Caparezza è uno di quei nomi che non ha certamente bisogno di presentazioni. Dal 2003, anno di uscita della dirompente “Fuori dal Tunnel”, infatti l’artista di Molfetta ha occupato in maniera costante le prime posizioni delle classifiche musicali, sia che si trattasse di nuovi singoli sia che si trattasse dei suoi album. Ma parlare di “costanza”, con un artista a tutto tondo come Caparezza, sembrerebbe quasi offensivo. Nel suo caso sarebbe più giusto parlare di “crescita” e di “sorpresa”. Perché ogni nuovo album e ogni nuovo progetto che porta la firma del cantautore pugliese è una continua scoperta, un continuo spaziare tra mondi differenti in un viaggio a metà tra il divertimento e l’arricchimento culturale. I testi di Caparezza sono ricchi di cultura: che si tratti di classica con riferimenti alla Divina Commedia o ad altre grandi opere o che si tratti di quella pop, con incursioni nel mondo dei videogiochi o delle pellicole cinematografiche, le citazioni e i riferimenti – preziosi e ricercati – non mancano mai. Un vero e proprio accrescimento personale e culturale che da vent’anni a questa parte coinvolge fan di tutte l’età e che li spinge a informarsi e a crescere, tornando a sorprendersi (per citare le due parole su cui c’eravamo concentrati in precedenza) ogni volta che esce un nuovo brano o una nuova opera.
Il valore del lavoro – originale già di per sé grazie ad uno stile a metà tra il rap e il cantautorato – non solo è riconosciuto dai milioni di fan che da decenni lo seguono in tutto ciò che fa, come dimostra anche l’incredibile accoglienza che l’Etna Comics gli ha riservato, ma anche dai numerosissimi premi a lui conferiti: tra questi, per questione di spazio, citiamo per esempio la Targa Tenco per il disco “Museica”, come miglior album. Ma Caparezza non è solo musica. Come detto, nei suoi testi c’è tanto altro, ma non sono nemmeno mancate le occasioni in cui proprio l’artista pugliese è entrato in contatto, in maniera più o meno intensa, con altri mondi creativi. E allora se qualcuno lo ricorderà, simpaticamente, anche per qualche apparizione sul grande schermo, non vanno dimenticate le collaborazioni con la fumettista Laura Spianelli per la stesura del suo unico libro dal titolo “Saghe Mentali”, con il disegnatore Squaz (Pasquale Todisco) per il booklet dell’album “Il Sogno Eretico” e con il disegnatore Simone Bianchi per la versione pop-up del vinile di “Exuvia”. In occasione dell’Etna Comics 2023, di cui è stato uno dei grandi protagonisti, abbiamo avuto modo di incontrare Caparezza e di parlare con lui del suo modo di vivere questa fluidità di arte, musica e cultura.
Come nasce la tua musica e i tantissimi riferimenti alla cultura “pop” tipici delle tue canzoni?
Io credo che tutto rientri nelle canzoni, non solo ciò che viviamo nella nostra vita. Nella vita, o almeno nella mia, c’è tantissima lettura e visione di opere di altri. Potremmo stare ore a discutere di ciò che sia pop e di ciò che non lo sia, di cosa possa essere considerato underground e cosa, invece, possa essere definito mainstream ma personalmente nella mia testa non c’è questo tipo di divisione, perché non ho mai valutato il mezzo di comunicazione ma il suo oggetto e cioè l’opera in sé. C’è quello che mi piace e quello che non mi piace. Quello che mi piace molto spesso mi suscita delle emozioni che poi si sedimentano e si trasformano in canzoni.
Crediti Foto: Pagina Facebook Etna Comics
Hai parlato del mezzo di comunicazione. Sperimenti molto anche in questo dato che ti sei lanciato spesso anche in altri mondi oltre alla musica. C’è un “sogno nel cassetto” o qualcosa che ti piacerebbe fare nel prossimo futuro?
Nel mio cassetto non ci sono più sogni. So che sembra tremendo da sentire, ma ciò che intendo è che ciò che io vedevo come sogni, per fortuna, sono riuscito a realizzarli. Ora il mio sogno è quello di continuare a essere “vero”.
Cosa intendi per “vero”?
Nel senso continuare a essere onesto con la grande possibilità che mi è stata data di vivere facendo un mestiere creativo. Quindi forse il mio sogno è quello di ritrovare una rinata meraviglia di cui tutte le persone che fanno un mestiere creativo hanno bisogno.
Come definiresti tutto ciò?
Tornare a stupirsi. Se questo deve passare da altre forme di comunicazione che non siano la musica, ben vengano, qualsiasi esse siano.
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