Passaggio del testimone da Tommy Lee Wallace, promotore filmico del raccapricciante clown uscito dalla penna visionaria di Stephen King, a Andy Muschietti, che paralizza il pubblico con il suo remake IT – Chapter One ( 2017) e successivamente con il sequel IT- Chapter two ( 2019) entrambi intrisi della folle e macabra bellezza, con la quale Wallace e la sua opera, negli,anni ’90, mettevano in moto la macchina infernale della paura.
Muschietti evidentemente rimane affascinato dall’occhio del suo precursore, così rapito da adottare i similari movimenti scenici ad effetto, ben riuscendo nell’impresa, provocando nello spettatore la medesima persuasiva ed ipnotica frenesia sperimentata attraverso la visione dell’ opera di Wallace. Le immagini di Muschietti hanno la capacità di entrare nella mente con tocchi leggeri, sottili, ma ad alto impatto adrenalinico, che trascinano il pubblico in uno stato di minaccioso ed intimo disagio e lo conduce in un vortice di macabra follia circense per tutta la durata della proiezione, agganciando la psicologia dello spettatore a quella dei protagonisti.
Il clown Pennywise, perversa e atroce creatura partorita dalla fantasia visionaria del Maestro King, viene riportata in vita nel remake di Muschietti, dallo svedese Bill Skarsgard, che con i suoi lineamenti eterei ed angelici mascherati dal trucco di scena, mettono ancora di più in risalto la dissonante duplicità della natura maligna del pagliaccio, impreziositi dai primi piani, dove la cinepresa di Muschietti affonda i suoi artigli, soggiogando l’ occhio di chi assiste alla proiezione, aspirandolo in un rapito e ammaliante vortice di impotenza e attraendo morbosamente l’occhio verso lo sguardo carico di sadica espressività del clown.
IT è il male che si cela dietro il camuffamento della brillante allegria, un demone psicologico che fa mirroring con le paure più profonde della coscienza e che trae godimento nutrendosi della tormentata sofferenza dei fragili e perdenti, i sei ragazzi del club; un cast centrato appieno nella scelta di Muschietti sui protagonisti, raffinata e meticolosa, che seguendo il modello estetico di Wallace, mantiene il suo prospetto sulla linea delle origini,anche sulle caratteristiche fisiche e verbali degli interpreti; pronti a dimostrare fedeltà al corpo dei loro personaggi, Jaden Marten ( Bill), Finn Wolfhard ( Richie), Jack Dylan Grazer ( Eddie), Jeremy Ray Taylor ( Ben), Chosen Jacobs (Mike) e Sophia Lillis ( Beverly), portano tenera enfasi e drammaticità al ruolo coperto, con la stessa ma al contempo unica e coinvolgente comunicabilità di allora.
A dare man forte all’oscura bellezza della pellicola è l’accattivante fotografia di Chung Chung- Honn, il quale attraverso i suoi scatti virtuosi, ingloba la brillantezza dei colori vivaci presenti negli sfondi scenici, mescolandoli ai toni della semi oscurità, umore costante in ogni frame. Il tutto unificato ad una diabolica composizione che incastrando l’uso della luce unita ai particolari giochi di angolazione della cinepres, sfociano in una profonda e drammatica espressione fotografica, amplificando il senso tensivo e il conseguente effetto jumpscare ( non sempre telefonato, al regista piace far attendere talvolta…)
Mr. King ha mostrato un palese compiacimento per il lavoro svolto da Andres Muschietti , il quale conferisce alla visione del suo Pennywise una particolare nota di sadica curiosità crescente ad ogni passaggio di scena, quel desiderio nell’attesa che soddisfa il criterio di visione nella horror culture e lo fa entrare nelle grazie del celebre scrittore visionario.
Il Pennywise di Muschietti adesca il suo pubblico attraendolo e impossessandosi, attraverso le immagini, delle sue paure, invadendolo di torbido disagio a lunga durata di tempo, dopo la visione. IT, il pagliaccio mentalista, oltre che divertire diviene insegnamento, che porta a riflettere sul coraggio di combattere i propri inconsci demoni, abbandonando la paura. Solo così l’incubo diverrà innocuo, incapace di trasformarsi nella fobica dannazione della sofferenza interiore.
“ Non mi avete mai visto, avete visto solo quello che la vostra mente è in grado di farvi vedere.” (Pennywise/ IT )
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