Le Edizioni Il Foglio hanno recentemente pubblicato – per la gioia degli amanti del grande cinema – un prezioso volume dal titolo Cary Grant. I film dei nostri sogni, raccolta di saggi curata dal prolifico Roberto Lasagna.
Simbolo di eleganza e raffinatezza, dall’impeccabile look del gentleman inglese, Cary Grant (al secolo Archibald Alexander Leach) nasce nel 1904 a Bristol, nel Sud-Ovest dell’Inghilterra. Dopo un’infanzia difficile, all’età di quindici anni si unisce a una compagnia di saltimbanchi imparando l’arte circense e il vaudeville e affinando doti di mimo che si riveleranno utilissime per la sua carriera cinematografica. Giunto in America, dopo svariati mestieri (anche uomo sandwich sui trampoli) ha l’occasione di dimostrare innate capacità di performer prendendo parte ad alcuni musical allestiti a Broadway. Infine approda a Hollywood, dove nel 1931 viene messo sotto contratto dalla Paramount iniziando una scalata al successo che lo porta ad incarnare il ruolo del romantico seduttore al fianco di dive mozzafiato: Mae West, Ginger Rogers, Audrey Hepburn, Katherine Hepburn, Ingrid Bergman, Grace Kelly, Sophia Loren.

Ironico e distaccato, simpatico protagonista della commedia sofisticata, Cary Grant diventa anche uno degli attori feticcio di Alfred Hitchcock, che di lui ha detto: “Cary non lo dirigi. Lo metti davanti alla macchina da presa e basta”. La sua carriera prosegue, con una filmografia di oltre settanta titoli, fino al 1966, quando si ritira definitivamente dalle scene a soli sessantadue anni.
L’uomo e l’artista, due dimensioni che si sovrappongono e che questo libro cerca di indagare in maniera approfondita, per restituire al pubblico il vero volto di un’icona senza tempo, divo charmant ma anche uomo fragile e tormentato, spirito libero che dopo i primi anni con la Paramount decide di non legarsi più stabilmente a una major e di lavorare come attore freelance, cosa che gli permette anche una certa duttilità nella scelta dei ruoli, evitando di essere confinato solo ed esclusvamente nel cliché del playboy da commedia brillante. Un aspetto inconsueto per l’epoca d’oro degli studios, che porta Cary Grant ad essere il primo divo indipendente della storia di Hollywood.
Dietro il grande attore, un mondo di inquietudini: la madre rinchiusa in un ospedale psichiatrico e ritrovata solo in età adulta, il padre alcolista, traumi mai superati e crisi esistenziali, l’uso di LSD, le voci su una presunta omosessualità (nonostante le numerose relazioni con donne bellissime e cinque matrimoni), l’abbandono prematuro del cinema per timore di non reggere il confronto con le nuove generazioni. Sfaccettature che a volte sono emerse anche sul grande schermo. Come sottolinea Roberto Lasagna in uno dei saggi che compongono il libro, nei quattro film girati insieme – Il sospetto (1941), Notorious (1946), Caccia al ladro (1955), Intrigo internazionale (1959) – Hitchcock restituisce a Cary Grant “una dimensione non tipicamente da commedia reinterpretandone le caratteristiche divistiche, sottolineandone i tratti di ambiguità”.

Il felice sodalizio con Hitchcock, infatti, permette all’attore di esibire un’immagine di sé meno univoca, meno rassicurante. Lo stesso succede con altre collaborazioni, come quella con il regista George Stevens: Gunga Din (1939), Ho sognato un angelo (1941), Un evaso ha bussato alla porta (1942), film che rappresentano senza dubbio un passo avanti nella maturazione artistica del nostro. Diverse dai soliti ruoli brillanti anche le sue interpretazioni in pellicole come Destinazione Tokyo di Delmer Daves (1943), La moglie del vescovo di Henry Koster (1947), La gente mormora di Joseph L. Mankiewicz (1951) o Sciarada di Stanley Donen (1963), una delle sue prove “più libere e personali, in cui l’attore ha saputo esprimere ogni sfaccettatura del suo personaggio, le diverse personalità dietro un solo volto” (Lapo Gresleri).
Tutto questo, e molto altro, trova compiuta analisi nel volume curato da Lasagna, incluso un interessante e azzardato accostamento della figura divistica di Cary Grant con quella – apparentemente tanto distante – di John Wayne, proposto da Anton Giulio Mancino nel saggio intitolato appunto John Wayne come Cary Grant.
Cary Grant. I film dei nostri sogni. Un libro per chi ama film e divi del passato che ancora oggi mostrano tutta la loro grandezza e modernità.







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