Il 16 gennaio 2015 si è tenuta nel cinema Quattro Fontane, nei pressi di via XX Settembre a Roma, la Conferenza Stampa del nuovo film di Francesca Archibugi, “Il nome del figlio”, tratto dalla piecè teatrale “Le prénom” scritta da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte che aveva già ispirato la commedia francese del 2012 “Cena tra amici”.
Presenti alla Conferenza Stampa i protagonisti Alessandro Gassmann, Valeria Golino, Micaela Ramazzotti, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo, Paolo Virzì, nel ruolo di cerimoniere, il quale ha collaborato alla produzione della pellicola, e la regista già citata Francesca Archibugi.
La prima domanda è stata rivolta da Paolo Virzì a Francesca Archibugi:
“Non ti sarai pentita di esserti lasciata convincere a lavorare su questo film, poiché avevi progetti molto complessi e stavi attendendo di realizzarli. È uscita fuori la proposta di mettere le mani su una commedia francese e renderla ciò che lei avrebbe voluto, siccome ottiene grande consenso il modo di raccontare proprio di Francesca, ci tenevamo che si potesse divertire a fare una commedia con questi straordinari attori”.
“Sono contentissima di aver fatto questo film e te ne sarò sempre grata, come anche a Francesco Piccolo e all’Indiana Production che mi hanno aiutata a ritrovare la curiosità e l’entusiasmo dopo la depressione per il progetto di un film che purtroppo è saltato. La nostra amicizia è simile a quella che si racconta nel film, quando i legami profondi hanno un valore, a volte tormentati ma indissolubili. È stato un viaggio transoceanico, siamo stati un equipaggio, abbiamo fatto delle prove prima, ci siamo rimboccati le maniche perché il tempo per girare non era tantissimo e, pur trovandomi davanti a vere star del cinema italiano, ho notato che si sono resi quasi attori alle prime armi, con una gramde generosità. Si dice spesso così degli attori ma non sempre è vero, in questo caso si. Abbiamo lavorato in modo molto pignolo e meticoloso su ogni cosa per poi lasciarli liberi all’improvvisazione: questo film è pieno di regali personali, a parte Micaela che ancora è piccola, gli altri sono quattro registi bravissimi, sono riusciti a dare tutti il meglio della loro forma creativa, è come fossimo stati in burrasca e in un equipaggio vengono messi tutti nei posti di comando. Il mio compito è stato difficile poiché vengono tutti da esperienze molto differenti e la forza occulta di tutti i film riusciti o meno è che non riescono a uniformare il tono recitativo mentre loro sono riusciti nell’intento”.
Alessandro Gassmann dichiara tutta la sua gratitudine per aver avuto l’onore di prendere parte a quest’ esperienza. Il suo personaggio rappresenta una fetta molto ampia della popolazione della penisola: “uno dei mali primari, poiché sono persone che non sai mai chi sono, e per questo fanno più paura”. Paolo Virzì azzarda che in questo ruolo potrebbe per la prima volta ricordare il padre, Vittorio Gassman, aiutato da un testo ben scritto e un’ottima regia, essendo una parte quasi autobiografica in quanto anche il suo personaggio Paolo Pontecorvo aveva un padre mitologico.
Luigi Lo Cascio invece parlando della sua parte descrive una persona molto distratta, troppo concentrata su di sé, sulle sue cose, che si rinchiude nella sua attività compulsiva di twittare. “È un uomo lontano, distante forse perche le cose di cui si occupa non catturano l’interesse di chi lo circonda e tale atteggiamento risulta come una vendetta per la sua sconfitta. Questa cena è un modo per riconoscere se stesso, grazie a questi amici straordinari che ha”.
L’intervento di Rocco Papaleo è simpatico e ironico: denomina il 16 gennaio il giorno della gratitudine per l’atteggiamento comune degli attori di ringraziamento e riconoscenza per l’opportunità che gli è stata offerta. Dichiara di essersi divertito e addirittura piaciuto nelle scene che ha girato, cosa molto rara in quando ha sempre un giudizio piuttosto critico riguardo se stesso.
Micaela Ramazzotti è rimasta legata alla regista del film da quando aveva ventisette anni, a questa età infatti era stata scelta per il film “Questioni di cuore”: “Simona è un personaggio con più strati”, dice l’attrice, “la vediamo entrare come una ragazza scemina, che pensa solo ai capelli, al trucco e all’intervistina, ma nel corso del film tira fuori gli artigli e alla fine emerge il terzo strato, il suo vero talento, che probabilmente scopre di avere quella stessa sera”.
La volontà di Valeria Golino di ritornare a “giocare” dopo tanti anni con Archibugi le ha fatto accettare la parte senza “se” e senza “ma”, unito al desiderio di entrare in una parte che facesse ridere, ma che allo stesso tempo la allarmava e la eccitava. “Betta è una donna sensibile e docile, ha una personalità che si adatta agli altri, vuole far in modo che tutti vadano d’accordo, che tutto vada bene, è questo il suo pregio – difetto che la trattiene da essere una persona compiuta ma che la rende anche così adorabile.”
Ringraziamo per la disponibilità gli attori e la regista e ricordiamo che il film uscirà nelle sale il 22 gennaio.
Il trailer del film “Il nome del figlio”:
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