Le otto montagne non è una fiaba edificante e neppure un prodotto furbo da lacrime e dramma. Tratto dal libro omonimo di Paolo Cognetti, il film, diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, è una storia profondamente commovente ed appassionante.
Anche se si parla di parla di montagne e di amicizia, la vicenda risulta interessante perfino chi non ha alcuna propensione per la vita alpina o per i sentimentalismi, perchè le montagne sono un pretesto fisico che rimanda a una regione metafisica dell’anima e l’amicizia è intesa in modo realistico e autentico, ed entrambi gli elementi non sono scevri da ombre e misteri.
Pietro è un ragazzino dodicenne torinese, in vacanza con la mamma in uno sperduto e bucolico paesino tra i monti. Il padre, sempre preso dal lavoro, li raggiungerà, forse, quando può. Pietro fa inevitabilmente amicizia con l’unico bambino del paese, che è suo coetaneo e si chiama Bruno. Agli scherzi e ai giochi infantili succederanno il silenzio degli eventi, delle diverse circostanze di vita, che li vedrà separati per molti anni, per poi ritrovarsi adulti e riunirsi nuovamente.
Le otto montagne, narrato in parte da voce esterna e girato in formato in quattro terzi, si basa su una sceneggiatura granitica, opera degli stessi registi, e sulle interpretazioni magistrali di un cast tra i migliori che il cinema italiano contemporaneo può offrire.
Filippo Timi è Giovanni, il padre di Pietro, un uomo complesso e contraddittorio che ben incarna quella figura paterna ancestrale contro la quale e per la quale, ogni figlio, in questo caso Pietro/Luca Marinelli, combatte per essere il più possibile diverso e al contempo fatalmente simile.
Bruno/Alessandro Borghi (che qui parla il patois valdostano, confermandosi interprete di razza) giovane intelligente e di buon cuore, anche lui destinato a confrontarsi con una dolorosa figura paterna, costretto in quella valle prima per forza e poi per scelta, rappresenta “l’homo selvatico”: nel dialetto montanaro quella figura un po’ umana, un po’ bestia e un po’ albero.
Pur restando coi piedi ben piantati a terra, anzi, nella neve, entriamo in quella montagna fantastica che forse solo lo scrittore Dino Buzzati ha descritto così bene in tanti racconti e libri, quella regione da cui tutti proveniamo, nella quale i luoghi hanno un’anima (anche gli alberi) e alla quale vorremmo tornare. La montagna è l’ideale di una vita in purezza e semplicità, ma anche l’ostacolo mortale, il pericolo che può costare la vita, la leggenda di ogni leggenda che travalica i confini del proprio paese e si può ritrovare in ogni posto del mondo.
Il film ha più che meritatamente vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes ed il romanzo di Cognetti (edito da Einaudi) ha vinto, nel 2017, il Premio Strega. Lo scrittore conosce bene le cime della Valle d’Aosta perché risiede in quei luoghi e, cosa che accade di rado, è rimasto entusiasta del lungometraggio.
Questo rappresenta forse l’unico limite del film, perchè quando si porta sulla scena un libro se ne dovrebbe fare qualcosa di diverso, trattandosi di differenti linguaggi, a costo di amputare e ricucire. Tuttavia parliamo di due opere entrambe meritevoli che vale assolutamente la pena di leggere e di vedere, così belle e toccanti che non importa in che ordine.
Data di uscita: 22 dicembre 2022
Genere: Drammatico
Anno: 2022
Genere: Drammatico
Anno: 2022
Regia: Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch
Attori: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti, Elisabetta Mazzullo
Paese: Italia, Francia, Belgio
Durata: 147 min
Distribuzione: Vision Distribution
Sceneggiatura: Charlotte Vandermeersch, Felix van Groeningen
Fotografia: Ruben Impens
Montaggio: Nico Leunen
Produzione: Wildside (it), società del gruppo Fremantle, Pyramideproductions (fr), Rufus / Menuetto (be) e coprodotto da Vision Distribution
Attori: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Filippo Timi, Elena Lietti, Elisabetta Mazzullo
Paese: Italia, Francia, Belgio
Durata: 147 min
Distribuzione: Vision Distribution
Sceneggiatura: Charlotte Vandermeersch, Felix van Groeningen
Fotografia: Ruben Impens
Montaggio: Nico Leunen
Produzione: Wildside (it), società del gruppo Fremantle, Pyramideproductions (fr), Rufus / Menuetto (be) e coprodotto da Vision Distribution
8,00
voto
Molto belli sia il libro che il film. Ma la parlata di Bruno nel film mi pare ben lontana dal patois valdostano che è un idioma franco-provenzale, la direi più simile a un accento della Bergamasca e la trovo un po’ stonata. Ovviamente potrei sbagliarmi, mi baso solo sull’esperienza, non ho fatto studi sulla materia.
Ti ringrazio per il commento e l’interessante precisazione!