“Ho scordato un cavallo in cantina” è il singolo che anticipa l’omonimo album d’esordio di Erika Biavati.
La canzone racconta di un sogno, in cui la protagonista ritrova in cantina un cavallo in fin di vita, da lei stessa dimenticato. L’atmosfera cinematografica viene enfatizzata sia dal testo che dalla parte musicale, che presenta volutamente delle disparità ritmiche, per portare l’ascoltatore ad un climax emotivo, in sintonia con lo scorrere del pezzo. Il cavallo dimenticato rappresenta il senso di colpa, la paura di non essersi presi cura di chi ne aveva bisogno. L’ arrangiamento è basato sulla commistione dei diversi suoni e dalle dinamiche musicali che vedono la massima forza nel ritornello, nel quale la protagonista non si capacita di una tale situazione e si racconta, nel suo intimo e spasmodico cercare di non dimenticare. La voce è espressione di questo viaggio onirico ed emotivo. Al risveglio le sensazioni restano vive e resta il bisogno di chiedere perdono.
Il videoclip di questo brano, (riprese Donato Testoni, montaggio Simone Masina) si ambienta in 2 luoghi differenti, in momenti diversi. La fabbrica è un luogo in disuso, ma molto illuminato, in piena estate. Nelle riprese fatte al mare siamo poco dopo il tramonto, in inverno. In entrambe le situazioni l’atmosfera è desolata, solitaria, quasi surreale. Erika si trova nella fabbrica, con un abito molto elegante, in forte dissonanza col setting, per sottolineare il contrasto tra ciò che cerca di essere (precisa, affidabile, matura) e ciò che scopre essere (distratta, superficiale, inaffidabile). Nelle scene sulla spiaggia si rappresenta il lento contatto con la parte più nascosta di sé, la presa di coscienza della non perfezione. Erika canta in mezzo al mare, con i vestiti addosso, come se non le interessasse più ciò che la circonda.
Un disco, quello di Erika Biavati, che pone l‘attenzione sugli angoli nascosti dell’animo umano, raccontati con grande profondità compositiva, maturata negli anni anche grazie al percorso lavorativo che vede Erika al sostegno di persone con disagio psicofisico. Le sonorità dei brani oscillano dalle atmosfere più acustiche, in cui primeggiano contrabbasso, fisarmonica, pianoforte, chitarra folk, fino ad espressioni musicali ricche di loop elettronici, dando vita ad un album di notevole spessore artistico, capace di essere al tempo stesso semplice e raffinato. Grazie alla raccolta fondi sostenuta tramite Musicraiser, è stato possibile realizzare questo disco dando anche un piccolo aiuto economico alla Cooperativa Sociale Campi D’arte, la cui sede è stata distrutta dal terremoto in Emilia Romagna nel 2012.
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