Ci sarebbero tanti motivi per non vedere un film sulla Mafia. Perché è un tema ridondante, perché molti, purtroppo, sconoscono l’argomento o perché a tanti, troppi forse, non interessa. Ma non trovo nessuna valida scusa per non consigliare questo film di Pif. All’anagrafe Pierfrancesco Diliberto.
La storia. Palermo anni 70, nel capoluogo siciliano durante una sera come tante altre, mentre 4 killer travestiti da poliziotti sparano all’impazzata durante un agguato, viene concepito Arturo. Arturo è un bimbo come tutti gli altri, la sua vita, come quella di tutti noi isolani, si incrocia spesso con le vicissitudini di mafia che in quegli anni bruciano la terra e fanno vacillare le istituzioni.
Per la prima volta viene raccontata attraverso una pellicola, una storia normale che ha il volto dello stesso Arturo ma che assume anche la ferocia di Totò Riina o di Boris Giuliano che al mattino prendeva il caffè allo stesso bar o di quella di Rocco Chinnici, di Carlo Alberto Dalla Chiesa e delle vittime di mafia degli anni 70′-90′.
Per la prima volta in un film sulla mafia si ride, e si ride di gusto e di qualità. Perché pur sempre non dimentichiamo che di mafia si parla troppo e anche a sproposito, in tono grave e con un registro eccessivamente aulico per tutti. E’ un dovere imprescindibile ricordare le parole di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che consigliavano caldamente di affrontare la questione da un punto di vista culturale, di non pensare di risolvere il problema solo con la repressione, ma puntando e scommettendo sul peso culturale e generazionale, partendo da ogni piccola azione che “fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza”. Arturo è simbolo e testimonianza di come ogni singolo siciliano, almeno una volta nella propria esistenza si sia trovato in una situazione del genere a dover far i conti con il capo di turno o con la situazione “particolare” di turno che ogni santa volta scavalca la legalità ma che tutto sommato va bene (quasi) a tutti << basta che si vive tranquilli e che si lavora >>.
La Mafia uccide solo d’estate diventa un “pretesto” da divulgare a tutti: bimbi, ragazzini e anche grandi, perché no?! I dialoghi sono scorrevoli, le scene davvero esilaranti e i protagonisti fanno un bel lavoro di squadra per aggiungere quel romanticismo disarmante che diventa ciliegina sulla torta in quest’opera. Ma la raison d’etre è anche impegno di responsabilità verso le nuove generazioni, se ad un certo punto della nostra vita si prende la decisione di smettere di girarsi dall’altro lato o di smettere di pensare che ad ammazzare sono le “fimmine” si assume l’incarico di “farci carico” verso i nostri figli di spiegare cosa fosse la Mafia a Palermo, di cosa fosse la Mafia in Sicilia prima che loro stessi nascessero. Come in un epico “C’era una volta” e purtroppo c’è ancora, la battaglia e tutt’altro che terminata, la vera arma è lo spirito del saper rinnovarsi e nella propensione a riconoscere la cattiveria e la malignità. A fine film, si stenta a trattenere gli applausi.
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Scheda film
Titolo: La Mafia uccide solo d’estate
Regia: Pif – Pierfrancesco Diliberto
Sceneggiatura: Michele Astori, Pif, Marco Martani
Cast: Pif, Cristiana Capotondi, Ninni Bruschetta, Claudio Gioè
Genere: Commedia
Durata: 90’
Produzione: Offside con Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Nazione: Italia
Uscita: 28/11/2013
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