Carolina è una piccola bambina di 6 anni che ha profondamente risentito della separazione dei suoi genitori. Vive con la madre nella nuova casa del compagno il quale, per modi e maniere, si dissocia completamente dalla figura paterna amorevole che la piccola tiene ancorata nel profondo del suo cuore.
Una situazione che viene palesemente somatizzata dalla piccola protagonista che cerca di nascondere tutto il suo dolore nelle piccole cose di tutti i giorni, ma tutto ciò che l’esterno ha seminato nel suo animo diverrà presto una tragica tempesta.
Il regista australiano Michael Rowe presenta la sua seconda opera sulla trilogia della solitudine al Festival del cinema di Roma 2013 dopo il successo di Año bisiesto che lo ha portato a vincere nel 2010 la Camera d’Or a Cannes.
Una pellicola priva di colonna sonora e movimenti macchina ricercati, che isolano il contesto da una narrazione comune agli standard cercando nel modo più naturale e possibile di trasmettere il forte senso di disagio provato dalla giovane protagonista. Quasi un documentario introspettivo sull’animo umano, che cerca il pieno coinvolgimento da parte dello spettatore nel momento più difficile di un infante incapace di esprimere un dolore che lentamente arriverà a soffocare ogni suo più intimo momento.
Un cast ristretto, che ruota satellite intorno alla bravura della piccola Zaili Sofia Macias che riesce con la sola fisionomia del viso e tramite la profondità dei suoi sguardi a rendere palese e quasi tangibile su schermo il dolore di un rapporto ormai sempre più alla deriva.
Una centralità che esclude per quasi tutto il percorso narrativo le figure adulte, presentate in scena quasi esclusivamente per generare una privazione emotiva o uno sconforto alla piccola Carolina.
Una sofferenza che sfocerà in una delle più imprevedibili reazioni che concluderanno la narrazione portando la stessa protagonista a livellare ciò che amava essere in ciò che qualcuno vorrebbe che diventasse.
Un film che affronta una tematica sempre attuale, isolando quadro dopo quadro, tutte quelle piccole micro lesioni dell’animo infantile che portano spesso ad una rottura emotivamente insostenibile.
Ma la grave pecca di questa messa in scena, per quanto paradossalmente corretta da molti punti di vista, è proprio il continuo isolamento dell’immagine contornata esclusivamente dai rumori di ambiente che tendono a frenare più che mandare avanti il messaggio finale.
Un’opera di nicchia, tangibile quasi esclusivamente per chi ha solcato in vita le stesse onde della protagonista, non arrivando a completare la sua empatia emozionale con un pubblico più vasto.
In concorso al Festival di Roma 2013.
Proiezioni in replica sul programma online del sito www.romacinemafest.it
Scheda film
Titolo: Manto Acuìfero
Regia: Michael Rowe
Cast: Tania Arredondo, Arnoldo Picazzo, Zaili Sofia Macias
Genere: drammatico
Durata: 79’
Produzione: –
Distribuzione: –
Nazione: Messico
Uscita: 09/11/2013 (Festival Internazionale del Film Roma).
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