Saverio Zumbo, autore di importanti saggi sul cinema di Michelangelo Antonioni, sui film tratti da commedie del Rinascimento, sull’opera di Stanley Kubrick, ha perseguito e affinato nel tempo un’interpretazione coerente e profonda del cinema, oggi confluita nel libro edito da Moretti & Vitali “Il cinema come immagine psichica. Elementi per una teoria junghiana”.
Grande esperto dell’universo di Jung, Zumbo da sempre affronta il cinema come un fatto culturale, e questa volta realizza un’opera summa del suo pensiero, che potrà esaudire il desiderio di avvicinarsi all’arte della visione con uno strumento esaustivo e organico, avviato dall’esigenza di operare un’integrazione profonda tra la psicologia junghiana (e post-junghiana) nell’ambito dell’analisi del film. Una necessità finalmente compendiata da un libro dal robusto impianto teorico e sensibile ai risvolti applicativi, che si pone nella consapevolezza di come, in particolar modo in Italia, il cinema con aspetti sensibilmente “junghiani” (uno per tutti, Federico Fellini) richiami ad oggi il bisogno di uno studio sistematico della psicologia junghiana in campo cinematografico, quando addirittura non ci si ostini a rimuoverne l’attenzione. L’accostamento junghiano al cinema nel nostro paese ha visto impegnato talvolta il fronte degli psicologici analisti, ciascuno avvinto da tematiche inerenti la psiche piuttosto che il linguaggio cinematografico, mentre soprattutto in epoca più recente tentativi più strutturati di lasciar convergere gli ambiti della riflessione sul linguaggio filmico e sulle dimensioni della psiche in ottica junghiana si sono riscontrati per lo più in area anglosassone.
Il lavoro di Saverio Zumbo colma dunque un vuoto d’attenzione ponendosi come un testo unico e completo, nella coraggiosa e metodica ricerca di coniugare un indirizzo di analisi testuale (che in Francia ha avuto il suo terreno più fertile) con la psicologia analitica (che non è forzato sostenere come proprio in Francia abbia incontrato una certa ritrosia). Per l’autore, coniugare le due dimensioni d’indagine significa dare una nuova fisionomia alla modernità cinematografica, e il libro, nella sua spiccata originalità, è un affascinante scavo, con occhi rinnovati, in quel “nuovo cinema” che a partire dalla fine degli anni Cinquanta, soprattutto con la “Nouvelle Vague” francese, diede impulso a una rivoluzione in grado di opporsi ai codici del cinema classico hollywoodiano. Con l’ausilio di un apparato semiotico-enunciativo che Zumbo conosce a fondo e sa tradurre in una scrittura limpida a mai pedante, il cinema moderno è da intendersi come accostabile al fenomeno del modernismo che riguarda le arti dalla seconda metà dell’Ottocento, con il cinema (quello moderno) che nel Novecento diventa portatore principe di riflessività.
A Zumbo, critico raffinato e intellettuale senza steccati, piace colorare la sua scrittura di un aspetto in grado di chiarine le intenzioni, e nella sua prospettiva, che il lettore sentirà presto convincente, il cinema moderno (e quello più apprezzato) è propriamente il film in grado non tanto (o soltanto) di essere destabilizzante magari in termini di sovversione linguistica, ma lo è il racconto le cui immagini sanno comunicare profonde risonanze emotive nello spettatore. Modernità in quando profondità di linguaggio in zone dove lo spessore psichico ne accresce l’efficacia e convince in merito a una strada da seguire per poter affrontare l’arte (cinematografica) cogliendone aspetti rivelatori, tanto sul fronte linguistico quando su quello della psiche. Strutturato in undici capitoli, con un’introduzione e una coda, il libro è un fondamentale testo per gli studiosi di cinema e gli attenti analisti del profondo, che introduce un metodo di indagine offrendo letture inedite e rivelative (si pensi soltanto al capitolo, davvero sorprendente e bellissimo, dedicato al film di Orson Welles Lo straniero, un titolo solitamente considerato un capitolo minore del grande cineasta, che Zumbo rilegge e di cui affronta, nella sua analisi ineffabile e meticolosa, la singolare caratteristica di Ombra che gli studiosi solitamente hanno escluso o non contemplato dal loro orizzonte di senso).
Saverio Zumbo “Il cinema come immagine psichica. Elementi per una teoria junghiana”. Editore Moretti & Vitali, 2023. PP. 202. Euro 20,00
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