Uno degli artisti più poliedrici e duttili del panorama italiano, e allo stesso tempo uno dei più controversi. O lo si ama, o lo si odia, Pier Paolo Pasolini. O si ama o si odia una vita di contrasti, ambiguità, stranezze e arte, culminata in quella notte del 2 novembre 1975 quando fu ritrovato senza vita nei pressi del mare di Ostia, brutalmente percosso, investito e quindi ucciso da tre o quattro ragazzi.
Forse il film italiano più ambizioso in concorso a Venezia 71, Pasolini è il figlio naturale dell’incalcolabile stima di Abel Ferrara nei confronti del regista bolognese. Obiettivo primo dell’opera è ricostruire in brevi sequenze le linee guida dell’esistenza di Pasolini, per poi dilatare la pellicola concentrandosi sull’ultimo giorno di vita dell’artista. Ultimo giorno che non è altro il massimo sunto della sua esistenza; in esso infatti si racchiudono tutte le controversie, ambiguità e sofferenze che culminano nel tragico evento di quella notte.
Il ritratto di Pasolini è appena accennato. Willem Dafoe, oltre che una stretta e convincente somiglianza, mostra con pochi gesti e scene il carattere di Pasolini, ne delinea i rapporti con le persone, con le idee altrui, con il mondo. Interviste e dialoghi casalinghi diventano piccole opportunità di scoprire aspetti del suo carattere e della sua vita sempre con piccoli accenni. Inevitabile l’insistenza di Ferrara sugli aspetti più chiacchierati della vita del protagonista: sodomia e omosessualità la fanno da padrona all’interno di scene forti, pesanti e che appaiono fin da subito piuttosto inadeguate.
Tutto ciò che di buono è costruito dall’ottima interpretazione dell’attore del Wisconsin, impeccabile nell’atteggiamento e perfettamente calato nella parte, viene terribilmente penalizzato da una regia ed una sceneggiatura non all’altezza. Il nome di Ferrara smette di essere una garanzia, con il regista del Bronx che perde in fretta le redini della pellicola, incastrando forzatamente Eduardo de Filippo (interpretato da Ninetto Davoli, storico attore di Pasolini) e le sue Salò o le 120 giornate di Sodoma/Porno-Teo Kolossal all’interno del film stesso. Il risultato è pessimo, con la sceneggiatura che si frammenta, e l’attenzione che si allontana dalla figura di Pasolini per essere poi ripresa soltanto nel finale. Perplessi ci hanno inoltre lasciato le scelte del linguaggio, che spazia dall’inglese, all’inglese maccheronico, passando per italiano ed accenni di francese. Lo stesso Willem Dafoe è inizialmente doppiato, per poi sfoggiare un imbarazzante italiano americanizzato che nulla a che spartire con Pasolini (e non possiamo nemmeno farne una colpa all’attore, reo di aver seguito le folli direttive di Ferrara).
In conclusione, assistiamo ad una splendida prova di Dafoe in parte vanificata da scelte discutibili e talvolta assolutamente non condivisibili. La vita di Pasolini è uno degli argomenti più interessanti e discussi della letteratura e dell’arte italiane in generale, ma il film è in alcuni aspetti così superficiale da soffermarsi su dicerie e ambiguità in modo spinto e assolutamente non necessario, oltre che banalizzare alcuni aspetti. Pasolini, o lo si ama, o lo si odia, dicevamo. In questo caso non ce n’è nemmeno data la possibilità.
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Scheda film
Titolo: Pasolini
Regia: Abel Ferrara
Sceneggiatura: Maurizio Braucci
Cast : Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastrandrea, Giada Colagrande, Adriana Asti, Maria de Medeiros
Genere: Drammatico
Durata: 87′
Produzione: Capricci Production, Urania Pictures, Tarantula, Dublin Films, Arte France Cinèma
Distribuzione: Europictures
Nazione: Francia, Italia, Belgio
Uscita: 25/9/14
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