Linda Lovelace dopo aver recitato nel film hard più celebre della storia (Gola profonda – 1972) diventò l’icona femminile della rivoluzione sessuale degli anni Settanta, pochi però conoscono i brutali retroscena della sua carriera. Prostituzione, violenze e coercizione per mano di un marito che vide nel corpo e nella pratica sessuale della moglie una proficua produzione di incassi (di cui l’attrice prese una millesima parte). Rob Epstein e Jeffrey Friedman, apprezzati registi di documentari e di biografie “difficili” (Urlo), raccontano la storia vera di come l’attrice arrivò alla cinematografia erotica.
Dietro il sorridente viso acqua e sapone della pornodiva più famosa di tutti i tempi giace l’ombra della paura. <<Chi l’ha conosciuta potrà capire la mia vicenda>> afferma Linda negli abiti della brava Amanda Seyfried: figlia di una rigida educazione religiosa alla quale inizialmente si ribella con l’aiuto del marito. Trasgressione e conquista del sé che però trascineranno l’ignara 22 enne nel successo di una gabbia dorata.
La storia di Linda Susan Boreman è qui divisa tra il debole idillio del fidanzamento e l’incubo del matrimonio durante il quale, per sopravvivere, fu costretta a diventare il proprio alter ego Linda Lovelace.
Epstein e Friedman inquadrano quell’abbuffata di sesso hipster che ebbe il boom durante gli anni Settanta e trovò dimora fissa nell’impero di Hugh Hefner (l’allora giovane papà di “Playboy” interpretato da James Franco). Il lodevole obiettivo di raccontare la storia dal punto di vista psicologico salta all’occhio, ma l’effetto (più o meno velato) barcolla sul pietismo marcando la redenzione dell’anima e del corpo dell’attrice. Più che vittima Linda appare una principessa in ostaggio, più che innocente sembra spesso melodrammatica. Il sentimento meglio espresso dalla Seyfried è la solitudine dilaniante nella quale l’attrice fu obbligata a recitare una parte, dentro e fuori dal set, ma i ruoli più forti del film sono quelli a lei contrapposti: ad esempio la durissima madre Dorothy Boreman interpretata dalla valida Sharon Stone, o l’infido marito incarnato da Peter Sarsgaard.
Colpa anche di alcuni personaggi poco approfonditi (come il padre di Linda Robert Patrick), il film non raggiunge lo stomaco. Resta un prodotto efficace con cui mostrare quanto sia labile il confine tra l’accessibilità al mondo del porno e la mercificazione femminile, ma chi dirige si mette al sicuro inquadrando la faccenda con un occhio soft e l’altro di superficie. Come dire, non è volgare, ma pure troppo conciliante.
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Scheda film
Titolo: Lovelace
Regia: Rob Epstein, Jeffrey Friedman
Sceneggiatura: Andy Bellin
Cast: Con Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Hank Azaria, Adam Brody, Bobby Cannavale, James Franco, Debi Mazar, Chris Noth, Robert Patrick, Eric Roberts, Chloë Sevigny, Sharon Stone, Juno Temple
Musiche: Stephen Trask
Genere: biografico
Durata: 90’
Produzione: Eclectic Pictures in collaborazione con Untitled Entertainment, Animus Films e Telling Pictures
Distribuzione: Barter Multimedia
Nazione: Usa
Uscita: 8/05/2014.
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