Sine Frontera , band originaria di Mantova , pubblica il suo ultimo album: I taliani.
Discograficamente, esordiscono nel 2003 con un album che porta il loro nome (“Sine Frontera” appunto) e da lì in poi pubblicheranno periodicamente un lavoro ogni due anni circa.
Fin dagli esordi, è chiaro il genere che li caratterizza: folk con incursioni nel rock ed influenze di musiche dall’accento nord europeo.
Nel 2007 esce la prima raccolta di live (“Live Tour”) che raccoglie il lavoro fatto fino a quel momento dal gruppo e che va ascoltato per avere una panoramica del contesto in cui ci si muove.
“Posizione orizzontale” rappresenta senza dubbio uno dei brani più trasmessi dalle radio indie.
Il titolo del nuovo album è già una provocazione, con il sostantivo del nostro popolo volutamente storpiato e che anticipa in parte i temi affrontati: si parte da noi italiani, conosciuti nel mondo coi nostri pregi e difetti , per arrivare a considerazioni su tutto il genere umano .
Le tracce sono in tutto undici:
- I taliani
- Hombres
- No soy borracho
- La ruota
- Il villano
- Jesse il bandito
- Dietro il portone
- Camillo e Peppone
- Io son io
- Fiocco di neve
- Peace and freedom
“ I taliani ” affronta con un ritmo allegro tematiche importanti: “Questa è la canzone della terra mia, di una malattia made in Italia …la busta sottobanco, l’offerta per il santo”. Il ritornello è trascinante : “I Taliani brava gente” ed è volutamente ironico. Non è facile fare satira politica (e non solo ) in musica. Ma questo gruppo ci riesce benissimo, adottando uno stile personale e che non è riconducibile a nessun altro.
“Hombres” è un vero e proprio inno alla libertà dell’uomo. Essere sé stessi, sempre e comunque, non rinunciare alla propria libertà mentale ed andare avanti per la propria strada anche in un modo che sembra volercelo impedire .
Dopo queste due tracce, arriva una ballata ska: “No Soy borracho”, una storia d’amore ambientata durante la rivoluzione messicana di Zapata.
“Dicono che la vita, dicono che è una ruota, che a volte gira a fatica come una bici in salita, che a volte corre spedita come uno scatto in volata, una discesa impazzita sopra una bici sfrenata” è il ritornello de “La ruota” che mi ha fatto pensare alla vita di tutti i giorni, che a volte scorre tranquilla e altre rallenta come se certe difficoltà non dovessero passare mai.
Dario Fo, Mario Monicelli e Ugo Tognazzi sono gli ispiratori de “Il villano”, un’allegra e ritmata tarantella rivisitata che parte da teatro e cinema per esprimere un concetto (“Son villano son villano… anche se da signor me vesto”) decisamente attuale.
Un Robin Hood americano cantato in stile folk è il protagonista di “Jesse il Bandito” ballata
che ricorda i ritmi di Bruce Springsteen.
Musiche irlandesi accompagnano il testo di “Dietro il portone “, in cui le parole di Primo Levi “E se questo è un uomo, uno fra centomila, non ricordo chi sono, non ricordo il mio nome, nel campo dietro il portone” vengono cantate in dialetto mantovano per parlare di un argomento tristemente noto: l’orrore dei campi di concentramento.
“Nemici da sempre, amici per sempre” è il ritornello di “Camillo e Peppone”, ottava traccia dell’album e scanzonato inno all’amicizia nel rispetto delle diverse idee altrui.
L’anima rock del gruppo si esprime appieno in “ Io son io” in cui le predominanti sonorità di archi e piano lasciano posto a batteria, chitarra e basso.
Un ritmo decisamente diverso caratterizza “Fiocco di neve”, una ballata romantica e d’atmosfera in cui la voce di Antonio Resta è lo strumento predominante e conquista l’ascoltatore.
“Peace and freedom “ è il pezzo che chiude l’album con un ritmo allegro e positivo.
Ciò che mi ha colpito di quest’album è la capacità di parlare di argomenti fin troppo noti con un accento personale e diverso mescolando sonorità tradizionali, come la taranta o il folk, a musiche irlandesi e nordeuropee.
La fisarmonica si fonde perfettamente con il piano, la chitarra acustica e i fiati e questo connubio regala leggerezza e piacevolezza a tutto l’album.
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