Harry Callaghan ritorna protagonista nel terzo film della serie, Cielo di piombo, ispettore Callaghan, in originale The enforcer (1976), titolo essenziale e perfettamente in linea con l’atmosfera dalle luci insature del racconto che l’esordiente James Fargo conduce con un certo brio pur discostandosi dai bagliori (decrescenti) dei due precedenti episodi. L’ispettore Callaghan, sempre in contrasto con i suoi superiori per i suoi metodi poco ortodossi, questa volta è impegnato contro una banda di criminali che rubano un carico d’armi da una fabbrica e uccidono due poliziotti tra i quali un amico personale di Harry “la carogna”.
Quest’ultimo si ritrova affiancato dalla collega poliziotta Kate Moore, interpretata dall’attrice Tyne Daly che qualche anno dopo otterrà quattro Emmy Awards per la sua interpretazione nella serie televisiva New York, New York in cui sarà ancora una volta una detective. La nuova ispettrice trova l’appoggio dei vertici che intendono facilitare l’inserimento di una presenza femminile importante nelle forze dell’ordine, e la situazione è un ideale banco di espressione per il coriaceo Callaghan, il quale ha modo di sciorinare la sua diffidenza per chi non si sia formato sulla strada. Ma, come sarà presto evidente, Callaghan dovrà riconoscere che la nuova arrivata è molto più abile e pronta di quanto egli fosse disposto ad immaginare. James Fargo, che tornerà a dirigere Eastwood in Filo da torcere (Every Which Way but Loose, 1978), include un punto di vista femminile a fianco di un Callaghan che deve vedersela con i reduci sbandati del Vietnam mentre il movimento Black Power è tra i riferimenti dello scenario politico. Callaghan-Moore sono una strana coppia che si ritrova nel mezzo dell’azione quando i rapinatori, al comando del fumettistico villain DeVeren Bookwalter (richiama a tratti Scorpio del primo film), sequestrano il sindaco e pretendono un grosso riscatto.
Eastwood è chiamato a dare il meglio con le espressioni da duro e il repertorio di frasi sdegnate, ma la sceneggiatura non presenta snodi troppo originali e i temi interessanti di sfondo rimangono pura cartapesta. È invece sul fronte della missione condivisa che si ritrovano motivi per quella scontrosità di Callaghan che diventa gustosa e persino divertente, dove i dialoghi e l’azione paiono almeno in alcuni momenti piuttosto ben assortiti, con la crescente fiducia tra Callaghan e Moore alimentata dalle difficoltà affrontate dalla fresca collega con innegabile talento. I brutti ceffi ex combattenti sono da sprone per un film-guerriglia, dove si conferma la volontà di offrire un senso visivo e panoramico all’azione, mentre Callaghan incide con la sua essenzialità e Moore si inserisce con la sua discreta presenza. Fargo racconta senza fronzoli, e il film, più breve dei precedenti, viene definito da Morandini “violento scritto con la mentalità di un masticatore di chewingum”. La critica si comporta dunque con il film come Callaghan con i protocolli operativi, ma l’ironia smussa a tratti in Cielo di piombo, ispettore Callaghan la vena di maschilismo e il carico di violenza dal sapore un po’ ideologico, così che lo stesso Morandini si ritroverà a concludere che “la formula è giusta”. Giusta (seppure qui imperfetta) negli equilibri, modulati sul personaggio di Callaghan che ritroviamo in una San Francisco inquieta dove lo spettro principale non sembra essere più tanto la delinquenza seriale degli anni di Scorpio ma il benessere dei cittadini minacciato dalla crisi petrolifera. L’ispettore solitario, punito e più volte reintegrato, è impegnato in sequenze d’azione che conducono a un finale drammatico, probabilmente il momento più alto di un film che chiude in modo silenzioso, in cui Eastwood ha potuto sfoggiare il suo repertorio di parole da duro non disdegnando motivi di ironia.
La caratterizzazione dell’attore ci sembra il motivo più interessante del film, che si sorregge sull’aspettativa di potersi gustare le reazioni sdegnate e arrabbiate di Harry durante le azioni. L’inseguimento tra i tetti è di sicuro effetto ma non mancano forzature e momenti implausibili, con la caratterizzazione forzata dei delinquenti a destituirli di un vero carisma. Ma Cielo di piombo, ispettore Callaghan conserva intatto almeno il carisma del protagonista, e malgrado il grosso rischio di vedere ripetuta la formula sino allo stremo, questa volta vediamo Harry arrivare ad Alcatraz, un luogo che ritroveremo tre anni più tardi nell’acclamato film di Don Siegel Fuga da Alcatraz (Escape from Alcatraz, 1979) in cui Clint Eastwood, tolti i panni dell’ispettore, sarà il rapinatore incarcerato e pronto ad una missione impossibile raccontata da una regia di ben altro spessore ed intensità.
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