La Cina sbarca al Festival di Roma, ma non nei toni magniloquenti e pomposi tipici del suo cinema ma con un film molto intimo e personale, Blue Sky Bones di Jian Cui.
Il film inizia subito con un flash-back del protagonista su uno degli eventi che più ha caratterizzato la violenta separazione dei genitori, terminata con la madre che in preda ad un attacco d’ira per l’allontanamento forzato del figlio da parte del padre, in maniera involontaria spara e ferisce quest’ultimo senza però ucciderlo. Ricordato questo drammatico episodio, inizia un racconto, che poi sarà il film con l’onnipresente voce del figlio protagonista, che prendendo spunto dalla storia dei suoi genitori in gioventù e quindi anche della Cina comunista di quei tempi (anni 70) fa un bilancio della sua vita e di come le cose siano cambiate da quel giorno in cui la sua famiglia di fatto si sfaldò.
In un continuo gioco di flash-back e richiami al presente il film avanza per gradi de-costruendo e ricostruendo la storia dei 2 genitori nel passato e la storia ai giorni d’oggi del figlio, infelice dell’epoca in cui vive e nostalgico di un tempo passato (quello dei genitori) che ricorda solo tramite i libri o in maniera indiretta.
Il filo conduttore tra il figlio e la madre è una canzone scritta da quest’ultima, su ispirazione dei ribelli e “borghesi” gruppi rock americani, che le costò l’espulsione dal partito comunista e l’allontanamento dalla persona amata di allora, per ripiegare solo poi in seguito sul marito da cui nascerà l’infelice e tragico matrimonio.
In un incomprensibile e intricato pastiche di elementi ( con l’aiuto di grossolani buchi di sceneggiatura) che collega la suddetta canzone con virus per il computer, concerti grotteschi e riflessioni banali sul senso dell’esistenza si giunge al lieto ma affrettatissimo finale un po’ spiazzati e decisamente confusi.
Vista la trama contorta e decisamente abbozzata dare un giudizio a Blue Sky Bone non è decisamente semplice, anche perché cambia registro in continuazione senza dare un punto di riferimento preciso cui appigliarsi lasciando lo spettatore tra l’affranto e il basito.
Da storia del trash la canzone (rappata?) nell’improvvisato concerto in streaming online, con l’arrivo inspiegabile della “cyber polizia”.
Forse non il più brutto film del festival ma sicuramente il peggiore.
Scheda film
Titolo: Lanse gutou (Blue Sky Bones)
Regia: Cui Jian
Sceneggiatura: Cui Jian
Cast: Zhao Youliang, Ni Hongjie, Yin Fang, Huang Xuan, Huang Huan, Guo Jinglin, Lei Han, Tao Ye
Genere: drammatico
Durata: 101’
Produzione: –
Distribuzione: –
Nazione: Cina
Uscita: 13/11/2013 (Festival Internazionale del Film Roma)
Lascia un commento