Difficile non notare Giuseppe Sepe quando è sullo schermo, per l’energia emotiva che trasmette ogni suo sguardo, per la forza e la vita che sa infondere ai personaggi che interpreta, che diventano indelebili.
Attore in produzioni indipendenti italiane, ma anche formatore e regista teatrale, Giuseppe è nato a Modena il 31 ottobre 1966. Dopo un periodo in Francia e negli Stati Uniti, dal 2007 è stato attore di cinema in produzioni indipendenti tra cui Diesis 2, Diesis 3 (2007, 2008); La Fuga del coniglio sciupacose (2012); Aishiteru my love (2012); Tempo vivo, tempo morto (2013); Tellurica (2014); La Rugiada di S. Giovanni (2016) ; Sorridi prima di Morire (2017,titolo provvisorio); The Edge of Humanity (2017); Rudy (2017), Star system (2015) -un film di Tiziano Paltrinieri di genere fantastico con rapimenti alieni e L’ultima notte, un bel noir di Francesco Barozzi.
Hai lavorato in molti film indipendenti italiani, interpretando personaggi lontanissimi fra loro. Cosa ti convince a scegliere un ruolo?
Innanzi tutto leggo la sceneggiatura e cerco di capire se la storia che viene narrata si può tramutare in un buon film; poi mi chiedo se riuscirò ad essere credibile nel ruolo che mi viene chiesto di interpretare, questo per me è l’aspetto più importante.
Qual è la qualità più importante che deve avere un un bravo attore, secondo te?
Essere credibile, e ovviamente visto che si parla di cinema la presenza sullo schermo è importante.
Ci sono ottimi attori che però come si dice in gergo non bucano lo schermo, altri magari meno bravi ma con visi dai quali lo spettatore non riesce a distogliere lo sguardo. Il massimo lo si ottiene con attori bravi e facce carismatiche.
Se dovessi fare una scelta definitiva fra teatro e cinema?
Senza dubbio il cinema è sempre stata la mia grande passione, ho iniziato con il teatro anche perché nelle città di provincia è molto difficile che ci siano corsi e produzioni cinematografiche.
Fermo restando credo che per chi vuole fare questo lavoro è indispensabile iniziare con un esperienza teatrale.
Quale è stato il ruolo più difficile nel corso della tua carriera e quale quello che hai amato di più?
Probabilmente Franco nell’Ultima Notte è il ruolo più complesso che ho interpretato.
Ricordo però con piacere Ruckley – in Qualcuno volò sul nido del Cuculo, versione teatrale – un lobotomizzato con una sola battuta. Uno spettacolo splendido che portammo in scena nei primi anni novanta, un ruolo che inaspettatamente mi diede grande consenso di pubblico.
Esiste lo star system anche nel cinema italiano?
Sì, ovviamente molto ridotto rispetto a quello americano.
Con quale regista cinematografico ti piacerebbe lavorare oppure lavorare di nuovo?
Oltre a Francesco Barozzi con il quale ho molto feeling, tra i nomi conosciuti in Italia: Matteo Garrone.
All’estero ci sono molti registi europei ed americani con i quali mi piacerebbe lavorare.
Sono cresciuto con Scorsese, Coppola, etc… etc…
Grazie Giuseppe!
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