La ragazza da odiare è un thriller classificato come young adult ma adatto a tutti: breve, coinvolgente e dal profondo messaggio morale. Non si limita a raccontare un mistero e svelarne alla fine la soluzione. La storia, pur partendo da un evento tragico come la morte di una studentessa, si trasforma in un’indagine corale sull’adolescenza stessa, la crudeltà sociale e la verità che in realtà non è mai univoca.
Ju-yeon e Seo-eun sono amiche fin dai tempi delle medie. Ma quando il corpo senza vita di Seo-eun viene ritrovato dietro la scuola, i sospetti ricadono subito su Ju-yeon. Lei si dichiara innocente, ma non riesce a ricordare cosa sia successo quel giorno. Quando il caso esplode sui media, l’opinione pubblica si accanisce su questa vicenda piena di ombre. Le televisioni e i giornali scavano senza sosta nella vita delle due ragazze, facendo emergere versioni contrastanti sul loro rapporto e dipingendo un quadro sempre più ambiguo e tossico. Ma Ju-yeon ha davvero ucciso Seo-eun? La ragazza da odiare è un avvincente thriller psicologico che esplora la solitudine, le insicurezze e le ossessioni della società contemporanea.
L’atmosfera è tesa e claustrofobica sin dalle prime pagine. L’ambientazione scolastica non è solo lo sfondo dove viene ambientato il racconto ma è un microcosmo rigido con gerarchie invisibili, regole non scritte e dove l’apparenza è tutto, come sempre nella società coreana le voci, vere o false che siano, possono decidere il destino di una persona e segnarlo per sempre.
Il punto di forza di questo libro è il cambio di narrazione ad ogni capitolo. Compagni di classe, familiari, insegnanti e osservatori esterni si alternano e raccontano la loro personale versione dei fatti. Nessuno però è completamente affidabile e, pagina dopo pagina, diventa evidente che la verità non è un blocco solido ma un mosaico distorto. Questa narrazione frammentata mantiene viva l’attenzione del lettore che è costretto ad un ruolo attivo, deve mettere insieme i pezzi come un detective e cercare di capire chi mente e chi dice la verità, è una vera e propria esperienza di lettura investigativa.
Sotto la superficie del giallo/thriller si affrontano tre temi importanti e tristemente attuali: Il bullismo, la disuguaglianza sociale e l’opinione pubblica. Lee KKoch-nim mostra con delicata precisione come l’emarginazione e le piccole crudeltà quotidiane possano diventare un’arma letale. Seo-eun e Ju-yeon non sono solo amiche ma anche rivali, specchi deformati l’una dell’altra con un rapporto complesso fatto di attrazione e ostilità. La provenienza familiare determina il peso che si ha nel gruppo sociale: Ju-yeon appartiene a una famiglia ricca e abituata ad ottenere rispetto e attenzione, dall’altro lato Seo-eun vive sola con la madre in profonde ristrettezze economiche. Questo divario sociale diventa una delle più grandi tensioni, mai completamente affrontate, tra le due amiche. Il tutto poi viene amplificato e distorto dai media e dai pettegolezzi, non importa molto ciò che è vero, ma solo ciò che sembra più plausibile o che fa più scalpore dimostrando che viviamo in un’epoca in cui l’immagine e l’apparenza supera i fatti e in cui il giudizio collettivo è rapido e implacabile.
La scrittura è semplice e incisiva e insieme ai capitoli brevi aiuta la scorrevolezza della lettura. La varietà dei punti di vista che cambia di continuo inoltre crea un ritmo serrato che riesce a colpire sul piano emotivo, nonostante il finale sia sbrigativo e piuttosto surreale, la soluzione del mistero non è il vero motore della storia. L’attenzione doveva rimanere focalizzata sulla progressiva comprensione di come le relazioni umane possano essere tossiche, complesse e a volte anche fatali. L’autrice ci vuole ricordare che, dietro ogni storia ci sono sempre molte versioni e che spesso siamo noi a scegliere, più o meno consapevolmente, a quale credere.
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