Roberto Albanesi è un regista che ha già al suo attivo diversi lungometraggi: i divertenti horror trash Non Nuotate in quel fiume e Non nuotate in quel fiume 2- Lo Scontro Finale. Poi arriva l’horror antologico The Pyramid e nel 2018 Albanesi stupisce tutti con la commedia (ma non troppo) Dante Va alla Guerra, interpretata dai bravi Stefano Galli e Ivan Brusa. E’ la storia ironica e commovente di un’amicizia tra due ragazzi che alternano interrogativi esistenziali a flussi di coscienza e sogni ad occhi aperti. Il successo di critica e pubblico è forte e Roberto Albanesi si delinea come uno dei registi più sensibili e fuori dal coro delle ultime generazioni. Il film è disponibile in dvd o blue ray su ibs.it.
Roberto, i tuoi primi lungometraggi sono puro intrattenimento di genere. Poi hai improvvisamente virato verso la commedia intimista ed esistenziale. Per esprimere tutta la tua creatività in modo anarchico, fantasioso e totalizzante, è preferibile l’horror o il lungometraggio mainstream?
Per esprimere tutta la propria creatività non bisogna porsi alcun limite. Io non appartengo ad alcun genere e odio le etichette.
Sì, diciamo che il comun denominatore del mio cinema è L’IRONIA, LA RISATA, LO SBERLEFFO, però posso prenderli tutti e metterli in qualsiasi tipo di forma artistica, non solo cinematografica. Il cinema è la mia vita, ma prima che regista mi sento uno scrittore di storie e a breve voglio provare a percorrere anche altre strade.
Per rispondere più precisamente alla tua domanda: è preferibile sempre seguire le proprie idee a prescindere dal genere e dal contesto, che sia indie o mainstream, che sia horror, commedia, fantascienza, o un musical con protagonisti nani assassini armati di tutù affilatissimi.
Hai dichiarato che Dante va alla Guerra è una commedia autobiografica. Quanto c’è di te nel protagonista del film?
Io sono Dante. (Leggetelo come se l’avesse detto il Batman di Christian Bale). “Dante va alla guerra” è la storia della mia vita e di come, ancora oggi, non riesco a campare in un mondo così vuoto di emozioni reali e di sentimenti autentici. Sono un ragazzo analogico in un mondo digitale.
Ti senti più Dante (l’arrabbiato) o più Faga (il filosofo)?
Sono entrambi. E a ben vedere, tutti quanti sono un po Dante e un po Faga. Sono due facce della stessa medaglia.
Nasciamo tutti Faga, poi crescendo scopriamo la realtà e la vera natura delle cose, e allora diventiamo Dante.
Grazie a Dio (Bruce Springsteen) il Faga che c’è in noi non scompare del tutto e a volte torna a trovarci per fare una bella passeggiata assieme, accendere un fomogeno all’alba e ricordarci che c’è sempre la via della fantasia per fuggire alla tristezza del reale.
Il tuo cinema sembra remare contro l’indifferenza generale, l’omologazione e la massificazione del pensiero.
Chi rappresenta “il male” oggi, secondo te?
Il populismo innanzi tutto. Poi sicuramente la svogliatezza della giovetù: non si ha più voglia di scoprire le cose… si sta semplicemente incollati ad un arnese tecnologico che succhia il cervello, mentre le cose vere accadono, e nessuno se ne accorge.
Nel tentativo di connettere il mondo hanno diviso le persone. Bella merda! Anche le mode, le mode di qualsiasi tipo. E tutti a dietro come pecoroni. La perdita della personalità… la morte dell’uomo, del suo spirito in altre parole.
Però nel mondo c’è anche il bene, in inferiorità numerica ma c’è. C’è La Natura che nonostante lo schifo che gli stiamo facendo (da sempre) rimane meravigliosa e ci ricorda quanto siamo impotenti dinnanzi a Lei. C’è l’Amore dei pochi a cui diamo il cuore. C’è Bruce Springsteen.
Che cos’hai contro gli smartphone?
Rispondo a questa domanda con una domanda: Come si fa a non avercela con gli smartphone?
Qual è il migliore consiglio che ti abbiano mai dato?
Fottitene.
L’ironia ci salverà?
Sempre.
Roberto, credi nell’amore?
Credo nell’Amore e nella Bellezza.
Il tuo prossimo progetto?
Una commedia leggera ma tipicamente albanesiana (quindi imprevedibile e parecchio “strana”): “Le mirabolanti avventure di Faga”. Vi lascio intuire chi sarà il protagonista della vicenda. Voglio ridere e far ridere perché dopo “Dante Va alla Guerra” ho bisogno di leggerezza. Non l’ho più riguardato Dante e credo che non lo farò per un bel po, forse per sempre… mi fa soffrire troppo anche se è il mio più grande orgoglio artistico. Ieri mi ha scritto un ragazzo di Catania e mi ha detto: “grazie al tuo film ho deciso di riallacciare i rapporti coi miei”… questo è il Potere Dell’Arte. Questo è meraviglioso. Dante è e sarà sempre Dante, ma adesso è il momento di scavare un po meno dentro sé e divertirsi un po.
Grazie mille Emanuela, grazie per lo spazio concessomi e grazie a tutti i lettori che hanno perso del tempo per me.
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