Roma, il festival “tra sacro e umano” con il Teatro dell’Opera, a Caracalla e Massenzio. Nuove proposte anche con titoli noti.
Estate = Festival. Praticamente in ogni città si celebra la vita all’aria aperta, per affrontare il caldo e alleggerirsi di tutto. A Roma il Teatro dell’Opera sceglie Damiano Michieletto e gli dà carta bianca per animare le Terme di Caracalla, con l’aggiunta della Basilica di Massenzio. È il Festival Tra sacro e umano, dal 29 giugno al 7 agosto: opera lirica, ovviamente, ma anche musica sacra, musical, danza, e parole pensate bene (con inserti di elettronica ed emozioni variegate, come i gelati rinfrescanti).
Per i residenti, alle prese con il Giubileo e “quant’altro” (espressione malamente usata per dire che ci sono ennemila cose simili), boccata d’aria fresca, almeno in senso performativo. Il pubblico si mescola: pellegrini/turisti e romani, melomani e curiosi. Ce n’è per tutti gusti e noi residenti ringraziamo, perché ci sono alternative alle solite proposte e perché anche titoli acchiappatutti sono gestiti da nomi alternativi.
Dicevo di Damiano Michieletto. Visionario e allergico al déjà-vu, con la sua dose robusta di pensiero laterale e il coraggio di moltiplicare spazi, prospettive, pensiero. Per parlare a tutti noi contemporanei: ecco chi ha scelto il programma.
Andiamo in dettaglio. Intanto, La Resurrezione di Händel (1, 2, 4, 5 luglio) con tanto di lotta tra Lucifero e l’Angelo stravolta dalla sorprendente regia firmata Ilaria Lanzino, giovane promessa pisana adottata in Germania per dire la sua (si sa che l’Italia è raramente un paese per giovani). Dirige George Petrou.
Poi La traviata verdiana (19, 23, 27 luglio, 1, 2, 3 agosto) con lo sguardo alternativo (posso dire femminile?) della regista Sláva Daubnerová e Violetta interpretata da Corinne Winters, ormai cittadina romana onoraria. Dirige Francesco Lanzillotta. E se volete tuffarvi nel classico “lei e lui si amano ma le famiglie non vogliono” in salsa jazzy, ecco West Side Story (5, 9, 10, 13, 17 luglio) di Bernstein (quel mostro di direttore, divulgatore, compositore, combinaguai) diretto da Damiano Michieletto (quel mostro di regista, traduttore di drammaturgie obsolete in emozioni contemporanee). Dirige Michele Mariotti. In WSS si balla, si canta e si ama con dolore, come succede a tutti in ogni estate che si rispetti.
E se vi mancava Don Giovanni di Mozart (20, 22, 24, 25 luglio), abbiamo la versione “matura” grazie a Roberto Frontali con la regia di Vasily Barkhatov, che dire irriverente è poco. Dirige Alessandro Cadario.
Il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera sfoggia muscoli e poesia, ma i brividi veri li dà Le Sacre du printemps di Stravinsky (30, 31 luglio) con la coreografia storica e l’energia tellurica di Pina Bausch. Per le istruzioni, ci sono i collaboratori storici della coreografa, con Eleonora Abbagnato. Altro cult abbinato è il Bolero di Ravel nella versione di Béjart, perché mica si può rinunciare a ritmi ipnotici prima di Ferragosto. E poi sì: torna Roberto Bolle and Friends (15, 16 luglio) il red carpet della danza estiva, dove tutti applaudono e apprezzano ed è bello così.
Si comincia il 29 giugno, patroni Pietro e Paolo. Non solo fuochi d’artificio, ma riflessioni: Vito Mancuso porta in scena La gioia interiore, per chi vuole ripartire dalla spiritualità o almeno provarci. La musica è Lagrime di San Pietro di Orlando di Lasso con live electronics di Vittorio Montalti, per non farci mancare neppure un battito digitale.
Chiude tutto Carmina Burana di Carl Orff (7 agosto) perché dopo tanti sensi e simboli, serve un po’ di pancia. Ritmo, declamazioni, cori a tutto volume. Dirige Diego Matheuz.
Non faccio fatica a immaginare le motivazioni dei turisti/pellegrini a partecipare al Festival del Teatro dell’Opera di Roma. Come residenti, potreste essere puristi e rinunciare, immaginando all’aperto solo tornei di bocce (certo le riflessioni di John Cage sulla fruizione e il caso aiuterebbero). Comunque, vi perdereste tanto. Soprattutto, perdereste l’opportunità di partecipare ai cruciali momenti in cui una comunità cresce e coltiva il senso di appartenenza.
I dettagli su www.operaroma.it
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