Presentato in concorso alla 70a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e candidato al premio Oscar come miglior film d’animazione, “Si alza il vento” rappresenta l’opera più realista, matura e intima di Hayao Miyazaki, pioniere dello Studio Ghibli. Annunciando il suo ritiro, Miyazaki si congeda con i titoli di coda del suo ultimo capolavoro, trasportandoci in una corrente emozionale che oscilla tra realtà e finzione. “Si alza il vento” rispecchia i sentimenti più profondi del regista quasi fosse una proiezione di se stesso nei panni del protagonista, toccando i temi a lui più cari (l’odio nei confronti della guerra, il volo, l’amore per la vita e per le donne), in quello che potremmo definire un commovente testamento autobiografico. Per la prima volta, Miyazaki abbandona la meravigliosa visione fantastica delle sue produzioni passate e la sua forte attenzione nei confronti dell’infanzia, per lasciar spazio a tematiche più profonde e dolorose, mirate a far riflettere un pubblico più adulto, lasciandoci con un messaggio ben chiaro: nonostante tutto, pur calpestando le macerie di ciò che con fatica abbiamo costruito e inseguito per una vita intera, bisogna tentare di vivere. Salvo sorprese, torneremo a parlare di Miyazaki a novembre, mese in cui l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences gli conferirà l’Oscar onorario alla carriera.
“Si alza il vento” è la storia di un giovane visionario, Jirō Horikoshi, che insegue il proprio sogno: diventare un pilota d’aerei. Impedito a realizzarlo a causa della sua miopia, ritrova l’entusiasmo incontrando durante un sogno il famoso progettista d’aerei Giovanni Caproni che lo sprona a far emergere il suo talento. Cinque anni più tardi, a bordo di un treno diretto a Tokyo, un soffio di vento fa volar via il cappello di Jirō, preso al volo da una ragazza di nome Nahoko. Pochi attimi dopo, durante il viaggio, il devastante terremoto di Kanto (1923) semina caos e distruzione, costringendo il treno a fermarsi. Jirō si prende cura della domestica che accompagna Nahoko, rimasta ferita nell’incidente, scortandole sino a casa per poi riprendere il proprio cammino che lo porterà a terminare gli studi come ingegnere aeronautico prima di raggiungere importanti traguardi con i propri progetti cartacei. Il destino farà incontrare casualmente Jirō e Nahoko dieci anni più tardi. Da quel momento in poi, la ragazza si prenderà cura dell’amato, accecato dal proprio sogno, che lo spingerà a realizzare “involontariamente” i nuovi velivoli usati durante la seconda guerra mondiale dai kamikaze nipponici.
Senza ombra di dubbio “Si alza il vento” è il prodotto più atipico di Miyazaki ma non per questo lo si deve considerare inferiore agli altri successi che gli hanno permesso di vincere importanti premi a livello mondiale. Un film che lascia pensare, scorrevole e intenso per le due ore di proiezione che ci hanno dato molti spunti riflessivi, sfogliando assieme a Jirō le pagine più drammatiche della storia giapponese e non solo. Un’uscita in gran stile per Hayao Miyazaki, accompagnato dal tema “Hikōki Gumo” di Yumi Matsutoya, e dalle note malinconiche del compositore Joe Hisaishi. Ci sarebbe molto altro di cui parlare ma è giusto lasciar alla vostra curiosità ciò che (volontariamente) ho voluto trascurare in questa recensione, per un film che non ha ricevuto i riconoscimenti che meritava, a fronte di ciò che rappresenta per il regista stesso. Grazie SENSEI!
« Le vent se lève!… il faut tenter de vivre »
(Paul Valéry, Le cimetière marin)
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=wknMIrb79eE]
Scheda del film
Titolo: Si alza il vento (風立ちぬ)
Regia e sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Musiche: Joe Hisaishi
Genere: Animazione
Durata: 126′
Produzione: Studio Ghibli
Distribuzione italiana: Lucky Red
Uscita: 20 luglio 2013 (Giappone), 13 settembre 2014
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