Tratto da una storia vera, Freeheld racconta le vicende di Laurel Hester, poliziotta cui viene diagnosticato un tumore incurabile e che prima di morire porta avanti una battaglia legale per poter lasciare i propri benefit pensionistici alla compagna Stacie Andree.
Il film, sceneggiato da Ron Nyswaner (lo stesso del celebre Philadelphia) è diviso sostanzialmente in due parti: la prima in cui assistiamo all’innamoramento tra Stacie, giovane ragazza che lavora in un’officina e Laurel, pluridecorato poliziotto di contea, e una seconda parte in cui la sopravvenuta grave malattia di quest’ultima sarà la causa che scantenerà la battaglia legale e di civiltà che costituisce il vero fulcro di Freeheld.
Ogni volta che si decide di portare su schermo una storia vera, specie se molto drammatica e intensa come in questo caso, c’è sempre il fortissimo rischio di non apparire mai autentici e sinceri lasciandosi trasportare dalle dinamiche intrinseche alla visione dello sceneggiatore, all’occhio del regista e al messaggio che un certo tipo di cinema vuole dare, con il paradossale risultato che da una situazione vera si passa ad una situazione non verosimile o comunque artefatta.
Il grosso problema di un certo cinema americano, cosiddetto “civile” o “impegnato”, è da sempre quello di pretendere di raccontare una storia reale ma senza abbandonarsi alla mera narrazione dei fatti per come sono realmente accaduti, ma dovendo sempre plasmare a proprio piacimento gli eventi e la vita dei personaggi allo scopo di dare un messaggio che spesso solo in minima parte è quello che la vicenda narrata dovrebbe fornire. Non si sta dicendo che in Freeheld siano assenti momenti interessanti ed emotivamente intensi, ma andando ad osservare attentamente il contesto e il modo in cui certi elementi sono inseriti si ha la sensazione di un film non autentico, forzato, in cui le emozioni non sono viscerali e travolgenti ma freddamente studiate a tavolino.
Come può essere realistica l’improvvisa decisione dei poliziotti colleghi di Laurel di appoggiarla e recarsi in massa all’assemblea quando fino a pochi minuti prima (nel vero senso del termine) la insultavano pesantemente nonostante un cancro al quarto stadio? Come può essere realistica la figura di Steven Goldstein, capo dell’associazione Garden State Equality per i diritti LGBT, che incarna tutti i peggiori stereotipi sugli omosessuali e parla, agisce, gesticola come una macchietta, una caricatura di se stesso, insomma da perfetta e tradizionale “checca”?
Freeheld non è un film brutto in assoluto, perchè nonostante tutto è confezionato bene e grazie a situazioni e dinamiche degne dei più classici lacrima movie ha strappato applausi, ha commosso ed emozionato i (tanti) spettatori in sala, ma basta superare lo scoglio dei sentimenti a buon mercato, basta rifiutare l’invitante melassa che ci viene inevitabilmente offerta per rendersi conto che si tratta di un’operazione senza cuore, senza sofferenza, senza pathos.
Scheda film
Titolo: Freeheld
Regia: Peter Sollett
Sceneggiatura:
Cast: Julianne Moore, Ellen Page, Micheal Shannon, Steve Carell
Genere: Drammatico
Durata: 103′
Produzione: Double Feature Films, Endgame Entertainment
Distribuzione: Videa CDE
Uscita: 05/11/2015
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