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Il visone sulla pelle con Cary Grant

Roberto Lasagna C'era una volta Cary Grant Ago 10th, 2025 0 Comment

Durante la metà degli anni Cinquanta Cary Grant fonda la sua casa di produzione, la Grantley Productions, grazie a cui l’attore produce e interpreta diversi film distribuiti dalla Universal Pictures. Sono lungometraggi che vanno incontro a un grande successo di pubblico: Indiscreto (1958), Operazione sottoveste (1959), Il visone sulla pelle (1962), Sciarada (1963), Il gran lupo chiama (1964). La Grantley Productions permette all’attore di esercitare un maggiore controllo creativo sui progetti in cui è coinvolto, e tra le commedie Il visone sulla pelle fu un grande successo che vide la collaborazione tra Grant e Doris Day, nel decennio 1956-1966 l’attrice più pagata di Hollywood, che nel 1962 si ritrova all’apice della carriera. Doris Day avrebbe abbandonato il cinema nel 1968 passando, con successo, alla tv. Anche Cary Grant da tempo aveva pensava di ritirarsi dal cinema, e ci furono già avvisaglie del suo futuro uscire di scena, mentre nel 1955 Alfred Hitchcock dovette convincerlo a ricredersi per tornare protagonista del film Caccia al ladro. Grant, come Doris Day, nei primi anni Sessanta è una delle star più in vetta, non amava gli sfarzi e i pettegolezzi di Hollywood e nei film che produce si percepisce l’intesa e l’affiatamento con i suoi registi. La Grantley propone film che diventano dei classici, piacevoli da rivedere e in grado di divertire con grande eleganza. Il visone sulla pelle non viene meno a queste caratteristiche, e sin dai titoli di testa del film la regia di Delbert Mann ci presenta i protagonisti: il facoltoso uomo d’affari Philip Shayne interpretato da Cary Grant il quale, come a teatro, si presenta confidenzialmente al pubblico affiancato dal suo nome sul grande schermo, e la graziosa archivista meccanografica disoccupata Cathy Timberlake interpretata da Doris Day, in procinto di recarsi ad un colloquio di lavoro una mattina mentre a New York piove e una lussuosa vettura le inzacchera il vestito passando velocemente su una pozzanghera. Shayne, proprietario dell’auto, si accorge della sbadataggine del suo autista e vuole porvi rimedio, per questo, una volta in ufficio, incarica il consulente finanziario e uomo di fiducia Roger (Gig Young), di trovare la donna scusandosi con un indennizzo. Eleganza d’altri tempi che porta Shayne a recapitare l’assegno a Cathy la quale, dopo essersi consultata con la fedele amica e compagna d’appartamento Connie (Audrey Meadows), rifiuta l’indennizzo e si reca nell’ufficio di Philip per dirgli quello che si merita, ma a dispetto delle sue intenzioni rimane subito affascinata dall’uomo, a sua volta ricambiata da Shayne il quale, dopo aver provveduto ad inviare il vestito in tintoria, la porta con sé in un incontro di lavoro a Baltimora, la invita a cena a Philadelphia (“l’unico posto dove preparano delle buone fettuccine”) per far ritorno a New York dove assisteranno ad una partita di baseball degli Yankees (seppure per una breve apparizione, i campioni del New York Yankess Yogi Berra, Mickey Mantle e Roger Maris fanno la loro comparsata nel film).

Cathy è una “ragazza di campagna” prossima alla quarantina, geniuna e leale, a cui Doris Day, con l’abituale grinta restituisce spirito e garbo mettendo per una volta da parte il canto e puntando su un’ingenuità che condisce di divertimento alcune delle gustose pagine di un film senza troppe pretese ma espressione della collaudata intesa artistica e professionale della Grantley Productions. Il viaggio e il corteggiamento saranno molto tribulati, e risuoneranno come forti i principi di Cathy e i tentativi raffinati di seduzione di Philip, il quale non vorrebbe di certo convolare a nozze con Cathy ma è a sua volta sedotto dal desiderio di iniziare una relazione. Per questo inizia a portarla con sé per un soggiorno alle Bermuda, salvo poi ricredersi quando avrà intuito quanto Cathy sia legata senza possibilità di appello a certe tradizioni. Ma a sorpresa, dopo una notta in bianco, Cathy accetterà la proposta, e il soggiorno sull’isola, nato sotto i migliori auspici, sarà portatore di vari timori, culminanti in un attacco di orticaria che farà venir meno ogni tentazione. Tra gag spassose e dialoghi dal sottile umorismo, Delbert Mann non cade nelle trappole del moralismo evitando sviluppi zuccherosi, accompagna gli eccellenti interpreti in una danza sentimentale briosa e divertente in cui divampano i sottintesi sessuali mentre alcune sequenze sono francamente spassose ancora oggi. Contribuisce la scrittura di Stanley Shapiro (Operazione sottoveste, Il letto racconta), che include momenti irresistibili come le sedute del consulente Roger (Gig Young) dal suo psicoanalista, in terapia perché vive un rapporto di ammirazione e invidia per il suo datore di lavoro il quale in realtà lo gratifica e gli aumenta anche lo stipendio, o la trasformazione di Chathy ubriaca in albergo, fino all’esilarante scorribanda finale al motel Al’s a Asbury Park.

Gig Young rivaleggia travolgente con i due simpatici protagonisti e una menzione va a John Astin (l’interprete di Gomez Addams nella serie televisiva La famiglia Addams) che con il signor Beasley, latin lover improbabile non ricambiato di Cathy, individuo che anzi lei detesta, rappresenta l’opposto del tipo irresistibilmente charmant rappresentato da Cary Grant, qui chiamato a battute ironiche offerte con impagabile naturalezza (tra cui: “I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse hanno ora un compagno di corsa. C’è Guerra, Carestia, Morte, Pestilenza e Miss Timberlake!”). Proprio le qualità seduttrici di Philip in vari ambiti, dalla prestanza fisica alla sicurezza economica, ne fanno un individuo desiderato e fonte di pene per il suo consulente, su cui il film ironizza divertendo con i fraintendimenti dello stesso psicoanalista di Roger, professionista che in un momento di negligenza equivocherà su alcune rivelazioni del suo paziente. Con discrezione e tatto, ma anche con il gusto dello sberleffo, Il visone sulla pelle non elude anche motivi sarcastici, ben rappresentati dalle parole di Connie, la cui amara ironia mette in guardia Cathy (“Povere noi! Gliele diamo sempre vinte agli uomini: per duemila anni abbiamo sfornato i loro figli, lavato i loro panni, cucinato i pasti e lustrato le case. E che cosa ci hanno dato in cambio? Il permesso di fumare in pubblico. Ci siamo vendute per una sigaretta! E tu non fumi nemmeno!”). Elegante e attraversato da un motivo musicale di George Duning che accompagna gag e situazioni divertenti, l’unica commedia interpretata da Cary Grant e Doris Day si ripresenta oggi con la proverbiale nonchalance delle opere semplici e riuscite, espressione di un’alchimia tra interpreti che qualche volta produce una scintilla travolgente.

 

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Roberto Lasagna

Saggista e critico cinematografico, ha scritto numerosi libri, tra cui "Martin Scorsese" (Gremese, 1998), "America perduta. I film di Michael Cimino" (Falsopiano, 1998), "Lars Von Trier" (Gremese, 2003), "Walt Disney. Una storia del cinema" (Falsopiano, 2011), "Il mondo di Kubrick. Cinema, estetica, filosofia" (Mimesis, 2015), "2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick" (Gremese, 2018), "Anestesia di solitudini. Il Cinema di Yorgos Lanthimos" (Mimesis, 2019), "Nanni Moretti. Il cinema come cura" (Mimesis, 2021), "David Cronenberg. Estetica delle mutazioni" (con R. Salvagnini, M. Benvegnù, B. Pallavidino, Weirdbook, 2022), "Steven Spielberg. Tutto il grande cinema" (Weirdbook, 2022), "Ken Loach. Il cinema come lotta e testimonianza" (Falsopiano, 2024).

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