Vorrei dirti che ti amo, una nuova uscita Netflix, è un tuffo nell’adolescenza degli anni Novanta, un’epoca in cui l’amore era fatto di sguardi furtivi, cassette registrate e capelli lisciati con ostinazione e ogni mezzo a disposizione. Questo film conquista con la sua freschezza, è un racconto semplice ma mai banale, costruito con la delicatezza di chi sa che i primi amori resteranno per sempre nel cuore e nella memoria delle persone.
Park Se-ri (Shin Eun-soo) è una studentessa che sogna di conquistare il ragazzo più bello e ambito del liceo. Convinta che il suo ostacolo più grande siano i suoi ricci indomabili, decide di trasformare la propria immagine per sembrare all’altezza della missione. Questo gesto può sembrare frivolo all’apparenza ma diventa la chiave narrativa per parlare di identità, accettazione e fragilità. Il suo percorso e il suo obiettivo vengono presto scossi dall’arrivo di un nuovo compagno di classe, Han Yun-seok (Gong Myung), silenzioso e magnetico, che mette in discussione ogni sua certezza. Nasce così un triangolo amoroso fatto di incomprensioni, mancate confessioni e piccoli momenti di verità.
Non ci sono mai grandi colpi di scena, tutto si gioca nel ritmo lento e sincero delle emozioni quotidiane. Il liceo diventa un microcosmo dove ogni gesto, ogni messaggio lasciato sui banchi e ogni risata condivisa riportano lo spettatore indietro nel tempo e gli fanno rivivere quelle emozioni che tra i banchi di scuola hanno fatto battere forte il cuore.
Questa storia è immersa in un contesto storico preciso: la Corea di fine Novecento, quando il paese era in piena trasformazione culturale e sociale. Sun Namkoong non insiste troppo sull’elemento storico, ma dissemina dettagli che ne colorano l’atmosfera come gli walkman nelle tasche, le cabine telefoniche e le riviste con le foto delle star della musica pop.
Questo sfondo non è solo nostalgia ma diventa uno strumento per sottolineare la distanza emotiva con il presente. In un’epoca in cui i sentimenti non venivano filtrati da messaggistica istantanea, gli adolescenti erano costretti a vivere l’attesa, la pazienza e perfino la frustrazione, ed è proprio in questo che risiede la vera poesia del racconto.
Shin Eun-soo con la sua Park Se-ri ci offre una performance convincente, capace di alternare insicurezza e determinazione, fragilità e coraggio.
Il ragazzo più amato della scuola è volutamente stereotipato per fare da contrasto al nuovo arrivato che è invece più introverso, complesso e pieno di insicurezze. La forza di questo film sta proprio in questo gioco di contrasti continui.
Lo stile di Sun Namkoong è sobrio e quasi invisibile, non vuole rubare la scena alle emozioni genuine dei personaggi. La fotografia è morbida, i colori pastello sembrano fatti apposta per evocare i ricordi, mentre la colonna sonora alterna brani pop dell’epoca a momenti più orchestrali.
Interessante è la scelta di indugiare spesso sui dettagli: una mano che si agita nervosa, il riflesso in uno specchio o un biglietto stropicciato, sono piccoli tocchi all’apparenza senza significato ma che restituiscono l’intensità dell’adolescenza, quell’età in cui tutto è amplificato e nulla mai davvero marginale.
La regia evita l’enfasi drammatica e predilige un flusso costante di emozioni sottili, anche se non mancano scene commoventi e cariche di tensione emotiva. L’ossessione per i capelli lisci diventa una metafora dell’adattarsi agli standard imposti dalla società, un tema universale che è ancora oggi molto attuale in Corea del Sud. Il potere di questa narrazione è il fatto che i sentimenti sono mostrati con la dolcezza e la confusione tipica dell’adolescenza ma senza mai per questo ridurli a un semplice gioco da ragazzi senza importanza.
Vorrei dirti che ti amo è un film che non vuole stupire con suspence e colpi di scena, ma che punta a raccontare l’adolescenza per quello che è: fragile, contraddittoria e autentica. La regista costruisce un’opera delicata, in grado di far sorridere e al tempo stesso far riaffiorare i ricordi di chi quegli anni li ha vissuti. Non è un capolavoro destinato a ridefinire il genere ma è un film onesto, sincero e capace di colpire chi sa riconoscere il valore delle piccole cose. In un panorama saturo di storie adolescenziali artificiose, questa pellicola trova la sua forza proprio nella sua semplicità. Alla fine ciò che resta non è tanto la vicenda in sè, quanto l’emozione di rivivere, anche se per poco, un’età in cui bastava un sorriso per cambiare la giornata a qualcuno. Un promemoria che ci ricorda come, a volte, i sentimenti più semplici siano anche i più veri.
In definitiva Vorrei dirti che ti amo è un film che, per un paio d’ore, farà ricordare allo spettatore come era avere il cuore che batteva forte e lo stomaco sottosopra per un semplice incrocio di sguardi.
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