I film della Marvel raccolgono ormai sempre più successo al botteghino dimostrando la passione e l’affetto del pubblico per i supereroi creati da Stan Lee. Se è vero che per i film targati Marvel si intende, chiaramente, anche le varie serie legate a personaggi di primo piano quali Spiderman e Wolverine, giusto per citarne due, è però altrettanto vero che con l’uscita dei film dedicati ai personaggi che fanno parte del gruppo denominato ‘The Avengers‘ il boom è stato definitivo. Le pellicole che vedono per protagonisti Ironman, Captain America e Thor (meno fortunato il caso di Hulk) oltre che, ovviamente, il campione di incassi ‘The Avengers‘, sono diventati ormai dei punti fermi per i fan di tutto il mondo che aspettano con trepidazione l’uscita dei nuovi film dei propri eroi preferiti.
Ultimo di questi, in ordine cronologico, è stato ‘Captain America – The Winter Soldier‘, secondo capitolo della saga dedicata al soldato più famoso del mondo interpretato dallo statuario Chris Evans. Il film è stato, come era prevedibile, un successo d’incassi anche nel nostro paese grazie ad una trama coinvolgente e ben studiata e a delle scene di combattimento mozzafiato. A curarne la fotografia è stato Trent Opaloch, che aveva già lavorato in altri film di spessore quali ‘Elysium‘ e ‘District 9‘, che gli valse anche una candidatura ai BAFTA, e che a quanto pare dovrebbe tornare a lavorare sul set del prossimo e probabilmente ultimo capitolo dedicato al super-soldato nel gennaio del prossimo anno. Abbiamo contattato in esclusiva per MyReviews il direttore della fotografia canadese per parlare con lui del suo lavoro, delle sue esperienze e dei suoi progetti futuri.
‘Captain America- The Winter Soldier’ è stato il suo ultimo lavoro. Cosa può dirci riguardo a ciò che ha fatto in questo film? Ha operato delle scelte artistiche diverse da quelle fatte per altri suoi lavori?
Il mio approccio generale al lavoro di ripresa e alla realizzazione di un film è quello di raccontare la storia in un modo molto semplice e coinvolgente in modo che il pubblico possa sentirsi dentro al momento della scena o dentro all’azione. E’ facile farsi ammaliare dall’idea di utilizzare un tipo di ripresa che possa sembrare pazzesco ma spesso questo andrebbe contro l’idea di far immedesimare lo spettatore in ciò che sta succedendo. A volte riguardo alcuni dei lavori passati che ho fatto e le cose che trovo più imbarazzanti sono i momenti in cui ho optato per una determinata ripresa solo perché era spettacolare piuttosto perché fosse funzionale al raccontare la storia. La sfida per quanto riguarda ‘Captain America’ è stata proprio quella di girarlo in una maniera più realistica possibile in modo da portare ‘il capitano’ nel nostro mondo reale, piuttosto che presentarlo semplicemente come un supereroe in costume di un film sui fumetti. I film della Marvel hanno tantissimi fan molto appassionati e attenti, quindi tu devi trovare una via di mezzo per girare il film in un modo realistico affinché non sembri eccessivamente fantastico ma reale, pur avendo comunque un certo impatto visivo e un certo fascino.
In un film ricco d’azione e di scene di lotta come questo quanto può essere importante il lavoro del direttore della fotografia? Cosa si può fare per rendere al meglio le scene?
Io penso che girare scene di combattimenti all’esterno durante il giorno, sia corpo a corpo che sparatorie, possa essere davvero difficile per quanto riguarda la prospettiva dell’illuminazione. Spesso con questo genere di cose non ottieni immediatamente i risultati che vorresti avere perché nel frattempo copri la scena con un grande numero di macchine che riprendono in ogni direzione. In un film come questo hai tantissimo lavoro da fare in un giorno e alcune volte devi sacrificare la luce che vorresti in queste sequenze di azione per riuscire a fare tutto ciò che devi in quella giornata. Ci si può aiutare sistemando magari la scena in un modo che l’ambiente naturale possa essere d’aiuto. Ti faccio un esempio: si può girare la scena da una costruzione che compensa gli squilibri di luce e che protegge il tutto dall’esposizione diretta ai raggi del sole. Molto spesso devi essere bravo anche a lavorare su questo, cioè proteggere la continua illuminazione del film rispetto allo spostarsi del sole e ai cambiamenti climatici, specie quando si tratta di riprese simili che avvengono in più giorni.
In questo film lei ha lavorato con molti attori importanti quali Chris Evans, Scarlett Johansson e Samuel L. Jackson. Secondo lei quanto può essere importante per il suo lavoro la qualità del cast? C’è qualcuno di questi che l’ha particolarmente impressionata?
Avere il giusto cast in un film fa la differenza ed è ciò che perfeziona o distrugge quello che tu stai facendo sul set. Non c’è nulla di più importante di ciò che fanno loro davanti alla telecamera. La mia sfida è quella di riuscire a ‘illuminarli’ lasciandogli la libertà di fare ciò che devono fare e senza essere troppo intrusivo in quel particolare momento. Quando le cose girano per il verso giusto in una scena con gli attori tutto è perfetto, e penso che si possa ottenere davvero tanto quando puoi assistere ad una performance o ad un momento particolarmente accattivante. Io sono rimasto davvero colpito guardando ogni giorno Sam Jackson: è una persona fantastica oltre che un attore strepitoso.
Ha lavorato anche in ‘District 9’, un bellissimo film che ha ricevuto molti premi. Per questo film lei è stato candidato ai ‘BAFTA’ per la ‘Miglior Fotografia’ ma non agli Academy. Che cosa pensa debba fare un direttore della fotografia oggi per vincere un Oscar?
E’ stato un immenso onore essere candidato ai BAFTA per ‘District 9’. Questi premi sono una cosa importantissima e di alta classe a Londra, e quella notte è ancora un ricordo speciale per me. Non mi è mai piaciuto particolarmente guardare le serate di premiazioni da spettatore, in genere guardo poi i risultati l’indomani, ma sia le serate dei Bafta che quelle degli Academy sono entrambe esperienze incredibili, seppur molto diverse e con caratteristiche differenti. Sull’altro discorso invece, non penso che io possa offrire dei validi consigli finché non sarò candidato o non vincerò un Oscar. Quello che posso dire è che devi fare solo il tuo lavoro e sperare che il film abbia successo in modo che attiri di più l’attenzione della gente.
Oltre a ‘Captain America’ e ‘District 9’, ricordiamo anche ‘Elysium’ e molti cortometraggi tra i suoi film. Per quale tra questi ha avuto più difficoltà nel compiere il suo lavoro e quale film invece la rende più orgoglioso per ciò che ha fatto?
‘District 9’ è stata l’esperienza più pura di realizzazione di un film che io abbia mai fatto, dato che avevo solo un gruppetto di persone sulla location per realizzare il film, ma anche se avevamo una piccola crew fu un’esperienza bellissima. Per ‘Elisyum’ e ‘Captain America’ invece il discorso è diverso perché si tratta di produzioni molto più grandi con molta più organizzazione e pianificazione e tu devi preparare già da prima ciò che devi fare per farti trovare pronto e, in questi casi, una volta che sei sul set si tratta solo di eseguire ciò che hai progettato. La particolarità di ‘District 9’ è stata anche questa: era come se noi potessimo cambiare ciò che volevamo senza preoccuparci di ciò che si sarebbe pensato ed è una libertà che non hai nelle grandi produzioni cinematografiche. Ciò che è bello invece nei grandi film è che hai il tempo e i mezzi per raccontare bene la storia e che puoi lavorare con una crew incredibile e con tanta esperienza.
Quali sono i suoi piani per il futuro? Sta già girando altri film e cosa le piacerebbe fare in futuro?
Dopo aver terminato ‘Captain America’ sono andato in Sud Africa per girare ‘Chappie’ di Neil Blomkamp (film previsto per il 2015 e che vedrà tra i protagonisti S. Copley, protagonista del già citato ‘District 9′, e Hugh Jackman ndr) e quindi lo scorso anno è stato un anno davvero impegnativo dato che ho avuto solo una settimana e mezzo tra le riprese dei film. Ora sono tornato a girare qualche spot per un po’, a rilassarmi e, nel frattempo, a leggere le sceneggiature dei film futuri. Ora credo che inizieremo a girare ‘Captain America 3’ dal gennaio del 2015 e quindi se girerò quello preferirei continuare con gli spot, che sono meno impegnativi, fino ad allora. Se dovessi far altro, oltre ciò che faccio, mi piacerebbe lavorare al montaggio dei film. Non so se potrei andare d’accordo con l’idea di vivere e lavorare per mesi dentro una stanza buia ma mi piace molto l’arte e il lavoro di chi racconta una storia attraverso il processo di montaggio, ho avuto il piacere di sedere accanto ad alcuni grandissimi direttori del montaggio ed è stato un vero piacere per me vederli lavorare.
Francesco dice
Molto interessante. Bella intervista. In Effetti The Winter soldier in alcune parti sembra più un Acton moovie che un film sui superpoteri.