Nel vasto panorama della narrativa gotica contemporanea, pochi romanzi riescono a intrecciare con efficacia mito, sensualità e introspezione psicologica come Una dote di sangue di S.T. Gibson. Questo romanzo è una reinterpretazione audace e seducente della leggenda di Dracula, raccontata dal punto di vista di Constanta, una delle sue spose immortali.
Non mi hai permesso di mantenere il mio nome, quindi ti spoglierò del tuo. In questo mondo sei quello che dico di essere, e dico che sei un fantasma, un sogno febbrile di una lunga notte da cui mi sono finalmente svegliata.

Quando la vita ti tradisce, il rancore non lo farà.
L’atmosfera è profondamente evocativa, il mondo è intriso di decadenza, sensualità e pericolo senza però appesantire la narrazione. Le descrizioni sono ricche ma mai ridondanti. C’è un giusto equilibrio tra il lirismo e l’orrore, tra la dolcezza e la crudeltà. Dal punto di vista stilistico si predilige una scrittura intima, musicale e a tratti ossessiva. Non ci sono i tradizionali capitoli ma brevi paragrafi epistolari e ciò contribuisce a creare un ritmo ipnotico che si insinua nell’animo del lettore. Pur essendo breve questo romanzo riesce a costruire dialoghi e dinamiche profonde, è una lettura che incanta e inquieta, costringendo a rivedere il concetto stesso di amore eterno. Una dote di sangue è un inno alla libertà e ci ricorda che perfino nell’oscurità più profonda e sotto ipnosi di un amore antico come la morte, c’è sempre uno spiraglio di salvezza e rinascita.





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