Da Stoccolma al Cairo, continua il successo di Melbourne nei festival di tutto il mondo: il film di Nima Javidi, applaudito a Venezia come evento speciale d’apertura della Settimana Internazionale della Critica e al cinema dal 27 novembre, distribuito da Microcinema, ha conquistato infatti nei giorni scorsi tre importanti premi.
Al 25. Festival di Stoccolma, dov’era in concorso insieme ad altre 19 opere prime, seconde e terze (tra cui Foxcatcher e Lo sciacallo), il film ha ottenuto il Premio per la Migliore Sceneggiatura, per la sua capacità – si legge nella motivazione della giuria – nel “costringere lo spettatore a riflettere, a soffermarsi sulle conseguenze delle proprie azioni e su quanto sia complicato agire da esseri umani responsabili“. Una menzione speciale ha inoltre segnalato la fotografia di Hooman Behmanesh, capace di “trasformare l’appartamento in cui si svolge il film in un labirinto della mente”.
Ancora più fortunata la presentazione al 36. Cairo International Film Festival, uno dei più importanti appuntamenti cinematografici del mondo arabo, dove il film ha ottenuto il massimo riconoscimento, la Piramide d’oro.
Intanto anche la stampa internazionale punta gli occhi sul film: Variety, recensendo Melbourne dal Tokyo International Film Festival, saluta l’esordiente Nima Javidi come un autore “dall’enorme potenziale” e uno sceneggiatore “incredibilmente acuto”.
Melbourne racconta la storia di Amir e Sara, che da Teheran che stanno per trasferirsi in Australia per continuare i propri studi.
Nelle poche ore che li separano dal volo, i due stanno sistemando le ultime cose nel loro appartamento. Con loro, in casa c’è la figlia neonata dei vicini: la tata è dovuta uscire e l’ha affidata alla coppia.
Mentre i preparativi per la partenza continuano, e dopo aver chiamato il padre della piccola perché venga a prenderla, Amir e Sara dovranno fare i conti con un evento tragico che rischia di sconvolgere la loro vita.
“Credo che la caratteristica più affascinante e insieme terribile degli esseri umani sia l‘imprevedibilità – spiega Javidi, al suo esordio nel lungometraggio -, qualcosa che è legato a una componente della natura umana che appare nelle situazioni più complesse, e che risulta anche sorprendente. Questa è la stessa esperienza che ha vissuto la coppia, apparentemente innocente, di Melbourne: un’esperienza amara, anche se profonda. Ma credo che la situazione non sia del tutto negativa. In qualsiasi posto del mondo si trovino ora, sotto lo stesso tetto o meno, queste due persone conoscono meglio la propria vera natura. E questo è un passo avanti”.
Clip – Non si può stare qui
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