Che in Italia per le band non ci sia vita facile ormai è risaputo. Basta infatti osservare le classifiche discografiche degli ultimi mesi (o addirittura anni) per notare che, fatta eccezione per alcune costanti come Negramaro, Modà e simili, i gruppi che stazionano abitualmente nei piani alti delle classifiche sono davvero pochi. Paradossale se si pensa poi che proprio in Italia i grandi gruppi stranieri la fanno da padrone riempiendo stadi e palazzetti e vendendo milioni di copie per ogni disco. Sono i fan italiani a non capire le band del nostro paese, è l’industria discografica a non valorizzarli o semplicemente la richiesta non riesce a essere soddisfatta dai nostri gruppi? Difficile dirlo, specie generalizzando in una maniera così netta, bisognerebbe analizzare il problema in tutti i suoi aspetti e non è nemmeno sicuro che si troverebbe una soluzione univoca. Ma su una cosa non c’è dubbio: anche in Italia ci sono gruppi validi.
Fanno sicuramente parte di questa categoria i Santa Margaret, gruppo nato dall’incontro tra la cantautrice Angelica Schiatti e Stefano Verderi, chitarrista de Le Vibrazioni, a cui si sono poi uniti altri tre musicisti di grande spessore (Leonardo Angelicchio alle tastiere, Ivo Barbieri al basso e Marco Cucuzzella alla batteria). Grazie ad un sound che tocca diversi generi e ad un carisma davvero eccezionale, la band ha fatto subito parlare di sé guadagnandosi anche successi importanti come ad esempio la possibilità di aprire il concerto dei Deep Purple a Roma lo scorso anno. Oggi, dopo l’uscita del primo EP e dei successivi singoli, come ‘Riderò‘ e ‘Insonnia‘, i Santa Margaret hanno raggiunto un altro piccolo traguardo: due dei loro brani infatti faranno parte della colonna sonora del nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo. Noi di MyReviews abbiamo contattato in esclusiva Angelica Schiatti e Stefano Verderi per parlare con loro del progetto Santa Margaret e, più in generale, del loro lavoro.
Come e perché nascono i Santa Margaret e se doveste accostarli ad un genere musicale preciso quale sarebbe?
Stefano: Nascono quando Angelica e Stefano decidono di scrivere canzoni insieme, circa tre anni fa. Perché? Per l’incessante desiderio di esprimersi musicalmente e di unire le forze per farlo. Non amiamo molto auto-definire il nostro genere se non in modo generico, pop-rock in italiano. Preferiamo che sia l’ascoltatore a definire ciò che sente.
Una delle date più importanti per il vostro gruppo è stata sicuramente quando avete aperto il concerto dei Deep Purple a Roma. Cosa ricordate di quell’esperienza?
Angelica: Io ero preparata al peggio! Si sa che spesso gli opening act non sono ben accolti. Era per me la prima volta su un palco così grande, davanti ad un pubblico così preparato e rock, che non vede l’ora di sentire questa band leggendaria mentre noi stiamo suonando. E invece è stata una figata pazzesca! Ci hanno accolti benissimo, mi aspettavo pomodori ed invece sono arrivati solo applausi. Una carica d’adrenalina che non dimenticherò mai.
Di recente due vostri brani sono stati scelti per far parte della colonna sonora del prossimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo. ‘Riderò’ è il titolo del primo brano: come è nato questo pezzo e come lo descrivereste?
Angelica: E’ nato in una stanza d’hotel: avevo ricevuto una delusione che al momento mi sembrava enorme. Allo stesso tempo però ero anche convinta che tutto si sarebbe sistemato e che nel futuro avrei ricordato quel momento ridendo, perché sarebbe arrivata la mia rivincita. E così è stato.
Il secondo brano invece è ‘Vieni a gridare con me’ che sarà contenuto nel volume 2 del vostro progetto discografico, in uscita il prossimo anno. Cosa potete dirci invece riguardo a questo pezzo e riguardo appunto al disco di cui poi farà parte?
Stefano: Il brano parla di come si debba urlare a volte per farsi sentire. E’ stato registrato nella stessa sessione in studio coi 5 brani che sono stati scelti per questo primo EP. Il prossimo disco sicuramente conterrà tutti gli altri brani registrati, sempre su nastro in analogico, più altri brani che stanno nascendo in questi mesi, ma forse è prematuro parlarne. Essendo degli esordienti non abbiamo ancora un percorso ben definito, tutto può cambiare in base alle nuove prospettive e opportunità che ci si presentano davanti man mano.
I Santa Margaret rappresentano, in prospettiva, una delle più belle realtà per quanto riguarda le band del nostro paese. Per quanto però i gruppi spopolino nei paesi anglofoni e non, in Italia le band non hanno certamente vita facile discograficamente parlando. A cosa pensate sia dovuta questa difficoltà per i gruppi di affermarsi e di confermarsi nel corso degli anni nel nostro paese?
Stefano: Ti ringraziamo per il complimento. Parliamoci chiaro, in Italia non c’è una grande cultura del rock, genere in cui la band ha il suo perché. Le case discografiche italiane non hanno un grande culto della band: le band costano di più, le band litigano e sono inaffidabili, le band non funzionano in TV (tanto c’è l’orchestra che accompagna, no?). Ci si concentra troppo solo sui cantanti (anche per gli stranieri). Ma Mick Jagger non sarebbe Mick Jagger senza Keith Richards, e Freddie Mercury non sarebbe stato Freddie Mercury senza i Queen e infatti in Italia non nasceranno mai dei Queen o dei Rolling Stones, e non nascerà mai neanche un Keith Richards, eppure di musicisti bravi ce ne sono anche qua.
Quali sono i vostri progetti per il futuro e quali invece le vostre speranze?
Angelica: Nel futuro ci saranno sicuramente concerti. E’ difficile anche suonare dal vivo in questo paese, ma non voglio soffermarmi sulle difficoltà, quanto sulla voglia che abbiamo di portare la nostra musica live in giro.
Le speranze sono quindi quelle di poter suonare davanti a più persone possibili: nei club, nelle piazze o perché no, anche davanti a qualche Santo…
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