Il maestro Lucio Dalla lo considerava tra i musicisti migliori al mondo e, ascoltando alcuni dei suoi lavori, risulta davvero difficile dargli torto. L’artista in questione è Olen Cesari, violinista albanese che ormai da anni incanta con la sua musica tutto il mondo. A quattordici anni già diplomato, a diciassette laureato con lode al Santa Cecilia (e ancora oggi il più giovane violinista nella storia del conservatorio romano ad aver raggiunto questo traguardo), le premesse per una carriera stellare erano davvero ottime e le aspettative sul giovane violinista sono state rispettate. Un percorso ricco di collaborazioni con alcuni degli artisti più famosi in Italia e non solo, basti pensare ai Maroon 5, a Lenny Kravitz e a quella più duratura con il compianto Lucio Dalla.
Oggi Olen Cesari è una certezza della musica internazionale con un repertorio che spazia tra più generi e che lo ha portato ad essere apprezzatissimo non solo dai colleghi ma anche dai numerosi fan. Giovedì 27 novembre presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma l’artista, accompagnato dalla sua band International Clandestine Orchestra si esibirà in un concerto che unirà la musica all’idea poetica del mare, attraverso l’utilizzo di suggestive immagini degli oceani e delle meraviglie sommerse. Noi di MyReviews abbiamo contattato in esclusiva Olen Cesari per parlare con lui della sua carriera, dalle esperienze passate fino ai progetti per il futuro.
Come nasce questa tua passione per la musica, in particolare per il violino, e quale pensi sia la chiave per riuscire a spaziare abilmente tra diversi generi musicali come fai tu?
Ho cominciato a suonare da piccolo a 4 anni quindi per me suonare è come respirare. Non riesco nemmeno a immaginare la mia vita senza la musica. Il violino mi dà la possibilità di esprimermi al 100 %, con la musica racconto in modo naturale molte situazioni che possono far ridere o anche far piangere, situazioni che comunque dovrebbero far emozionare. La chiave di lettura essenziale nella musica è la curiosità, ti porta a mettere il naso in diversi generi e suoni e insieme alla tecnica finisci col poter fare ciò che vuoi, puoi sperimentare.
Il 27 novembre ti esibirai all’Auditorium Parco della Musica di Roma accompagnato dall’International Clandestine Orchestra. Cosa deve aspettarsi chi verrà a vedere il vostro concerto?
Il pubblico attraverso la musica sarà trasportato in un viaggio intorno al mondo. Eseguirò i brani più famosi di alcuni artisti, alternati a pezzi che ho scritto io passando per le “danze ungheresi” di Brahms e arriverò ai Led Zeppelin e a Jimi Hendrix
Un artista con cui hai collaborato a lungo durante il corso della tua carriera è stato Lucio Dalla. Che ricordi conservi di questo maestro della musica e dell’esperienza fatta con lui?
Lucio era un vero genio. L’aspetto che più mi dava da pensare era che lui era del popolo, apparteneva al suo pubblico. Non si rifiutava mai di parlare con la gente che lo fermava per strada. Attingeva dalla persone: componeva e creava per loro. Ho molti ricordi che mi legano a lui: ricordo in particolare una serata in cui dopo un concerto fatto insieme in uno dei teatri più importanti di New York andammo di notte a fare una jam session con dei musicisti di colore in un locale piccolissimo di Harlem. Era sorprendente.
Ma la lista di nomi con cui hai lavorato è davvero lunga e prestigiosa: da Bob Dylan a Lenny Kravitz, passando per Zucchero e i Maroon 5. Quali sono le collaborazioni che ricordi con più piacere e c’è qualche aneddoto particolare dietro ad alcune di esse? (Oltre ovviamente all’esperienza matura con il già citato Dalla)
Potrei raccontare tantissimi episodi legati alle innumerevoli esperienze ma penso che una tra le più divertenti sia stata quella che mi è successa 2 anni fa a Los Angeles durante un evento molto importante di beneficenza.Avevo appena finito di suonare e venne a farmi i complimenti Mick Jagger, cominciamo a chiacchierare un po’ e poi anche a suonare. Ad un certo punto gli ho chiesto di farci una foto insieme, mia madre è una sua fan e non potevo resistere all’idea di farle vedere che avevo chiacchierato con Jagger. Lui mi disse ok e voleva fare un selfie, ma io di quella foto volevo un ricordo più strutturato quindi chiesi di farci fare una foto al tipo che era seduto lì vicino. In un colpo solo avevo avuto i Rolling Stones e i Beatles perché la persona a cui avevo chiesto di farci una foto era Ringo Starr!
Una carriera ricca di soddisfazioni la tua salita come ad esempio quella di poter suonare davanti a Papa Giovanni Paolo II. Qual è stata la sfida più difficile per la carriera di Olen Cesari e cosa ricordi di quella giornata in cui hai suonato davanti al Papa?
La sfida più difficile è stata quella di 4 anni fa, smettere di suonare per gli altri e suonare per me. Non essere più la spalla di altri artisti è un bel salto. Della giornata con il Papa ricordo la sua umiltà, venne a salutarci nei camerini… e poi ricorderò per sempre i 2 milioni di persone.
Ma il concerto del 27 novembre è solo l’ennesima tappa di un percorso che ancora continuerà: quali sono i tuoi progetti futuri?
Per il momento dopo Roma parto per gli USA, Miami e New York. Poi andrò a Ginevra e Parigi.
Ho in mente poi il mio prossimo progetto che sarà più moderno del primo ma di questo parleremo in futuro.
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