Questo è l’ultimo martedì di ottobre, nell’aria si respira già l’odore dolce amaro della notte più spaventosa dell’anno che si avvicina e quindi vi proponiamo un classico horror che ha ispirato una delle serie tv più spaventose e angoscianti di sempre: L’incubo di Hill House di Shirley Jackson.
Quasi ogni casa, colta di sorpresa o da un’angolazione bizzarra, può volgere uno sguardo profondamente burlesco su chi la osservi; persino un comignolo dispettoso, o un abbaino che sembra una fossetta possono suscitare nell’osservatore un senso di intimità; ma una casa arrogante e carica d’odio, sempre in guardia, non può che essere malvagia.
In questo autentico classico del genere gotico, Eleanor Vance, giovane e tormentata donna che non ricorda di essere mai stata felice in tutta la sua vita, viene assoldata dal sinistro professor Montague, aspirante cacciatore di fantasmi, per un soggiorno sperimentale a Hill House. Giunta a destinazione, Eleanor si trova davanti una casa “che sembrava aver preso forma da sola, assemblandosi in quel suo possente schema indipendentemente dai muratori”; un edificio che “drizzava la testa imponente contro il cielo senza concessioni all’umanità”; una costruzione immune da ogni esorcismo: “un luogo non adatto agli uomini, né all’amore, né alla speranza”; una casa che si rifiuta di essere una dimora accogliente così come Eleanor vorrebbe sfuggire a un sistema di vita che le ha portato soltanto infelicità.
La famosa serie Netflix tratta da questo libro, si discosta dalla narrazione perché racconta il disagio e i problemi della famiglia che ha vissuto ad Hill House e mostra le conseguenze che la proprietà di una casa del genere porta ai suoi abitanti anche una volta trasferiti altrove.
Il romanzo della Jackson invece è cupo e inquietante, anche se non propriamente spaventoso, perché ci mostra una vera e propria casa infestata, che vive e cambia a suo piacimento e che decide di volta in volta cosa farne dei suoi abitanti.
Quella casa, che sembrava quasi aver preso forma da sola, assemblandosi in quel suo possente schema indipendentemente dai muratori, incastrandosi nella struttura di linee e angoli, drizzava la testa imponente contro il cielo senza concessioni all’umanità.
Mentre al cinema è facile spaventare lo spettatore grazie ad effetti visivi e sonori, con un libro il tutto resta molto più difficile e quindi, per gli amanti dell’horror, non è semplice, leggendo, riuscire a provare quello stupore genuino e immediato trasmesso dal fotogramma di un film.
Un libro, un po’ come una casa stregata, è molto più introspettivo, deve catturare la mente e non gli occhi del lettore, lentamente, pagina dopo pagina, in un crescendo di suspence che porta poi all’epilogo conclusivo e Shirley Jackson in questo è magistrale.
Questo romanzo non ha niente di esplosivo ed eclatante, non contiene grandi colpi di scena folgoranti, eppure si arriva all’ultima pagina accorgendosi di provare quel senso di disagio e spavento come se la casa stessa avesse coinvolto anche la nostra mente insieme ad Eleanore, Theo, Luke e il professor Montague.
La casa infatti è la vera protagonista indiscussa di questa storia descritta come:
una casa disumana, non certo concepita per essere abitata, un luogo non adatto agli uomini, né all’amore, né alla speranza. L’esorcismo non può cambiar volto a una casa; Hill House sarebbe rimasta com’era finché non fosse stata distrutta.
Una casa in continuo movimento, con porte che si aprono da sole o che scompaiono, stanze che modificano la loro forma, scritte che appaiono e scompaiono sui muri e le colline limitrofe che sembrano muoversi fino ad inglobare la casa stessa al loro interno, questo è Hill House. Il tempo stesso non segue le regole dell’universo e si rallenta o velocizza a suo piacimento. Una vera dimora maledetta insomma, pronta a combattere chiunque voglia abitarla e disturbarne la quiete, ma maledetta da chi non lo sapremo mai. Il finale lascia libera interpretazione al lettore e non c’è un’ipotesi di conclusione più giusta delle altre.
La fine arte della Jackson sta proprio nel modo in cui costruisce il “terrore“. Mentre i personaggi restano abbozzati e poco caratterizzati, le descrizioni degli eventi soprannaturali sono brillanti, non sono cruenti ne violenti, semplicemente “accadono” e questo lascia che l’inquietudine resti sempre latente, sottile ma costantemente presente, nel lettore come in Eleanore e gli altri.

Autore: Shirley Jackson
Genere: Horror
Anno: 2016 (ristampa tascabile Adelphi, prima uscita 1959)
Pagine: 233
Casa Editrice: Adelphi







Lascia un commento