Che cosa si potrebbe dire, se non grazie, ad un grande regista che ha saputo mettere in scena un vero e proprio capolavoro, trasformandolo in seguito in una trilogia che ha suscitato un enorme successo non solo in America ma anche in Italia e in tanti altri Paesi?
Immagino non ci possa essere altro da dire in merito. E credo che nessuno di noi possa pensare ad un aggettivo migliore di “grandioso” o “geniale”, riferendoci a colui che ha saputo creare qualcosa che col passare degli anni non è passato mai di moda, ma che anzi è entrato a far parte della storia del cinema italo/americano. Sicuramente avrete già indovinato sia il nome del regista che di questo “tris d’arte cinematografico”. Non siete ancora riusciti a risolvere questo mistero? Vi omaggio allora di qualche piccolo indizio. Stiamo parlando di un capolavoro, la cui storia che ha ispirato il primo film, e successivamente anche gli altri due che in seguito formeranno la famosa trilogia (frutto della casa di produzione americana Paramount Pictures, ma con numerose scene ambientate in Italia, per la precisione in Sicilia), è tratta da un libro scritto da Mario Puzo. Non siete ancora riusciti a indovinare? Ciò significa che vi siete arresi, e che a questo punto avete bisogno del mio aiuto. Scherzo naturalmente, e vi aiuto più che volentieri. Ma prima di giungere alla conclusione di questa “indagine”, e alla soluzione di questo mistero, desidero farvi conoscere un po’ il protagonista di questa avventura, vale a dire, Marlon Brando, il quale fece il suo esordio come attore nel 1950 nel film di Fred Zinnemann Il mio corpo ti appartiene.
L’anno successivo, nel 1951, ottiene un successo straordinario recitando in Un tram che si chiama Desiderio, di Elia Kazan. Con questa pellicola Brando esplode come attore, ottenendo addirittura la sua prima, e non ultima, nomination all’Oscar, seguita da quelle per i lungometraggi Viva Zapata! e Giulio Cesare. Si aggiudica infine un altro premio nel 1955 per la sua interpretazione in Fronte del Porto, sempre regia di Elia Kazan, che gli vale anche il Golden Globe e il premio BAFTA. Poco tempo dopo, invece, nel 1957, ottiene come enorme riconoscimento il David di Donatello per la sua apparizione nel film Sayonara, regia di Joshua Logan. Nel 1960, Marlon Brando fa la sua comparsa nel film Pelle di serpente di Sidney Lumet, del quale scrive la sceneggiatura. Ed ecco che ora arriviamo al momento clou di questo racconto, e quindi vi posso finalmente svelare il segreto di questo mistero.
Il titolo del libro, e di conseguenza, della trilogia che prenderà lo stesso nome, è Il Padrino – Parte I, e il regista, al quale, a mio parere, andrebbe fatta una standing ovation ogni giorno da 51 anni ad oggi, è il grandissimo Francis Ford Coppola, con il quale, nel 1972, è grazie a lui che il grande Marlon Brando raggiunge il successo assoluto e il suo secondo premio Oscar, e con il quale lo stesso Coppola ha superato alla grande la sua grandiosità nel creare un qualcosa che ancora oggi viene visto da milioni di appassionati di questo filone. E se per caso, attraverso la recitazione di Marlon Brando, stava cercando di sorprendere il pubblico, possiamo tranquillamente affermare che è riuscito a raggiungere il suo obiettivo.
Il Padrino, questa figura cosi potente che per anni è stata presente in maniera consistente nella storia dell’immaginario collettivo riguardo la criminalità organizzata, e dalla quale, successivamente, hanno preso spunto, ed ispirazione, anche numerosi registi e produttori sia cinematografici che televisivi per film e serie tv per raccontare anche eventi realmente accaduti.
Il Padrino – Parte I (1972). Il primo capitolo il quale fece si che Marlon Brando crescesse enormemente di livello come attore per la sua grandiosa capacità di riuscire ad adattarsi a qualunque personaggio e ambientazione. E proprio in questo caso, ha dovuto “stravolgere” completamente i suoi normali ruoli per interpretarne uno che va al di là delle sue normali recitazioni, vale a dire, Don Vito Corleone il capo di una famiglia di mafiosi, di origine siciliana, divenuta la più potente della Grande Mela (New York). Ci troviamo infatti nell’anno 1945, quando appunto Vito Corleone, immigrato dalla Sicilia, diventa il Padrino della famiglia Corleone. Dopo anni a dedicarsi principalmente all’attività del gioco d’azzardo illegale e a racket sindacali, diventa cosi il più potente degli altri capi mafia italo-americani della città. La sua organizzazione si trasforma successivamente in un enorme giro di affari illegali, nel quale vengono coinvolti anche l’iracondo primogenito Santino, detto Sonny, Fredo, il secondogenito (ingenuo e poco intelligente), e il figliastro Tom Hagen, brillante avvocato, il quale diventa poi il “consigliere”, cioè braccio destro, del Padrino. Ma il potere di Don Vito Corleone non si basa solo sulla violenza, si concentra soprattutto sul concetto di “amicizia”, perché per lui l’amicizia è come un do ut des (formula giuridica segnalata da Giulio Paolo nel terzo secolo d.C. nel Digesto, 19.5.5), cioè, chiedere favori e in cambio pretendere devozione e riconoscenza assoluta; e cosi, con questa “formula”, Don Vito si è creato negli anni una rete di conoscenze e protezioni nel mondo cosiddetto “legale”, la quale, poco tempo dopo, passerà nella mani di uno dei suoi quattro figli, Michael Corleone, l’unico a non essere stato ancora coinvolto, ma che si trova costretto a prendere le redini degli affari di famiglia dopo la morte del padre.
Tutta questa vicenda, tra l’altro, si ripresenterà anche ne Il Padrino – Parte 2 (1974). Siamo esattamente nel 1958, e Michael sembra ormai averci preso pienamente gusto a gestire tutta questa “giostra” ereditata, essendo diventato tra l’altro molto più pericoloso di suo padre, poiché guida la cosca mafiosa dei Corleone nel Nevada, e ormai da molti anni è immerso in affari assai vantaggiosi nel campo del gioco d’azzardo del Nevada e nella Cuba corrotta dal dittatore Batista, insieme ad altri malavitosi e a uomini d’affari prevalentemente statunitensi. Perché si potrebbe affermare che quantomeno Don Vito Corleone cercava sempre di essere molto diplomatico e di mantenere la pace con tutti le sue amicizie. Al contrario del figlio Michael, il quale è come se cercasse costantemente vendetta. Ma sfortunatamente, molto presto si renderà conto che tutto questo lo porterà a diventare una persona molto aggressiva anche nei confronti della sua famiglia.
Giunti all’epilogo di questo, seppur breve, racconto di questa trilogia, siamo arrivati al capitolo conclusivo, Il Padrino – Parte III (1990). La storia si svolge a New York, precisamente nel 1979. Qui troviamo un Michael Corleone ormai anziano e indebolito da problemi di diabete, ma nonostante ciò decide di voler trovare un modo per estromettere completamente la sua famiglia dal mondo della criminalità e immergersi in affari legali con la Banca Vaticana, sulla quale investe tra l’altro una cifra cospicua per poter prendere la gestione della Internazionale Immobiliare, società, tra l’altro, controllata dal Vaticano stesso. Ma molto presto scoprirà che questo investimento non è altro che una “mossa astuta, messa in atto dall’Arcivescovo Gilday, per evitare una sua bancarotta fraudolenta causata da un gruppo di avidi uomini d’affari cattolici, guidati dal potentissimo Licio Lucchesi, un politico italiano molto influente che guida la maggior parte dei clan mafiosi in Italia.
Continua…
E qui mi fermo. Come avete potuto notare, ho voluto dare giusto un assaggio della trama dei tre episodi di questa trilogia, anche per rendere l’idea (per chi magari non avesse ancora visto i tre film) di come sia una storia che praticamente si divide in tre “atti” e segue una storia, una narrazione, che lega tutto quello che succede dall’inizio, con la maestosa presenza di Don Vito Corleone, alla fine, con suo figlio Michael, nonché suo successore. Da notare anche il grande esordio di Andy Garcia, che siamo abituati a vedere in ruoli di altri film come per esempio “The Untouchables” del 1987 e “Black Rain – Pioggia sporca” del 1989, e Sofia Coppola (figlia del grandissimo regista), i quali recitano rispettivamente i ruoli del nipote e della figlia di Michael Corleone.
Insomma: per gli appassionati del genere, e del regista, è una trilogia da vedere in tutto il suo fascino e le sue sfaccettature, non solo per quanto riguarda la storia in sé ma soprattutto anche per la bellezza dei suoi luoghi in Sicilia dove sono state girate le varie scene in tutti e tre gli episodi. A partire dalla scena iniziale del primo film, all’arrivo dei protagonisti in Sicilia, dove la scena si apre con una visuale dal viale alberato che conduce al Tempio di Segesta, anche se in realtà ci troviamo nella città di Bagheria. Le scene ambientate a Corleone furono girate a Forza d’Agrò a Savoca e Motta Camastra in provincia di Messina. La villa protagonista di numerosissime riprese, dove alloggia la famiglia Corleone, è in realtà la Villa Whitaker a Palermo. Le scene ambientate all’interno della Città del Vaticano, in realtà ci troviamo dentro il Palazzo Farnese, situato in provincia di Viterbo. E per concludere, giusto come ultima notizia utile, l’opera lirica che avvolge l’ultimo capitolo di questa saga è la Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, nonché tratta dall’omonima novella di Giovanni Verga, il quale intermezzo fece anche da colonna sonora nei titoli di testa di Toro scatenato. Detto questo, non posso fare altro che augurare a tutti voi un fantastico proseguimento della Vostra giornata, e che possiate godervi, magari di sera seduti comodi sul divano, e davanti la tv, la visione di questo capolavoro tris.
Data di uscita: Parte I, 21 settembre 1972 (Italia), Parte II, 20 giugno 1975 (Italia), Parte III, 25 dicembre 1990 (Italia)
Titolo originale: The Godfather
Genere: Noir, Drammatico, Gangster
Regia: Francis Ford Coppola
Attori e personaggi: Marlon Brando (Don Vito Corleone), Al Pacino (Michael Corleone), Talia Shire (Connie Corleone), James Caan (Santino Corleone), Dian Keaton (Kay Adams), John Cazale (Fredo Corleone), Richard S. Castellano (Peter Clemenza), Simonetta Stefanelli (Apollonia Vitelli-Corleone), Victor Rendina (Philip Tattaglia), Corrado Gaipa (Don Tommasino), Salvatore Corsetto (Amerigo Bonasera), Al Lettieri (Virgil Sollozzo), Robert Duvall (Tom Hegan), Andy Garcia (Vincent Mancini), Sofia Coppola (Mary Corleone)
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Produttore: Albert S. Ruddy
Soggetto: dal libro Il Padrino di Mario Puzo
Distribuzione: Teodora Film
Sceneggiatura: Mario Puzo, Francis Ford Coppola
Fotografia: Gordon Willis
Montaggio: William Reynolds, Peter Zinner
Musiche: Nino Rota
Casa di produzione: Paramount Pictures
Distribuzione in italiano: CIC (Cinema International Corporation)
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