Uscito appena un mese fa, Le bugie sepolte nel mio giardino di Kim Jin Yeong ha già riscosso molto successo, un thriller breve ma particolare che diventa puro intrattenimento per il lettore che vuole svuotare la mente e svagarsi qualche ora.

A Seoul, dove vivi fa la differenza. Ju-ran è una donna bellissima e ha una famiglia “perfetta”: è sposata con un medico rinomato, ha un figlio sano e intelligente e finalmente una nuova casa con un enorme prato a Pangyo, un quartiere di lusso a soli 20 minuti dalla capitale. L’unica cosa che le dà sui nervi è la puzza che proviene dal giardino. Jae-ho, il marito, insiste che si tratti solo del concime per i fiori e che l’odore scomparirà presto, ma come una macchia d’olio su un bell’acquerello Ju-ran non riesce a cancellarlo dalla sua mente. E le azioni insignificanti di quello che ha sempre considerato il compagno ideale cominciano ad apparirle improvvisamente sospette. Specialmente dopo che una giovane donna lo accusa dell’omicidio di suo marito. E se Jae-ho fosse un assassino? Sang-eun adesso si ritrova vedova, senza un lavoro e incinta. A sua madre è stata appena diagnosticata una demenza senile allo stadio iniziale e deve assolutamente trovare un nuovo appartamento perché presto non potrà più permettersi di pagare l’affitto. In questo mondo in cui non esistono vite facili, sembra che ognuno sia infelice a modo suo: chi ha troppo e chi non ha nulla. Ma quando tutto va male bisogna scegliere il proprio destino.
Kim Jin Yeong ci regala una storia davvero coinvolgente con personaggi forti e ben costruiti e ci apre anche una finestra sul vero stile di vita coreana in sottofondo. Un uomo viene trovato senza vita in un lago, sembra suicidio a prima vista ma presto si scopre che è stato ucciso. Si indaga subito sui parenti stretti, in particolare la moglie, visto che era stata stipulata una polizza assicurativa pochi mesi prima, e proprio quando la polizia sembra voler tirare le conclusioni senza approfondire la questione, lei non demorde e decide di indagare da sola per riuscire ad arrivare alla verità. La sua vita si intreccia quindi con quella degli altri protagonisti che, in un modo o nell’altro, sono entrati in contatto con lui poco prima che venisse ucciso e ci porta ad un epilogo sorprendente.
Questo romanzo, nonostante sia un puro thriller, non manca di offrire grandi spunti di riflessione perché seguendo il filo narrativo ci si può soffermare ad osservare come il classismo sia ancora oggi profondamente radicato in Corea del Sud e il quartiere dove si vive fa davvero la differenza. Chi nasce da famiglie umili difficilmente riesce ad emergere senza l’aiuto di qualcuno che ne riconosca il valore. Il nome stesso che ereditano dalla famiglia spesso identifica l’appartenenza ad una specifica classe sociale e per quanto il rispetto per il prossimo e per le persone più grandi sia davvero encomiabile, questa enorme divario tra classi sociali ancora saldamente legato alla tradizione, getta delle ombre su una delle popolazioni più amate al momento.
Le Bugie sepolte nel mio giardino è quindi un romanzo dallo stile elegante e curato con un ritmo incalzante e carico di tensione, raccontato però con quella raffinata delicatezza che solo i coreani sanno utilizzare al meglio, è una lettura perfetta per gli amanti del genere che non vogliono leggere il solito thriller psicologico e al tempo stesso voglio anche qualcosa su cui riflettere una volta terminata la lettura.







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