LOOK OF SILENCE – Partecipano Joshua Oppenheimer, Adi Rukun, Signe Byrge Sørensen
Alla presenza del visionario regista Joshua Oppenheimer e del testimone protagonista del suo docu-drama, Adi Rukun si è svolta nella cornice della 71esima Mostra di Arte Cinematografica di Venezia la conferenza stampa di uno dei film più attesi in concorso al Festival. Presente anche la produttrice danese Signe Byrge Sørensen.
Titoli di coda pieni di Anonimi, cosa significa? Visto che si è andato contro il governo i protagonisti stessi del film rischiano qualcosa?
(J. Oppenheimer)
Se la loro identità divenisse nota ovviamente, come in The Act of Killing, esporremmo tutto il cast a rischio. Lo stesso Adi è stato messo a rischio. Abbiamo cercato di trarre il meglio da una situazione terribile. L’indicazione degli Anonimi significa che purtroppo non molto è cambiato in Indonesia.
L’abbiamo vista a Milano l’anno scorso e ci ha detto che non è più una persona gradita in Indonesia. “Il film all’ interno del film” in cui i due capi delle squadre della morte raccontano le loro crudeltà è stato prodotto prima di Act of Killing? Qual è il mistero riguardo gli esseri che si spostano all’inizio e alla fine del film nella mano della signora?
(J. Oppenheimer)
I fagioli che si vedono nel film contengono al loro interno una farfalla che usa quel fagiolo come un bozzolo. Per quanto riguarda il vecchio filmato contenuto nel film, è stato girato tra il 2003 ed il 2005 prima di Act of Killing dunque. Questo lavoro effettuato nel Paese è stato effettuato in un periodo precedente rispetto alla prima di Act of Killing. Dopo mi sono reso conto che non sarei potuto tornare in sicurezza nel Paese.
Generalmente lei ha utilizzato delle immagini bellissime nel film. Come le ha scelte, come ha gestito il contrasto tra alcuni elementi visivi bellissimi e la brutalità degli episodi narrati.
(J. Oppenheimer)
– Io volevo immergere lo spettatore in questo silenzio in cui i sopravvissuti devono trascorrere la loro vita. Ho cercato di narrare le atrocità con un barlume di ottimismo. Alla fine del film possiamo creare una sorta di pausa per poter esprimere il nostro ricordo per quelle vite che non torneranno mai fra noi. Voglio che per un momento ci fermiamo e guardiamo a questo silenzio che segue l’atrocità.
Perché la frase finale: “non esitate a fare delle foto”?
(J. Oppenheimer)
Ho incontrato Adi molto tempo fa. Effettivamente i testimoni sono minacciati dalle milizie affinché non dicano niente. Parlare del fratello e della sua morte fa parte di un ripristino della salute mentale in questo mondo malsano e perverso. Tutti stavano parlando dell’assasinio di Ramli: ma Adi è nato dopo questo brutale evento e quindi non aveva la paura che gli altri avevano. Dopo le minacce ricevute dal governo durante lo sviluppo del film, Adi ha cominciato a comprendere la paura che vi era nella sua famiglia.
(Adi Rukun)
Volevo semplicemente che chi ha ucciso ammettesse di avere ucciso. Volevo semplicemente che loro accettassero di aver ucciso e di ammettere di aver sbagliato. In questo modo potremmo vivere insieme ed era questo che io volevo in questi confronti ed è per questo che ho proposto questo incontro, poiché viviamo in un’unica comunità frammentata e divisa. Voglio soltanto che tutto questo abbia fine.
Ha l’impressione che alla luce di quello accaduto questi assassini abbiano compreso i loro atti, o che la loro sia soltanto una performance?
(J. Oppenheimer)
I miei film non sono delle performance, ma dei docu-drama in cui il personaggio interpreta se stesso. Questo film tratta una menzogna nazionale, e quando vi è effettivamente bisogno di affrontare quello che è successo ed il vuoto morale che si crea quando una società viene costruita su una menzogna, The Look of Silence interviene proprio in quel vuoto, con un film grazie al quale la gente riesce a parlare di ciò che è successo, insieme allo stesso Act of Killing. Il film finisce in un caos totale con la storia della vedova ed i suoi figli, ma allo stesso tempo indica che non ci può essere una riconciliazione tramite i singoli, ma che è necessaria l’istituzione di comitati sul modello dei comitati sudafricani o il processo di Norimberga. In Indonesia è necessario un processo politico.
Tra questo film e The Act of Killing c’è una reale differenza? Quale?
(J. Oppenheimer)
In The Act of Killing c’è un confronto diretto, mentre qui vi è una progressione in cui è Adi che deve fare le domande più dure. Non sono più io che devo fare delle domande, ma i diretti sopravvissuti.
Che speranze ha che questa riconciliazione possa avvenire alla luce di questo film?
(Adi Rukun)
Per le future generazioni sono certo che vi sarà la possibilità di migliorare le cose. Per coloro di noi che sono ancora vivi sarà difficile cancellare il trauma .
C’è stata una reazione ufficiale da parte del governo indonesiano nei confronti di The Act of Killing e di questo nuovo film?
(J. Oppenheimer)
Il governo indonesiano non è completamente consapevole di questo film. The Act of Killing è stato mostrato sia segretamente che ufficialmente anche nella versione originale ed è stato visto milioni di volte, ed è riuscito ad aprire lo spazio per un dibattito nazionale sul genocidio. Il governo ha fatto il possibile per evitare di parlare del film, fino a quando la pellicola è stata nominata per l’Oscar. Da lì in poi è stato inevitabile.
Il ruolo di ottico ed oculista su cosa è basato?
(Adi Rukun)
Questo è il mio lavoro. Quando ho finito la scuola ho trovato lavoro nel negozio di un ottico. Ho fatto il mio apprendistato per arrivare a fare questo mestiere e ho cominciato a vendere occhiali porta a porta, ed è tutt’ora il mio lavoro ogni giorno.
Si nota la grande delicatezza impiegata nell’affrontare il tema. Ci sono scene eliminate?
(J. Oppenheimer)
No, se avessimo notato che il potere emotivo della scena fosse eccessivo, non l’avremmo mostrato. Ci sono un rispetto ed una cura che percorrono tutto il film. Forse sono andato oltre una linea che Adi non avrebbe mai valicato.
Sembra che ormai non possa fare a meno di questo argomento, come se questa tematica faccia ormai parte della sua vita visto che è più di 10 anni che la tratta.
(J. Oppenheimer)
Questo argomento mi ha catturato, ci lavoro da 10 anni. Credo che questo argomento mi stia lasciando andare, mi mancheranno l’Indonesia e Adi e tutta la troupe anonima indonesiana. Userò lo stesso metodo per dei contenuti e dei contesti diversi.
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