La passione smodata di RZA (leader del gruppo rap multiplatino Wu-Tang Clan) per il kung fu dà alla luce L’uomo con i pugni di ferro, un’avventura nella quale le scazzottate western si mescolano con le arti marziali. La teoria funziona, ma la pratica entra “in conflitto”.
La voce narrante di Blacksmith (RZA) introduce la storia facendo conoscere al pubblico la realtà di Jungle Village, una città abitata e devastata da gruppi di clan con nomi (e aspetto) animalesco: Lion, Wolf, Hyena, Falcon. Qui ognuno insegue il proprio tornaconto e la vita ruota attorno a un bordello di lusso dai colori sgargianti. Fulcro del film è un carico d’oro in arrivo nel villaggio. Come prevedibile che sia, soldi e potere scatenano ostilità e tradimenti all’interno dei gruppi e chiamano all’appello famiglia, amore e vendetta. L’imperatore vuole la sua ricchezza, un clan vuole assumere il comando, un innamorato vuole liberare la sua bella, un figlio vuole fare giustizia e uno straniero arriva in città. Tante facce per tanti attori che raccontano la storia in una sola parola: guerra.
Il film prende subito vita (con al morte) in scene di sangue e affettati di persone, incornicia eroi e perdenti in slow motion, alterna l’intenzione più feroce con voli leggiadri di ventagli killer e mentre danze di coppia sincroniche difendono un bottino entra in scena Gordon Liu (il caro ex maestro Pai-Mei), il quale sottolinea quanto la pellicola trovi ispirazione in Kill Bill. Il fatto però è che nel sorprendente film di Tarantino i personaggi avevano una spina dorsale e una comunicazione tale da cavalcare le scene, qui si trovano soltanto al loro interno. Ne è esempio David Bautista (giustificato solo perché non nasce come attore) che interpreta uno di quei cattivi (Brass Body) che se non fosse per i tatuaggi sarebbe persino simpatico, un bambino muscoloso con troppa forza che non sapendo fare altro, uccide tutti, così che senza la sua armatura, rimane poco o niente. Per fortuna, reduce forse dei precedenti insegnamenti, Lucy Liu (Madame Blossom) sa giocare con un equilibrio di dolcezza e aggressività, un mix che completa il suo momento con un atto splendidamente materno. Russel Crowe (Jack Knife), appesantito nel fisico, ma leggero per l’oppio, interpreta un mercenario dal cuore buono che sa ben gestire i tempi di lavoro e di piacere, per lui spietatamente intercambiabili. Tuttavia è proprio il protagonista, o presunto tale, RZA, a conservare un’unica espressione almeno fino alla resa dei conti e poco si smuove se non dopo i ricordi del suo passato. Un peccato per Rick Yune (Zen Yi) spogliato subito della sua tagliente tuta e messo all’angolo fino allo scontro finale.
Per quanto si cerchi di guardare L’uomo con i pugni di ferro come un progetto a sé stante, rimangono evidenti troppi parallelismi con Kill Bill. Riecheggia il senso del ferro con la forgiatura dell’arma perfetta donata a colui che potrà mettere a posto le cose; si dividono le riprese in più riquadri e si evidenzia il rosso sangue sulla storia in bianco e nero, non manca neppure l’energia femminile, stavolta portata a bandiera alta da Lucy Liu. Si apprezza lo sforzo di RZA a seguito dei sette anni da allievo e attore di cinema, che con questo film corona un suo sogno, ma è meglio premiare la sua ambiziosa impresa limitandosi al lavoro strutturale: dalla ricercatezza degli stili di combattimento alla visione d’insieme, dallo studio scrupoloso dei topoi del kung fu, all’impegno d’aver scritto, diretto e sceneggiato il film.
La frase: “Il potere è una donna capricciosa!”
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Scheda film
Titolo: L’uomo con i pugni di ferro (The man with the iron fists)
Regia: Robert Diggs aka The RZA
Cast: RZA, Russell Crowe, Cung Le, Lucy Liu, Byron Mann, Rick Yune, David Bautista, Jamie Chung, Pam Grier, Daniel Wu, Gordon Liu
Genere: azione
Durata: ‘95
Produzione: USA, Hong Kong
Distribuzione: Universal Pictures Italy
Uscita: 09/05/2013
Annamaria Scali.
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