Se il rap serve a lanciare messaggi sociali Maverick, rapper già noto per il forte contenuto sociale dei suoi lavori, è ancora una volta in prima linea.
L’attentato alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015 costata la vita a 12 vittime, i fatti di sangue di Parigi che hanno sconvolto la Francia e l’intero Occidente confluiscono in una moltitudine di “Je suis Charlie”, affermazione del diritto della libertà di pensiero.
“Je suis Charlie” diventa un brano rap: Maverick scrive il testo e pubblica il video
“Siamo tutti un po’ Charlie” è il pensiero di Maverick – come quello di milioni di persone, francesi e non – di fronte alla violenza che minaccia la libertà e la vita in genere. Una frase espressa al plurale, un “siamo” in cui non c’è esibizionismo, ma partecipazione e solidarietà.
Nel video, realizzato con la collaborazione di Paolo Meroni, Maverick sceglie di non apparire perché l’obiettivo è quello di dare il maggior risalto possibile al testo e al messaggio della canzone. Le parole più evocative compaiono come scritte, per colpire l’attenzione e amplificare l’impatto emotivo. “Il progetto musicale è stato pensato con lo scopo di puntare l’attenzione sul fatto oggettivo accaduto – spiega Maverick – e allo stesso tempo spostarla dal credo religioso degli autori, spero che la canzone esprima bene questo punto di vista”.
La base, composta da B-nario, dà un senso di gravità e immediatezza, come a evocare lo shock dell’attentato, intenzioni che tecnicamente si traducono in bpm molto elevati e in strofe rappate con uno stile molto rapido e veloce.
Maverick racconta il motivo che lo ha spinto di getto a scrivere il testo di “Je suis Charlie”: “Come con ‘La terra della pace’ (brano rap-pop di denuncia sulle stragi dell’immigrazione realizzato con Davide Melis, ndr) anche in questo caso sono convinto che il rap abbia il dovere di esprimere anche sentimenti di tipo sociale, in quanto è insito nella sua stessa natura. Inoltre l’attentato alla libertà di parola colpisce molto da vicino chi come me fa della libertà di espressione il proprio lavoro (non potrei scrivere i testi in piena libertà se questo diritto mi fosse tolto) e quindi mi sono sentito doppiamente coinvolto. Infine c’è un sentimento di amicizia e solidarietà che mi ha spinto, io ho vissuto per parecchi anni in Francia e tutt’ora ho molti amici là, quindi “Je suis Charlie” l’ho scritta anche per loro“.
Il brano “Je suis Charlie” ha colpito l’attenzione di un ragazzo francese, Xavier-Emmanuel Moreau, che ha deciso di tradurlo nella sua lingua. Oggi il video è sottotitolato in francese.
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