Esistono pellicole che per spontanea predisposizione sin dalla loro nascita, sono destinate a rinvigorirsi per avere un longevo seguito nella storia del cinema, e Indie Jones questo destino ce l’ha scritto nel filamento del suo DNA.
Indiana Jones e il Quadrante del destino, in uscita nelle sale il 28 giugno 2023, diretto questa volta da James Mangold ma a braccetto con la produzione esecutiva del Maestro Steven Spielberg è pura dinamite, sia per gli occhi che per le orecchie dell’auditore.
Una trama piena di brio effervescente vede lo scaltro e affascinante archeologo, in viaggio per il mondo e nel tempo, assieme alla sua figlioccia Helena, alla ricerca della metà mancante del famoso quadrante progettato dal matematico Archimede, per evitare che cada in mano a Jurgen Voller, membro della NASA ed ex nazista megalomane, coinvolto nel programma di allunaggio del 1969, che vuole rendere migliore il mondo, a suo modo, con il potere del quadrante.
Mr. Ford con il suo piglio e la sua mimica sfacciata conferisce pepe all’intreccio narrativo e non ha alcuna intenzione di deporre il cappello ma anzi gli dà nuova forma, sorprendendo il pubblico con un senso di quasi nostalgica gioia; d’altro canto la direzione di James Mangold fa la sua bella parte, inondando lo spettatore di riprese panoramiche a carico vertiginoso, fatte di picchi e strapiombi, in giro per il mondo. La sua cinepresa compie 360° di giro, inchiodandosi nel sabbioso e aspro carattere del caldo Marocco, passando a toccare le frenetiche strade londinesi e lasciandosi respirare infine, tra gli antichi umori di una Magna Graecia nell’assolata isola siciliana.
Rende giustizia alla regia di Mangold, la macchina fotografica di Phedon Papamichael, che con l’occhio dell’arte, rapisce nel suo obiettivo tutti gli elementi che Madre Terra regala, esplodendo sullo schermo con vivacità surreale e colorando la visione di giusta intensità cromatica per la pellicola. Impetuosi anche i primi passi-tempi scenici, che disorientano un poco lo spettatore strizzando l’occhio al personaggio britannico di Ian Fleming, forse proprio per l’ adrenalinica azione che si crea nelle fasi iniziali del film. Ci pensano però le figure sceniche successive, con la presenza di elementi nettamente riconoscibili adatti ad una vicenda jonesiana, a riportare la tranquillità nello spettatore e far assaporare il familiare accento filmico del personaggio.
Altro elemento distintivo è l’immancabile presenza dell’abbinamento donna/bambino, che da sempre hanno caratterizzato, nella scelta e struttura dei personaggi, il vestito filmico di Indiana Jones: qui vediamo la partecipazione di una divertente e dinamica Phoebe Waller- Bridge, nei panni di Helena Shaw, la figlioccia dell’archeologo e del furbo Teddy, interpretato dall’accattivante e spontaneo Ethann Isidore, che giocano con il protagonista contrastandolo, divertendo il pubblico attraverso l’ironico umorismo nei dialoghi.
Scelta minuziosa per tutto il cast, che rispecchia la natura della pellicola, decidendo per l’espressività selvaggia di Antonio Banderas, nei panni di un marinaio spagnolo, amico dell’ archeologo e Mads Mikkelsen, che veste di glaciale follia il suo personaggio, il nazista Jurgen Voller e che diede vita a Hannibal Lecter nella serie televisiva Hannibal ( 2013- 2015), sviluppata da Bryan Fuller.
La regia di Mangold quindi, anche rispetto a determinate scelte estetiche, propende per una piega alquanto dinamica e piena di espressività , con la sua cinepresa che rincorre i protagonisti e lasciando partecipare al gioco lo sguardo divertito e quasi affannato della sala. A contrasto però di tutto questo detonante impatto visivo, si scorge un elemento di dolcezza, alimentato dagli archi sonori di John Williams, che mette la firma ancora una volta sul copione musicale, con i suoi toni al limite del romanticismo; le sue note sospingono in un leggero viaggio nel tempo l’auditore, accompagnandolo attraverso i giochi di luce-buio, regalo della camera obscura di Papamichael. Cosa buona e giusta, sia per l’incastro perfetto con la trama di questo capitolo, che per i trascorsi musicali dei precedenti.
Il trio artistico Mangold – Ford – Spielberg, con questa picaresca opera cinematografica ad alto impatto, conduce la sala in un intrigante e pittoresco viaggio tra passato e presente, suggellando ancora una volta la sua intramontabile notorietà, riportando la fantasia del suo pubblico in un’avventura senza tempo.
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