Recentemente premiato all’ultima edizione del Festival di Cannes con la prestigiosa Palma d’oro alla carriera, e presente al momento nelle sale con il toccante documentario Marx può aspettare, Marco Bellocchio viene celebrato da RaiPlay, che rende disponibili ben otto dei suoi lungometraggi: Nel nome del padre (1972), Il gabbiano (1978), Il principe di Homburg (1997), L’ora di religione (2002), Buongiorno, notte (2003), Sangue del mio sangue (2015), Fai bei sogni (2016), Il traditore (2019).
Nel nome del padre è un film del 1972, diretto dal regista Marco Bellocchio. Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Prodotto da Franco Cristaldi, scritto e sceneggiato da Marco Bellocchio, con la fotografia di Franco Di Giacomo, il montaggio di Franco Arcalli, i costumi di Enrico Job e le musiche di Nicola Piovani, Nel nome del padre è interpretato da Laura Betti, Lou Castel, Yves Beneyton, Piero Vida, Vittorio Fanfoni, Edoardo Torricella.
Trama
Anno scolastico ’58-’59. Angelo è stato rinchiuso in un collegio di lusso per avere preso a calci e schiaffi suo padre. Anche all’interno dell’istituto il ragazzo resta coerente al suo comportamento: strumentalizza gli amici e induce un compagno ad uccidere la madre isterica e seccatrice. Con un maschera da cane si aggira per le stanze portando in spalla il cadavere di un sacerdote, il professor Matematicus. Angelo riesce ad allestire anche uno spettacolo blasfemo che disgusta gli insegnanti.
Il gabbiano è un film per la televisione del 1977 diretto da Marco Bellocchio, tratto dalla versione italiana (realizzata da Angelo Maria Ripellino) dell’omonima opera teatrale di Anton Pavlovič Čechov. È stato presentato fuori concorso al 30º Festival di Cannes. Sceneggiato da Marco Bellocchio, Lù Leone, Sandro Petraglia e Stefano Rulli, Il gabbiano è interpretato da Laura Betti, Giulio Brogi, Pamela Villoresi, Remo Girone, Gisella Burinato, Antonio Piovanelli, Mattia Pinoli, Clara Colosimo.
Trama
Un consigliere di stato ospita nella sua tenuta la sorella, attrice teatrale, con il suo figliolo e l’amante. Il giovane soffre per l’egocentrismo della madre che arriva a irridere un testo scritto per lei dal figlio. Per la delusione il giovane tenta di uccidersi.
Il principe di Homburg è un film del 1997 diretto da Marco Bellocchio, tratto dal dramma omonimo di Heinrich von Kleist. Fu presentato in concorso al 50º Festival di Cannes. Sceneggiato da Marco Bellocchio, con la fotografia di Giuseppe Lanci, il montaggiodi Francesca Calvelli, le scenografie di Giantito Burchiellaro, i costumi di Francesca Sartori e le musiche di Carlo Crivelli, Il principe di Homburg è interpretato da Andrea Di Stefano, Barbora Bobulova, Toni Bertorelli, Anita Laurenzi.
Trama
Il principe Friederich Arthur von Homburg, ufficiale di cavalleria, lancia in battaglia il suo squadrone prima del tempo convenuto, trasgredendo così agli ordini che gli erano stati dati. Nonostante la vittoria conseguita, l’ufficiale viene condannato a morte. Di fronte alla sentenza capitale, il principe, in preda al terrore, è dapprima aiutato dalla bella Natalia, ma poi rifiuta la grazia.
L’ora di religione, noto anche come L’ora di religione – Il sorriso di mia madre, è un film del 2002 scritto e diretto da Marco Bellocchio, ed interpretato da Sergio Castellitto. Presentato in concorso al 55º Festival di Cannes, ha ricevuto una menzione speciale della giuria ecumenica. Scritto e sceneggiato da Marco Bellocchio, con la fotografia di Pasquale Mari, il montaggio di Francesca Calvelli, le scenografie di Marco Dentici e Paola Riviello, i costumi di Sergio Ballo e le musiche di Riccardo Giagni, L’ora di religione è interpretato da Sergio Castellitto, Piera Degli Esposti, Jacqueline Lustig, Gigio Alberti, Gianfelice Imparato.
Trama
Ernesto, un affermato pittore, apprende che vogliono fare santa sua madre. Tenuto all’oscuro di tutto dalla sua famiglia, è particolarmente colpito perché la vicenda contrasta con il suo mondo di artista e di uomo libero e ateo. Le iniziative affinché partecipi al processo di beatificazione si fanno sempre più pressanti, mentre il ricordo della madre apre una voragine che lo spinge a rielaborare il passato e a vivere diversamente il presente.
Buongiorno, notte è un film del 2003 diretto da Marco Bellocchio. La trama è ripresa liberamente dal libro del 1998 Il prigioniero della ex brigatista Anna Laura Braghetti, dove si narra del rapimento, della detenzione e dell’omicidio, da parte delle Brigate Rosse, di Aldo Moro, fatti avvenuti nel 1978. Il film è stato prodotto da Filmalbatros e Rai Cinema in collaborazione con Sky Italia, e distribuito nelle sale dalla 01 Distribution. È stato riconosciuto come d’interesse culturale nazionale dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano, in base alla delibera ministeriale del 17 Giugno 2002. Con Luigi Lo Cascio, Maya Sansa, Roberto Herlitzka, Giovanni Calcagno, Pier Giorgio Bellocchio, Paolo Briguglia.
Trama
Attraverso un resoconto che mescola la narrazione del romanzo con documenti televisivi originali dell’epoca, il regista rievoca il dramma umano dello statista Aldo Moro e il dubbio che si era fatto strada in Chiara, una delle brigatiste. Il doppio livello narrativo ci presenta drammatici stralci degli “interrogatori” a cui lo statista fu sottoposto durante la sua detenzione, e proiezioni oniriche che culminano con la sua ipotetica liberazione.
Sangue del mio sangue è un film del 2015 diretto da Marco Bellocchio. Il film è interpretato da Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Filippo Timi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Lidiya Liberman, Fausto Russo Alesi e Alberto Cracco. È stato presentato in concorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il film riceve il Premio FIPRESCI della critica internazionale.
Trama
Federico, un giovane uomo d’armi, viene sedotto come il suo gemello prete da suor Benedetta che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli dopo, tornerà un altro Federico, sedicente ispettore ministeriale, che scoprirà che l’edificio è ancora abitato da un misterioso conte, che vive solo di notte.
Fai bei sogni è un film del 2016 diretto da Marco Bellocchio, interpretato da Valerio Mastandrea e Bérénice Bejo. Il film è basato sul romanzo autobiografico omonimo di Massimo Gramellini ed è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016. Con Guido Caprino, Barbara Ronchi, Nicolò Cabras, Dario Dal Pero, Emmanuelle Devos. Con la direzione della fotografia di Daniele Ciprì, le scenografie di Marco Dentici, i costumi di Daria Calvelli e le musiche originali di Carlo Crivelli.
Trama
Nel 1969 a Torino Massimo, un bambino di nove anni, perde la madre in circostanze misteriose. Qualche giorno dopo, il padre lo porta da un prete che gli spiega come la madre sia oramai in paradiso. Massimo, però, si rifiuta di accettare tale brutale scomparsa. Decenni dopo, nel 1990, Massimo è divenuto un giornalista realizzato ma il suo passato continua a perseguitarlo. Così, quando deve vendere l’appartamento dei genitori, le ferite della sua infanzia si trasformano in ossessione.
Il traditore è un film del 2019 diretto da Marco Bellocchio. Narra le vicende di Tommaso Buscetta, mafioso e successivamente collaboratore di giustizia, membro di Cosa nostra. È stato selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar 2020 nella sezione del miglior film in lingua straniera, ma non è stato selezionato per la shortlist. Prodotto da Beppe Caschetto, scritto e sceneggiato da Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo e Francesco La Licata, con la fotografia di Vladan Radovic, il montaggio di Francesca Calvelli, le scenografie di Andrea Castorina, i costumi di Daria Calvelli e le musiche di Nicola Piovani, Il traditore è interpretato da Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Ferracane, Fausto Russo Alesi, Nicola Calì, Giovanni Calcagno.
Vendette e tradimenti girano intorno a Tommaso Buscetta, “boss dei due mondi”. La storia inizia con il carismatico personaggio di Cosa Nostra braccato in Brasile dai “corleonesi” di Riina e passa attraverso l’amicizia con il giudice Giovanni Falcone e la testimonianza al maxiprocesso che mise in ginocchio l’organizzazione mafiosa per concludersi, dopo le accuse al processo Andreotti, con la sua scomparsa nel 2000 a Miami, dove Buscetta morì per malattia e non per mano della mafia.
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