Disponibile su YouTube La notte brava, un film del 1959 diretto da Mauro Bolognini, tratto da un racconto di Pier Paolo Pasolini contenuto nella sua raccolta Alì dagli occhi azzurri. Pasolini ha inoltre preso parte alla stesura della sceneggiatura. Prodotto da Antonio Cervi, Alessandro Jacovoni e Antonio Giommarelli, con la sceneggiatura di Jacques-Laurent Bost e Pier Paolo Pasolini, la fotografia di Armando Nannuzzi, il montaggio di Nino Baragli, le scenografie di Carlo Egidi, i costumi di Marcel Escoffier e le musiche di Piero Piccioni, La notte brava è interpretato da Jean-Claude Brialy, Rosanna Schiaffino, Elsa Martinelli, Antonella Lualdi, Laurent Terzieff, Franco Interlenghi, Anna Maria Ferrero, Tomas Milian, Mylène Demongeot, Franco Balducci, Marcella Valeri.
Trama
Accade tutto in una notte. Due borgatari, Scintillone e Ruggeretto compiono un furto e subito dopo si fanno rubare i soldi da due prostitute. Dopo aver cercato inutilmente di rintracciare le occasionali compagne tentano di rifarsi con un altro furto: tentano di sottrarre una macchina fotografica da un’auto, ma interviene il proprietario con due amici e finisce in rissa. Tutti insieme, alla fine della lite, vanno a festeggiare nella villa del riccone vittima del furto. I due furfanti rubano ancora: si appropriano di duecentomila lire.
“Me so messo pure a lavorà; ‘n antro po’ e morivo”: così Scintillone (l’eccellente Jean-Claude Brialy, visto in celebri pellicole di Godard, Malle, Chabrol e Pietrangeli), scapestrato ragazzone della periferia romana, si rivolge ad Achille (il compianto e sempre ottimo Tomas Milian), annoiato rampollo dell’alta borghesia, dopo una notte di bagordi passata insieme tra risse, alcol e nefandezze varie. Ne La notte brava (1959) si assiste all’incontro di due tipi antropologici diversissimi (il gruppo di Ruggeretto, Scintillone e Gino, detto “Bella-Bella” e quello di Achille e i suoi amici), che, per il tempo di una serata, riescono a trovare un’insolita sintonia, laddove sia gli uni che gli altri sono accomunati dal desiderio di vivere intensamente, liberi dal fardello del lavoro, dedicandosi a quello che si potrebbe definire, mutuando il gergo kubrickiano, “esercizio dell’ultra-violenza”. Certo, nel film di Mauro Bolognini, sceneggiato da Pier Paolo Pasolini, la cui presenza aleggia su ogni fotogramma, non si raggiungono i livelli annichilenti dell’Arancia meccanica tratto dal romanzo di Anthony Burgess, eppure la mancanza di ideali, il non voler sottoporsi alle regole e la voglia di ardere come una fiamma impazzita costituiscono alcune essenziali caratteristiche dei personaggi che non possono non ricordare, seppur con intensità ridotta, quel bagno di violenza cui ci sottopose, successivamente, il grande regista americano.
Tutto gira intorno al denaro, centomila lire frutto della vendita di un piccolo arsenale di armi a un ricettatore sordo muto. I sottoproletari di Bologni-Pasolini sono istintivamente avversi all’ordine borghese in cui sono loro malgrado inseriti; non accettano di normalizzarsi, di divenire miserabili automi destinati a una vita piatta, fatta di inutili sacrifici e rinunce. Vogliono partecipare, anche se non invitati, alla festa della vita. L’incontro-scontro con Achille e i suoi amici genera un’imprevedibile alleanza che, evidentemente, può durare solo il tempo di una “notte brava”. Splendida la sequenza in cui Achille elargisce prodigalmente denaro a Scintillone, il quale, infischiandosene della dignità (borghese) non esita a elemosinare e arraffare più che può.
Quella moneta circola di mano in mano segnando il tempo di un godimento sfrenato, incurante di qualunque altra considerazione: così facilmente come è stato ottenuto, altrettanto facilmente dev’essere consumato, sperperato, senza cognizione del domani. E poi le donne, magnifiche, streghe e ingenue, certamente non tenere, temprate da una vita tutt’altro che facile: Elsa Martinelli, Anna Maria Ferrero, Antonella Lualdi sono tre prostitute senza scrupoli, ben capaci di difendersi e rendere pan per focaccia ai tre birbaccioni incontrati casualmente sul loro cammino. Laurent Terzieff (lavorò con Pasolini, Buñuel, Garrel, Zurlini e Brocani), pur essendo un professionista e per giunta di lingua francese, risulta efficacissimo nel suo ruolo, così come Franco Interlenghi, che successivamente collaborerà con Rossellini in ben due film.
L’incontro con Pasolini sceneggiatore aprì a Mauro Bolognini la strada a film come La notte brava (1959), Il bell’Antonio (1960) e La giornata balorda (1960), senza contare altri due capolavori quali La viaccia (1961) e Metello (1970). Il cinema del regista romano ha senza dubbio lasciato una traccia indelebile, sebbene poi, nel tempo, un certo gusto calligrafico (Senilità, Agostino, Bubù, Per le antiche scale, L’eredità Ferramonti) provocò una riduzione della forza narrativa delle sue opere. La notte brava, prima di Accattone (1960), pose l’accento sulla realtà di un’umanità che non aveva mai trovato rappresentazione al cinema e che, da lì in poi, avrebbe costituito un termine di confronto non più evitabile. Con la sua presenza, il suo essere nel mondo, il sottoproletariato urbano costringeva l’entusiasta piccola borghesia italiana, a ridosso dell’imminente miracolo economico, a farsi un serio esame di coscienza, a porsi in un confronto che l’avrebbe per molto tempo messa in discussione.
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