Ha prima stregato tutti con ‘Il testimone’, poi è sbarcato al cinema con ‘La mafia uccide solo d’estate’ regalando un affresco di Palermo durante gli anni della crescita incontrastata della mafia e di quegli eroi che ad essa si opponevano, con un punto di vista leggero e divertente che però lasciava spazio a importanti riflessioni su quella che è stata ed è una delle piaghe più dolorose del nostro paese. Stiamo parlando – ovviamente – di Pierfrancesco Diliberto in arte ‘Pif‘. Presentatore, regista, attore e chi più ne ha più ne metta, l’artista siciliano è tornato di recente sul grande schermo con il suo nuovo lavoro ‘In guerra per amore’, che annovera nel cast anche Miriam Leone e Stella Egitto. Una storia d’amore immersa negli anni della Seconda Guerra Mondiale e dello sbarco delle truppe americane in Sicilia, tra fatti storici e pagine buie della nostra storia offerte a chi guarda sempre attraverso una chiave di lettura divertente e sagace tipica dei lavori di Pif.
‘In guerra per amore’ è però anche un’opportunità per riflettere, come lo era già stato ‘La mafia uccide solo d’estate’, anche sul problema della mafia in terra sicula: in esso infatti si mette in risalto il rapporto tra le truppe statunitensi e appunto il movimento mafioso (tra oltreoceano e Sicilia) che per certi versi ha favorito l’arrivo e l’affermazione delle truppe alleate e la conseguente caduta del Fascismo ma che tanti problemi ha poi negli anni successivi generato in Sicilia e non solo. Attraverso dei personaggi ben caratterizzati poi vengono toccate altre importanti tematiche sociali, fornendo a quella che apparentemente potrebbe essere definita una “commedia” elementi che portano gli spettatori a riflettere e ad uscire dal cinema anche con l’amaro in bocca per certi versi. Noi di MyReviews abbiamo contattato in esclusiva Pif per parlare del suo ultimo film e più in generale dei suoi lavori, progetti futuri compresi.
‘In guerra per amore’ è un film che al suo interno cela tante tematiche e sfumature differenti. Come proveresti a descriverlo?
In poche parole? (ride ndr). Intanto è una commedia perché ha i caratteri di una commedia. Non so se sarei in grado di raccontare delle storie in un film in cui si piange davvero, mi viene spontaneo utilizzare questo genere. E’ una commedia sì, ma è anche una favola: si vede dai colori del film, dall’esposizione e dalla messa in scena. Però è una favola che racconta un avvenimento serissimo che ha segnato la storia del nostro paese, cioè appunto ciò che è avvenuto quando sono arrivati gli americani in Sicilia, però lo fa sempre attraverso gli occhi di questo personaggio che è un po’ il classico protagonista di una favola.
Al termine del film hai anche mostrato un documento in cui si faceva appunto un rapporto su quella che era la situazione in Sicilia relativamente alla Mafia con l’arrivo delle truppe statunitensi…
E’ un documento che fu commissionato a questo capitano che aveva appunto il compito di stilare un rapporto sul problema della Mafia in Sicilia. Io mentre scrivevo il film pensavo: “Forse stiamo ragionando con la mentalità dei tempi moderni e magari in quegli anni non si percepiva come oggi la Mafia”. Quella è la prova che non è così. Anche all’epoca era un problema reale e concreto e c’era già qualcuno che si domandava come affrontarlo. Solo che poi gli americani l’hanno affrontato a loro modo, con il loro tipico pragmatismo, facendo leva su di esso per poter sconfiggere il fascismo e poi l’avanzata del comunismo.
Ci sono degli aneddoti curiosi o delle storie che ricordi con maggior piacere relativamente alle riprese del film?
Le riprese sono state un po’ travagliate. Abbiamo girato nella città di Erice che è un paese molto bello ma è a 700 metri di altezza sul mare e ogni tanto c’era la famosa “Nuvola di Fantozzi” e mentre a Trapani facevano il bagno noi poco più su eravamo immersi nella nebbia (ride ndr). Però abbiamo voluto farlo lo stesso lì perché Erice è davvero bella.
Prima di ‘In guerra per amore’ però c’è stato ‘La mafia uccide solo d’estate’. Quali sono secondo te i punti di contatto e le differenze tra questi due lavori?
Idealmente ‘In guerra per amore’ potrebbe persino essere un prequel de ‘La mafia uccide solo d’estate’. Il primo film raccontava gli anni di Totò Riina, dell’incredibile crescita del movimento mafioso e un po’ della presa di coscienza avvenuta negli anni successivi, mentre in ‘In guerra per amore’ si racconta come siamo arrivati effettivamente a tutto ciò. Chiaramente non sono stati gli americani ad inventare la Mafia, però sicuramente l’hanno legittimata facendola diventare politica. E ci tenevo a raccontare questa cosa. Ovviamente in entrambi ho cercato di parlare di questi temi così delicati col sorriso, come mio solito, anche perché credo ci sia gente più qualificata di me che può realizzare questi film con toni un po’ più seri.
Tra i protagonisti di entrambe le pellicole c’è ovviamente la tua terra, la Sicilia. Quanto è importante per il tuo lavoro trattare storie e tematiche così legate ad essa?
Non credo che farò sempre film in Sicilia, però le storie di cui volevo parlare erano siciliane quindi era anche inevitabile. Mi viene anche spontaneo girare in Sicilia perché ormai conosco attori con cui mi trovo benissimo ed è un po’ come quando da ragazzino giocavi sempre con gli stessi amici. Poi comunque mi piacerebbe anche girare un film a Palermo non necessariamente collegato ai temi che ho trattato in queste due pellicole.
Quali sono i prossimi progetti di Pif?
A breve andrà in onda su Rai 1 la serie de ‘La mafia uccide solo d’estate’ di cui ho scritto il soggetto e per cui farò la voce fuori campo, ma che non ho diretto. A gennaio poi ricomincerò la nuova serie de ‘Il Testimone’ su TV8. Quest’estate invece mi metterò a scrivere per realizzare qualche nuovo film. Sono un po’ lento a scrivere, però ho diverse idee che spero di poter realizzare!
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