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Da oggi iniziamo la pubblicazione di una rubrica settimanale affidata al critico cinematografico Roberto Lasagna, studioso di cinema e autore di numerosi saggi, che puntualmente sceglierà per voi tre titoli tra i film in programmazione nel fine settimana.
Friedkin uncut. Un diavolo di regista
William Friedkin si racconta in questo film in cui è circondato dai molti colleghi che ne ribadiscono l’importanza nella storia del cinema, tra i quali un appassionato Quentin Tarantino. Regista di cult come ‘L’esorcista‘ e ‘Il braccio violento della legge’ ma anche di opere di grande smalto sociale come ‘Il salario della paura‘, Friedkin lascia emergere il suo temperamento e trasforma il canonico ritratto su un regista cult in qualcosa di più interessante e inatteso che ammette anche dichiarazioni disarmanti sulla Storia e il nostro tempo. Un signore raffinato che ci ha lasciato racconti disturbanti in grado di superare la dicotomia tra film d’autore e genere, spesso disorientando e creando diivisioni tra sostenitori e scettici. Il cinema come esperienza sociale visionaria che in Friedkin non è mai un fatto tranquillizzante. Cineasti come Walter Hill e Damien Chazelle confessano l’ammirazione e l’influenza nel loro lavoro di un regista che qui si confessa senza pudori restando coraggiosamente sopra le righe: ‘con o contro di me’.
Documentario – Regia di Francesco Zippel. Interpreti: William Friedkin, Wes Anderson, Damien Chazelle, Ellen Burstyn, Walter Hill (Italia 2018) – Durata 106′
Notti magiche
Il nuovo film di Paolo Virzi’ pretenderebbe di essere una riflessione amara sul cinema e Roma, ma ad esso manca proprio la capacità di essere un lavoro riflessivo, con squarci illuminanti come nei propositi tanto evidenti di un film sul cinema ad ogni inquadratura. Procede zigzagando tra passato e presente ma i troppi materiali in gioco non sono mai approfonditi e non colpiscono nel segno, diluendosi e sfilacciandosi senza stile, tra troppi volti che rimandano alla storia del cinema italiano e il sapore di un lavoro un po’ in imbarazzo nei confronti dell’ambiente che parrebbe aver l’ardire di criticare. Nell’estate del ’90, Roma è il luogo d’avvio di una commedia che tenta la chiave del giallo ma che smarrisce tensione e mistero. I tre giovani protagonisti, aspiranti vincitori del Premio Solinas per la miglior sceneggiatura, sono, come tanti altri nel film, tipi caricaturali, improbabili e sopra le righe, definiti a priori da una sceneggiatura che vorrebbe portarci dentro il cinema come luogo di promesse false e lusinghiere ma che ottiene soprattutto di marcare le sue fonti, i suoi omaggi sempre puntualmente dichiarati. Scola, Flaiano, Fellini e tanti altri appaiono in questo film che piu’ autoreferenziale non si potrebbe. Nel voler mettere in mostra le abitudini, i costumi e i vizi di una stagione che vedrà manifestarsi il passaggio dal cinema alla televisione, e che non dimentica Bettino Craxi, ‘Notti magiche’ ci porta in una situazione che poteva, questa si, essere davvero ‘magica’: la partecipazione appassionata alla vita di tre giovani che vivono il loro sogno di conquistare uno spazio nel cinema, riscrivendolo con talento di neo-sceneggiatori in un mondo in cui gli adulti hanno invece abdicato a tutti i sogni. Con un montaggio che non rende giustizia a Jacopo Quadri, il racconto è invece spesso irritante e non ha ne’ smalto ne’ profondità. Il problema del film è proprio la debole scrittura che vorrebbe condensare troppo e ci lascia dialoghi con momenti imbarazzanti (per Eugenia la penetrazione sessuale è ‘un gesto fascista’). Virzi’ – con lui gli sceneggiatori Archibugi e Piccolo – riempiono questo viaggio nel tempo di dettagli e massime esplicite che si coniugano con un senso di generale esteriorità, con la sconfortante debolezza della rappresentazione che non graffia. ‘Il capitale umano’ era un film migliore e più dolente. Qui l’amarezza è per l’occasione mancata. Anche se si parla di noi, di disillusioni, di un’Italia sconfortante.
Commedia – Regia di Paolo Virzì. Interpreti: Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka (Italia 2018) – Durata 125 minuti
Tutti lo sanno
Un evento scatenante stravolge le carte in tavola e tornano a galla segreti. Il clima cambia e qui succede che Laura, arrivata da Buenos Aires nella sua città d’origine per festeggiare il matrimonio della sorella, scopre che dopo la festa la figlia e’ scomparsa. Le tornerà vicino per aiutarla proprio Paco, proprietario delle vigne di cui un tempo era proprietario il padre di Laura, con cui aveva vissuto una relazione intensa. Dopo un inizio faticoso il nuovo film di Asghar Farhadi esplode con con segno potente, alla ricerca di una tensione in cui domina il tempo, elemento che scandisce il sequestro ma anche i movimenti dell’intreccio e le istanze della memoria. La verità è quanto principalmente interessa la tensione dell’azione in questo film terso in cui il villaggio della sparizione e’ un luogo chiuso, che toglie respiro e prospettive, dove ognuno può essere sospettato e il controllo riguarda tutti, con ogni mezzo e con occhi invisibili. I protagonisti sono persone qualunque, per i quali il sospetto, la colpa, le difficoltà familiari, diventano aspetti essenziali e credibili di un film interpretato con intensità da Penelope Cruz e Javier Bardem, dove i toni noir sono un cambiamento di genere per l’autore, che bagna l’immagine di un sole brillante e conserva lampi di una suspense in cui romanticismo spezzato, distorsioni economiche e morali sono osservati in un contesto a cielo aperto, scrutato dai droni come dall’alto di un deserto di indizi angoscianti.
Drammatico – Regia di Asghar Farhadi. Interpreti: Penelope Cruz, Javier Bardem, Ricardo Darin, Eduard Fernandez (Spagna-Francia 2018) – Durata 130′
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