Questa nuova serie Netflix è una di quelle semplici e cozy da guardare quando si ha voglia di relax senza pensieri, è un racconto lento che parte da un’immagine antica, quella di un genio imprigionato per secoli, che viene portato in un presente disilluso dove i desideri non sono più lampi di luce ma espressioni di dolore.

Ki Ka-young (Suzy) vive senza emozioni, nel vero senso della parola. Non riesce a provare nulla, ne gioia ne dolore. Quando libera Iblis (Kim Woo-bin), il genio che ha atteso così tanto da finire per credere più nei peccati dell’uomo che nella sua redenzione, inizia a percepire piccole scosse emotive. Lo spettatore quindi si ritrova ad osservare incuriosito questo essere nato per donare sogni che si imbatte in una donna che di sogni non ne ha più. Il risultato è un’atmosfera divertente ed eterea, in bilico tra fiaba e tragedia psicologica.

La forza di questa serie è Iblis che è un essere ne benevolo ne malvagio. Lui dice che uno dei nomi con cui gli umani lo descrivo è Satana, ma in realtà è tutto fuorché un demone, ciò che cerca di dimostrare è solo che gli umani sono tutti altamente corruttibili e poco inclini ad accettare di fare i conti con le conseguenze dei loro desideri, dimostrando che alla fine la magia ha sempre un prezzo, e se si ottiene qualcosa di grande senza il minimo sforzo, il destino prima o poi presenta il conto.
Un millennio di desideri esauditi gli ha insegnato che l’essere umano spesso vuole ciò che lo distrugge, eppure quando Ka-young appare, quella sua indifferenza emotiva lo destabilizza più di qualsiasi incantesimo proibito.
Iblis gioca, punzecchia, seduce e ride quando dovrebbe tacere, si zittisce quando dovrebbe parlare ed è estremamente goffo e sbadato. È il tipo di personaggio che porta il caos e allo stesso tempo una sorprendente fragile spiritualità. Con lui Ka-young non evolve grazie alla magia ma grazie alle sue conseguenze. Ogni suo desiderio è una piccola autopsia della sua anima e capisce ciò che le manca solo quando lo riceve in modo distorto.

Il percorso emotivo della protagonista è uno dei più interessanti prodotti da Netflix negli ultimi anni. Non ci sono pianti, urla o confessioni, tutto ciò che sente Ka-young lo vive come se stesse entrando in un appartamento chiuso da anni pieno di polvere e ricordi. La recitazione è tutta negli occhi, un minimo movimento quasi impercettibile, una tensione del volto o un respiro trattenuto, fanno percepire quel lento riemergere delle emozioni, che si tratti di rabbia, tenerezza, attrazione o paura. Questa storia suggerisce una verità scomoda: per tornare a sentire qualcosa bisogna accettare di ferirsi profondamente. È una visione adulta e quasi brutale che però dona solidità al racconto che, col proseguire degli episodi, da puro intrattenimento diventa più introspettivo e offre molti spunti di riflessione.
Esteticamente la serie è un gioiello, le luci fredde per Ka-young, in contrasto con i colori caldi e dorati per Iblis donano spettacolo agli occhi del pubblico. Ogni scena sembra pesata per mostrare il conflitto tra chi reprime tutto e chi non riesce più a contenersi.
Gli effetti magici non rubano la scena, entrano quando serve, senza trasformare la serie in un fantasy rumoroso. La magia diventa un linguaggio, gli incantesimi non sono spettacolari giochi pirotecnici, ma tentativi disperati di comunicare con chi non ascolta e non sa farlo. Il ritmo è studiato, parte piano per poi accelerare quando i desideri iniziano a ribaltare la realtà.

Se si dovesse riassumere questa serie in una frase si potrebbe dire che I desideri non portano la felicità, ma la verità.
Questa storia esplora l’idea che ciò che chiediamo rivela ciò che ci manca, ciò che temiamo e ciò da cui fuggiamo. Ogni desiderio di Ka-young, apparentemente semplice, porta con sé delle conseguenze che la costringono a guardare negli angoli più bui della sua anima.
Uno dei messaggi più forti è che la magia è inutile se noi stessi non siamo pronti ad impegnarci per un cambiamento, questo a dimostrare che la magia mette a dura prova la morale dell’uomo e non può essere usata come una facile scorciatoia verso l’obiettivo che si vuole raggiungere.
Questa è una serie da non perdere perché è romantica senza essere sdolcinata, ha la giusta dose di fantasy che non disturba la visione nemmeno a chi non è amante del genere, sa essere dolorosa in alcuni punti ma senza essere pesante, è divertente nei momenti giusti grazie all’ironico e insolente Iblis ed infine mostra una crescita emotiva seria ed importante arricchita da un pizzico di leggerezza. Arrivati all’ultimo episodio, questa storia resta nel cuore perché parla di qualcosa che tutti noi conosciamo: il desiderio di essere visti, compresi e scelti, con la paura delle conseguenze che tutto questo comporta perché non esiste desiderio innocente, nel momento esatto in cui lo si pronuncia, si sceglie chi si vuole diventare.
“non volevo il tuo cuore, volevo che il mio tornasse a battere”






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