“Un bambino trova l’amore dove può” afferma Doug, ormai uomo, alla psichiatra a cui lo hanno affidato in prigione.
La nuova fatica di Luc Besson è un thriller che, è importante saperlo, ha scritto lo stesso regista, ispirandosi a un fatto di cronaca nera: un bambino di 5 anni chiuso in una gabbia dai genitori e lasciato crescere lì dentro, tra fame, freddo ed angherie.
Questo è Dogman. Non è un film sui cani, nè sul travestitismo, tantomeno sull’identità sessuale – semmai, sull’identità – ed il protagonista, anche se si tinge il volto di bianco, non è un pagliaccio, ma un attore shakespeariano.
Besson ci racconta la storia di un bambino che, seppur nato con ogni dote, ha la sfortuna di avere un padre sadico e folle, un fratello altrettanto feroce, e una mamma che non potendone più, lo abbandona. Il fanatismo religioso della famiglia, i cani allevati per il combattimento, la prigionia forzata, nella mani di Doug si trasformano in bellezza: il fanatismo diventa una fede pura, i cani la sua fonte di amore e dalla prigione saprà evadere, istruendosi con le riviste di bellezza e moda della madre. Persino una scritta che vorrebbe essere umiliante, posta accanto alla sua gabbia, agli occhi del piccolo, letta al rovescio, diventa un inno al suo nome.
Un bambino trova l’amore dove può, e quel bambino riesce a sfuttare al meglio il pochissimo che ha. Un’insegnante di recitazione in riformatorio gli accende la mente e il cuore alla bellezza, all’arte, alla lettura. Ma dove può andare, cosa può fare, un giovane uomo con un’istruzione ma senza mezzi e reso paraplegico?
Una simile storia poteva diventare emotivamente inostenibile e patetica, ma Besson, il regista di Leon, Nikita e Il quinto elemento, aggiunge la giusta azione al narrato, come nel suo stile, e anche quel tocco di magia, che in realtà rientra più nel campo del miracolo, che trasforma il nostro dogman nel super eroe di una favola nera.
Perchè Doug, un giorno, per azione del divino o del caso, realizza di aver acquisito la capacità di comunicare perfettamente coi cani. Il pensiero va a Pinguino, l’anti-eroe di Batman, che abbandonato tra i pennuti, ne esce salvo e forte o a Catwoman, protetta dai felini (vecchi cattivi degli anni 90). Ma Doug non è una maschera, per fortuna, e non ambisce ad essere potente o malvagio.
Cerca solo di ricostruire, faticosamente, la sua identità di bambino e di uomo non amato da nessuno: Besson ci racconta il meglio che può fare un uomo che nessuno ha mai amato.
Perchè i vigliacchi e i deboli, ci dice Doug, si salvano per un po’, ma arriverà il momento in cui Dio troverà i suoi.
L’attore Caleb Landry Jones, dal volto versatile e camaleontico, riesce a dare spessore e carica emotiva a un personaggio non semplice, capace di uccidere ma anche di empatia e rispecchiamento nei confronti di chi sa ascoltare o soffre. Jonica “Jojo” T. Gibbs, la psichiatra che lo ha in cura e ne accoglie le confidenze, è la madre che Doug avrebbe potuto avere, ma non ha avuto e rappresenta la futura speranza.
Doug è l’eroe di tutti coloro che soffrono, ma che nonostante questo cercano riscatto, amore e bellezza in ogni cosa che trovano.
Besson, regista d’azione e sentimento, con Dogman raggiunge la maturità artistica e crea uno dei suoi migliori film che resterà, purtroppo, incompreso. Perchè la ricerca di trascendenza (Lucy) che ha sempre fatto capolino nella sua filmografia, qui espolde come una supernova, bruciando le ali alla fantascienza, annebbiando di vapori fumosi il thriller, abbattendo ogni spiegazione intellettualistica in nome della fede, creando uno stato confusionale nel pubblico che è abituato e vuole la definizione facilitata di cosa sta guardando.
Dogman è un fiaba oscura, è un action movie, ma è anche un po’ Accattone di Pasolini: un gran bel viaggio, ma solo per chi vuole viaggiare senza la guida Michelin.
Anno: 2023
Regia: Luc Besson
Attori: Caleb Landry Jones, Marisa Berenson, Christopher Denham, Jojo T. Gibbs, Michael Garza, James Payton, Bennett Saltzman, Clemens Schick, Eric Carter, Avant Strangel, Derek Siow, Ambrit Millhouse
Paese: Francia, USA
Durata: 114 min
Distribuzione: Lucky Red
Sceneggiatura: Luc Besson
Fotografia: Colin Wandersman
Montaggio: Julien Rey
Musiche: Éric Serra
Produzione: Luc Besson Production, Ondamax Films
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