Disponibile su Youtube La voglia matta, un film del 1962 diretto da Luciano Salce che lanciò la carriera di Catherine Spaak. Il film ha avuto in Italia problemi con la censura ed è uscito con il divieto ai minori di 14 anni. Prodotto da Isidoro Broggi e Renato Libassi, con il soggetto e la sceneggiatura di Castellano & Pipolo e Luciano Salce, la fotografia di Erico Menczer, il montaggio di Roberto Cinquini e Gisa Radicchi Levi, le scenografie di Nedo Azzini e le musiche di Ennio Morricone e Gino Paoli, La voglia matta è interpretato da Ugo Tognazzi, Catherine Spaak, Gianni Garko, Franco Giacobini, Luciano Salce, Oliviero Prunas, Jimmy Fontana, Diletta D’Andrea, Béatrice Altariba, Stelvio Rosi.
Trama
L’ingegnere milanese Antonio Berlinghieri si sta recando a trovare il figlio in collegio per il fine settimana. Lungo il percorso incontra un gruppo di ragazzi diretti al mare, che dapprima lo bersagliano con i loro scherzi e poi lo invitano a passare insieme la domenica. Antonio accetta e finisce per invaghirsi di una sedicenne. Ma la domenica presto finisce, e insieme a lei l’ultima illusione di gioventù.
“Una novella di quasi perfetto equilibrio narrativo: un amalgama di ironia e di amarezza, tutt’altro che cinema comico. Tognazzi ha interpretato la parte rendendosi conto con molta intelligenza di quelle che sono le reazioni del pubblico al suo apparire sullo schermo: non ha mai fatto smorfie, e ha aiutato gli spettatori a cogliere gli aspetti drammatici di una vicenda che ha i suoi lati parodistici. Se c’è riuscito è perché le sue qualità di attore sono di molto cresciute e il ruolo gli era assolutamente congeniale.”
(Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, 15 Marzo 1962)
“L’interesse del film nasce dall’opposizione di due generazioni. Anche se espressi in modi comici, quest’opposizione e quest’abisso sono reali e costituiscono il vero argomento del film. Sotto la sua apparenza svagata, il film è complesso e, a modo suo, nonostante squilibri, contraddizioni e cadute, inquietante. La sua stessa modernità di struttura narrativa non si sottrae alle riserve perché, giunto a metà, il film ha già chiarito la situazione senza riuscire poi a svilupparla”.
(Morando Morandini, Stasera, 16 Marzo 1962).
“Un film divertente, scintillante, che sprizza giovinezza; piacerà a più di una generazione. Salce dimostra di aver studiato con molta sensibilità un certo ambiente: il dialogo è vero. Alcune situazioni sfiorano gracili, se non proprio facili, stati di poesia. Tognazzi è qui alla sua prova più matura: equilibrato, umano, perfeziona l’attore che era emerso ne Il federale”.
(Alberico Sala, Corriere d’Informazione, Milano, 16 Marzo 1962)
“Impostato come una comica di costumi, il film diventa nei momenti migliori vera commedia, e in qualche punto di tremore, autentico racconto. Ecco la sua trovata: che cosa sente, come si regola un quarantenne che abbia a capitare in uno di quei covi di adolescenti? Così la “gioventù bruciata” va nel fondo, e in primo piano balza Tognazzi, il malcapitato, l’estraneo.”
(Leo Pestelli, La Stampa, 25 marzo 1962)
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