate, sono anch’esse contraddittorie tra di loro. Lo sguardo vaga per osservare spazi aperti, marini, con ritratti paesaggistici in cui spiccano arbusti e conifere, che si aprono in un varco e concedendo allo spettatore l’illusione dell’ampio respiro. La cinepresa successivamente cambia il suo giro, soppiantandosi all’interno di luoghi più chiusi, che fanno avvertire quasi una sensazione di disagio. Anche qui il gioco dicotomico la fa da padrone, dando in prima battuta l’immagine del concetto di libertà, dell’essere veri, facendo poi affiorare una seconda rappresentazione di artificialità, su una vita improntata alla possessività e potere.
Si conserva però, in quest’ultima facciata, anche nella brutalità rozza dei personaggi, la voglia di farsi cullare da un racconto di fiabe o leggende marinaresche, come nella figura de il corsaro, interpretato da un duro e a suo modo melanconico Edoardo Pesce, oppure nel nuovo amico del piccolo Walter, il bulletto ma sotto sotto tenero Carlo, ruolo ricoperto da Stefano Rosci.
Il regista, tra fiaba e reale, lancia la sua cinepresa in direzione della torre, dimora del Corsaro, dove il paragone tra immaginario e non è palese. La torre nelle fiabe per eccellenza è il luogo in cui la bella è in attesa del salvatore che la liberi dalle fauci del drago e dalla sua prigionia. Qui è il piccolo Walter che lancia un un muto grido di aiuto soffocato dall’orgoglio, teso alla liberazione dalla confusione provocata dall’assenza – presenza paterna e dal suo confronto.
Davide Gentile, con la sua leggenda urbana, entra nel cuore del suo spettatore, facendolo tuffare nelle profondità delle emozioni, in un viaggio audiovisivo dalle mille sfaccettature e contrasti, che conferiscono alla pellicola quel carattere umano che scopre la perfezione di un essere imperfetto e che invita all’andare oltre l’apparenza di ciò che si vede, scavalcando le barriere dell’irriflessività, oltre i confini del pensiero prevedibile.
Data di uscita: 08 giugno 2023
Genere: Drammatico
Anno: 2023
Regia: Davide Gentile
Attori: Claudio Santamaria, Edoardo Pesce, Virginia Raffaele, Tiziano Menichelli, Stefano Rosci
Paese: Italia
Durata: 104 min
Distribuzione: Lucky Red
Sceneggiatura: Valerio Cilio, Gianluca Leoncini
Fotografia: Ivan Casalgrandi
Montaggio: Tommaso Gallone
Musiche: Michele Braga
Produzione: Goon Films, Lucky Red, Ideacinema con Rai Cinema, in collaborazione con Prime Video.
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