Pubblichiamo la recensione di Alessandra Sottini (Borgomanero – NO), vincitrice del secondo posto, sezione recensioni, Premio Adelio Ferrero 2023.
Esterno Notte (Marco Bellocchio, 2022)
Marco Bellocchio, sulla scena ormai da tanto tempo, sa ben calibrare l’arte del mestiere a cui è chiamato con la necessità del racconto: la Storia ha un compito, mentre il Cinema asservisce ad altro. Grazie a Esterno notte racconta, con linguaggio vivido e una ferma presa di posizione i 55 giorni che sconvolsero e divisero l’opinione pubblica, in cui si consumarono il rapimento, la prigionia e l’assassinio dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. La serie sceglie una via drammaturgica, incentrata sull’approfondimento della vicenda umana. Non si cerca la verità storica, piuttosto l’indagine scaturita dalla curiosità e dagli interrogativi che il cinema, col filtro della verisimiglianza e del gioco della fantasia, riesce a far maturare nelle coscienze degli spettatori. L’opera, aprendosi con un totale in interni di un ospedale, catapulta lo spettatore in una realtà che tradisce visionarietà e onirismo: per i personaggi in scena invece rappresenta un pericoloso fantasma. Il trio “maledetto” si schiera davanti al letto in cui Aldo Moro giace; Francesco Cossiga, Giulio Andreotti e Benigno Zaccagnini rompono quasi la quarta parete con il gelo del loro sguardo che tradisce preoccupazione e colpa. Bellocchio riparte da qui: le parole pronunciate da Fabrizio Gifuni, che presta voce e corpo ad Aldo Moro, non costituiscono una licenza poetica. Quello che si pone davanti agli occhi invece lo è: l’arte imita la vita e in qualche modo la supera grazie al potere dell’immaginifico, che lo spettacolo totalizzante del cinema offre. Proprio per questo agghiaccerà più avanti, tanto lo spettatore quanto la stessa Eleonora Moro, la visione metacinematografica di questi stessi fatti, in un’ironica autocritica dell’atto artistico nei confronti della triste vicenda umana.
In un’operazione para ucronica Esterno notte si apre idealmente là dove invece era terminato Buongiorno, notte. La passeggiata di Roberto Herlitzka, sul sottofondo di Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd, si perdeva in un’inevitabile dissolvenza in nero, “risvegliando” lo spettatore dall’improbabile sogno: la realtà avrebbe rotto l’illusione, mostrando l’inquadratura fissa dei primi piani dei membri delle Brigate Rosse insieme ad Aldo Moro. Tuttavia, nel racconto audiovisivo è possibile lasciar spazio alla dimensione consolatoria; pertanto, Herlitzka sarebbe comunque uscito di scena, con un sorrisetto ironico sulle note del Momento Musicale in Fa Minore, Op 94 No.3 di Franz Schubert. In Esterno notte, invece, Fabrizio Gifuni si presenta schiacciato dal peso della disillusione, dell’amarezza di un tradimento ricevuto e inaspettato. Dopo Après la pluie di René Aubry, evocativa nel suo significato letterale, si respira il clima politico e sociale dell’Italia degli anni di piombo e della lotta armata. Il tempo di questi 55 giorni è scandito dal costante avanti e indietro in perfetta combinazione con l’espediente dell’excursus, ognuno dedicato ai vari sguardi di questo controcampo in “esterno” in 6 puntate.
La potenza delle immagini, tanto surreali quanto drammaticamente reali, scaturisce anche dal sodalizio con la colonna sonora, composta da Fabio Massimo Capogrosso. La vena grottesca e sardonica, con cui Bellocchio rappresenta una variegata composizione politica, passa anche attraverso le scelte musicali in uno sposalizio ironico con l’immagine. Tutto ciò si magnificherà nella corsa avanti e indietro di Francesco Cossiga per il Palazzo del Viminale, la sera dell’8 maggio. E qui si osa: l’allucinazione viaggia parallelamente alla realtà, in quei primi piani che si imbratteranno di lacrime e rosso sangue. Esterno notte non è né un apologo né una celebrazione. Marco Bellocchio si fa portavoce dell’ispirazione artistica e poetica, non dimenticando di unire a ciò una salda convinzione civile. La storia forse non sarà magistra vitae, ma è certamente un deposito recondito di memoria e va preservato.
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