Disponibile su YouTube Io, Chiara e lo Scuro, un film del 1983 diretto da Maurizio Ponzi, con Francesco Nuti e Giuliana De Sio, ambientato nel mondo dei giocatori di biliardo all’italiana, vaga parodia de Lo spaccone, film del 1961 diretto da Robert Rossen. L’esecuzione di alcuni colpi di biliardo è effettivamente opera di Francesco Nuti, noto appassionato della disciplina, alla quale dedicherà altri due suoi film: Casablanca, Casablanca (1985), che ne è il sequel, e Il signor Quindicipalle (1998), che invece ha un personaggio differente per protagonista. Fu presentato nella sezione Un Certain Regard del 36º Festival di Cannes. Il film vinse due David Di Donatello (migliori attori protagonisti Francesco Nuti e Giuliana De Sio), due Nastro d’Argento, due Globi d’Oro e due Grolle d’Oro. Con Francesco Nuti, Giuliana De Sio, Marcello Lotti, Renato Cecchetto, Novello Novelli, Ricky Tognazzi, Antonio Petrocelli, Claudio Spadaro.
Trama
Francesco è un ottimo giocatore dilettante di biliardo. Dopo aver battuto una volta lo Scuro, campione nazionale, si lascia coinvolgere in una serie di sfide a soldi e accumula debiti su debiti. Grazie a un fortuito quanto propizio scambio di custodie, conosce Chiara, una suonatrice di sassofono che abita nel suo stesso palazzo e i due si innamorano. Ed è proprio Chiara, impegnando il suo strumento musicale al banco dei pegni, che gli permette di iscriversi ai campionati nazionali di Chianciano.
“Con Io, Chiara e lo Scuro si delinea marcatamente il classico personaggio che Nuti incarnerà nelle pellicole successive: clownesco e stralunato, non privo di quei nonsense che alimentano una verve eternamente portata al dialogo surreale. Come surreali sono i personaggi di contorno, sovente gli stessi (chi non conosce, oramai, Novello Novelli), incasellati ad arte per alimentare quella sensazione di leggerezza che ha portato le sue commedie a tracciare sentieri che, in Italia, tutto sommato, non sono più stati battuti. L’attore toscano ha il pregio d’un volto che comunica, che riempie i silenzi, che annulla i tempi morti. Ecco che, già da quest’opera, pur affidata a Ponzi, si può notare la ricerca di una costruzione narrativa che rifugge i tempi frenetici cari a tanti altri tipi di commedia, privilegiando al contrario un’interiorizzazione che cerca e trova empatia da parte dello spettatore. Io, Chiara e lo Scuro è anche una pellicola che, volente o nolente, fa il verso a Lo spaccone (1961), dimensionando la sfida entro un confine più emotivo ed empatico rispetto alla nota opera che vide protagonista Paul Newman, tanto da costituire un piccolo cult per gli italici appassionati di biliardo. L’uomo da battare, difatti, è Marcello Lotti (lo Scuro), che interpreta se stesso, essendo all’epoca campione in carica della specialità su cui si misurano i due contendenti nella finzione cinematografica. Lo stesso Nuti era un gran giocatore, non a caso molti dei colpi mostrati sono effettivamente i suoi. Quest’opera inconsueta, diretta da Ponzi con sapienza, cosi da favorire i giusti tempi comici, creò la ribalta ideale per Nuti il quale, grazie alla sua performance, riuscì a conquistare l’ambito David di Donatello come attore protagonista. Stesso riconoscimento per la brava Giuliana De Sio, spalla perfetta, anch’ella affatto bisognosa di troppe parole per convincere: e pensare che al suo posto doveva esserci la cantante, allora notissima in Italia, Donatella Rettore (la quale, trovando il copione poco interessante, rifiutò la proposta). Forse non piacerà eccessivamente a chi trova noioso il biliardo, ma Io, Chiara e lo scuro resta, ancora oggi, una mosca bianca nel panorama della commedia degli anni considerati bui del nostro cinema, al pari di un altro paio di opere che videro Nuti protagonista. Bene dunque recuperarla, riproporla all’attenzione di un’industria di celluloide, quella italiana attuale, in crisi totale e permanente, per assenza di storie interessanti e personaggi di spessore. Ebbe anche un seguito, Casablanca Casablanca (1985), stavolta diretto da Nuti, peraltro meno riuscito ma comunque gradevole, sempre con Lotti e la De Sio. Senza dimenticare l’amato panno verde, ancora una volta protagonista non accreditato”.
(Federico Magi, Lankenauta, 22 Ottobre 2007)
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