24 febbraio 2022. In Ucraina la quotidianità scorre come in un giorno qualsiasi. Arrivano i primi bombardamenti che costringono molti a lasciare il Paese, altri a imbracciare le armi, quasi tutti ad affrontare separazioni, paure, l’assenza di beni di prima necessità e lutti. Il film è un viaggio della regista, mossa dal bisogno di arrivare all’epicentro emotivo di questo conflitto, che parte da Varsavia e attraversa le città di Lviv e Odessa e la campagna dimenticata dell’Ucraina, arriva fino a Kyiv, Irpin, Bucha, Borodyanka. Incontra chi ha attraversato il confine per sopravvivere o aiutare la resistenza o chi è rimasto nella propria terra continuando a lottare per difendere il Paese e la propria cultura.
Natalia Panchenko, attivista a Varsavia, dal primo giorno della guerra ha organizzato azioni sul confine e in Polonia per aiutare i rifugiati e inviare aiuti umanitari ai civili e beni necessari all’esercito, usa i social media per raccogliere fondi.
Tatiana Kucherenko, amica di Natalia, ha iniziato un video diario in cui racconta la paura che ha vissuto e l’attesa di trovare una nuova collocazione nel mondo, si è rifugiata in un albergo a Odessa e cerca un nuovo modo di essere utile per l’Ucraina.
Olga Aivazovska, Oleksandra Matviichuk e Kateryna Sukhomlynova raccolgono prove dei crimini di guerra per la necessità che la giustizia non sia rimandata a dopo.
Ivan Cherednichenko, direttore d’orchestra di Lviv, lotta per l’identità del suo Paese attraverso l’arte e cerca giustizia per i genitori uccisi a sangue freddo a Irpin mentre la loro casa bruciava.
Alla fine del viaggio restano impressi silenzi e piccoli gesti che raccontano il prezzo della libertà, ma che, per la loro forza, come le onde create da un sasso in uno stagno, si espandono e spezzano i confini per parlare la lingua universale dell’umanità.
In un momento in cui gli unici confini che contano sembrano essere quelli geopolitici, le storie raccolte dalla regista testimoniano come si possa essere protagonisti attivi della Storia e proporre con coraggio una visione del mondo ancora libera.
Questo porterà Oleksandra Matviichuk e il suo Centro per le libertà civili a vincere il Premio Nobel per la Pace 2022. Dietro di lei, sul palco di Oslo, c’è l’intera Ucraina.
Lascia un commento