L’album si chiama Title ed è nei fatti un’edizione deluxe dell’omonimo EP lanciato lo scorso anno; la cantante in questione è Meghan Trainor, una delle artiste rivelazione degli ultimi mesi. Chiunque ascolti e presti attenzione alle novità radiofoniche non può non conoscere All About That Bass, il tormentone del momento che ha divertito, facendo cantare e, perché no, ballare milioni di persone. Il brano ha conquistato classifiche e riconoscimenti, lanciando la giovane cantautrice del Massachusetts verso il successo. La Trainor, dal canto suo, ha puntato su diversi fattori, creando un mix esplosivo di voce e ritmo, arricchito da un testo orecchiabile e una simpatica espressione da pin-up. Title, il disco, è stato pubblicato lo scorso 13 gennaio per Sony Music e si compone di 15 tracce; i brani sono stati quasi tutti composti dalla Trainor in collaborazione con Kevin Kadish. Tra i brani sono presenti un duetto con John Legend e una collaborazione con Shy Carter.
The Best Part (Interlude) è una breve traccia che, posta in apertura del disco, suona come un bel biglietto da visita: 25 secondi di esecuzione a cappella in cui le armonizzazioni dello stile doo-wop regalano una lezione di tecnica vocale. Compito ben eseguito ma anche piacevole all’ascolto.
All About That Bass, come anticipato,è il singolo di punta di questo disco. Un testo anticonformista e irriverente, in cui una donna sfida i canoni di bellezza e le mode, si abbina ad un ritornello dal ritmo moderno e semplice. Lunghissimo lo stuolo di giovani aspiranti artisti che ne hanno prodotto cover per mettere in luce le proprie doti vocali.
Dear Future Husband è un pezzo dal sapore un po’ retro; l’effetto è volutamente creato nell’intro che risuona filtrato, quasi fosse un disco suonato da un antico giradischi. Poi il brano prosegue con ritmo frizzante, cadenzato da percussioni e fiati. Il testo è una lettera rivolta al futuro, a quell’uomo perfetto, ideale, che magari arriverà.
La quarta traccia si distacca parzialmente dallo stile delle precedenti, abbandonando il ritmo serrato e lasciando, invece, ampio spazio alla dolcezza dei suoni e al romanticismo delle parole, così in Close your eyes ciò che conta è l’alchimia, un momento, che si crea tra due persone. “So I want you to close your eyes, seem to the world tonight and show them what’s beautiful. I don’t care what they think. No I’m not listening, cause I know I’m beautiful. So close your eyes” recita il testo.
In 3am appare uno degli stili che più influenzano Meghan, lo stile soca, caratterizzato dal suono cadenzato, realizzato con l’uso di percussioni.
Like I’m Gonna Lose You è un bel pezzo; a parte la presenza di John Legend, una delle voci più musicali e intense del panorama musicale odierno, questa canzone ha anche un altro pregio: rappresenta perfettamente ciò che l’intero disco esprime. In questo brano ci sono ritmo e melodia, ci sono due voci ben armonizzate e c’è anche un testo discreto.
Altra atmosfera si respira all’ascolto di Bang Dem Sticks, brano hip hop che riporta alla mente immagini viste nei film in cui gruppi di giovani danzatori delle metropoli americane si aggregano in crew e si sfidano con delle battle.
Si torna allo stile prevalente del disco con l’ottava traccia dell’album, Walkashame e così si prosegue con la canzone che dà il nome all’intero album, Title.
Se dovessi associare un’immagine a What If I penserei senza dubbio a una sala da ballo anni Sessanta, un giradischi che suona un lento e giovani stretti in un romantico ballo.
“Boy look at me in my face. Tell me that you’re not just about this Bass. You really think I could be replaced. Nah, I come from outer space”. Irriverente e provocatoria, Lips are movin’ si riaggancia a livello testuale in parte a All About That Bass, sebbene poi stilisticamente sia molto più vicina all’hip hop di quanto lo sia quest’ultima.
No Good For You è nel complesso un pezzo pop ma presenta alcuni momenti interessanti, c’è in particolare un passaggio reggae a metà del brano che si evolve in crescendo per poi sfumare in un inciso di archi e lasciare nuovamente spazio ad una melodia pop.
Quasi alla fine del disco è collocata Mr Almost, interpretata con il cantante e producer Shy Carter. Completano la tracklist My Selfish, pezzo pop in ombra rispetto alla gran parte delle canzoni qui presenti, e Credit, che riprende il doo-wop e il soca di cui è intessuto tutto l’album.
Title è in definitiva un album discreto che coniuga abilmente scelte discografiche e capacità artistiche della Trainor.
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